Calenda minaccia di rompere col Pd dopo il patto con Sinistra e Verdi
La coalizione di centrosinistra è ancora in bilico. Nonostante l'intesa trovata da Enrico Letta prima con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, poi con Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, il leader di Azione Carlo Calenda non è convinto della convenienza. Martedì scorso aveva firmato un patto elettorale con il Pd, che assegnava il 30% dei collegi ad Azione e il 70% ai dem, e adesso Calenda richiama proprio quell'accordo.
Sui social per il momento tace, ma lascia parlare Mariastella Gelmini, da poco entrata in Azione. Secondo la new entry Calenda non cerca la rottura dell'alleanza appena siglata con il segretario Pd Letta, ma "ha posto un problema di coerenza", dice a La Stampa. "Il Pd doveva fare chiarezza e assicurare il rispetto del patto sottoscritto con noi. L'alleanza si basa su due distinte aree: quella liberale, popolare e riformista rappresentata da Calenda e quella di sinistra, rappresentata da Letta".
"L'accordo con Si e Verdi – ha detto ancora – resta un problema di Letta, fintanto che non mette in discussione i cardini del patto Azione-Pd. È evidente invece che un eventuale ingresso in questa alleanza elettorale del Movimento 5 Stelle produrrebbe la nostra immediata uscita. Ma non credo ci sia alcuna possibilità che questo accada".
"Siamo diversi dal Pd e dagli altri partiti dell'alleanza e faremo campagna elettorale sui nostri temi. Mi candido nel proporzionale per sostenere queste battaglie, per rilanciare il protagonismo dei territori e dare loro maggiore autonomia e per aiutare le imprese a crescere, grazie a meno tasse, meno burocrazia, migliore formazione per i lavoratori", ha aggiunto Gelmini, criticando anche le mosse di Matteo Renzi, che corre da solo: "Ha fatto una scelta per massimizzare i consensi del suo partito. Azione ha preso una decisione diversa per minimizzare i rischi per il Paese".
Carlo Calenda comunque dovrebbe sciogliere la riserva nel primo pomeriggio di oggi, in un intervento in tv, a "Mezz'ora in più" di Lucia Annunziata. Per il momento sui social tace. Scorrendo il suo profilo su Twitter si trova una frase tratta da un editoriale di Mattia Feltri, direttore di Huffington Post, che l'ex ministro fa sua: "Il Pd decida che cosa intende diventare, se un partito di sinistra riformista, o un partito di sinistra dura e pura. L’uno e l’altro, in nome dell’emergenza fascismo, non funziona più. Anzi, non ha mai funzionato". Sulla sua pagina un tweet fissato, di ieri mattina presto, prima del via libera all'alleanza elettorale con i dem arrivato anche da Sinistra Italiana: "Vedo retroscena complicati. Il punto è semplice. Si vince con una proposta credibile di Governo, molto chiara nel patto firmato con il Pd. Si perde se si aggiunge un patto contraddittorio rispetto al primo con gente che ha sfiduciato Draghi. Li eravamo, li siamo rimasti".
Secondo un retroscena di la Repubblica, il leader di Azione sta valutando di rompere per correre da solo e puntare al 15%. Dopo la conferenza stampa di Enrico Letta con i due leader della lista rossoverde Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, da parte di Calenda non è arrivato "Nessun incoraggiamento, ma nemmeno una critica. Il silenzio non si addice a Calenda, il che ha ingrossato la pasticceria di voci che si rincorrono sin dal mattino. «Calenda ci ha ripensato». «Calenda è pieno di dubbi». «Vuole correre in solitaria». «Lo dirà dall’Annunziata»", scrive il quotidiano. E infatti Calenda dovrebbe annunciare le sue intenzioni proprio al programma di Lucia Annunziata su Rai 3.
Sempre secondo la Repubblica Calenda potrebbe chiedere di rinegoziare il patto firmato con Letta, pretendendo il 50%. Per il momento, in termini di suddivisione collegi uninominali, l'alleanza equivarrebbe al 58% al Pd, 24% ad Azione, 14% a Ev-Si, e 4% a Impegno Civico. E Letta sarà disposto a trattare ancora?