Calenda: “Berlusconi al Quirinale? Nessuno dei suoi ha il coraggio di dirgli che è una follia”
Incontriamo Carlo Calenda nella sede nazionale di Azione, in giorni in cui è impegnato a organizzare la strutturazione del movimento in un vero e proprio partito con il primo congresso nazionale. Solita polo blu sotto il maglione, l’argomento non può che essere il Quirinale. A dieci giorni dalla prima votazione, sembra essere uno dei pochi ad avere una posizione chiara, come spesso accade: “Questa è la nostra proposta: un patto di legislatura per andare avanti con Mario Draghi presidente del Consiglio, ed eleggere la ministra Marta Cartabia al Quirinale”. Nonostante i programmi del diretto interessato potrebbero essere ben diversi, per il leader di Azione non c’è alternativa a Draghi come presidente del Consiglio se si vogliono mettere a terra i soldi del PNRR e gestire in modo adeguato la pandemia.
Più che uno scenario un desiderata quello di Calenda, che non si tira indietro da argomentare le sue ragioni. “Serve prima di tutto una riunione tra leader politici per definire se il governo Draghi può andare avanti e con quale patto di legislatura. Perché andare avanti senza definire le cose da fare, vuol dire che poi al consiglio dei ministri c’è gente che si dissocia che poi il giorno dopo dichiara un’altra cosa. – spiega – A nostro avviso la guida di Draghi è indispensabile per affrontare un anno molto complicato in cui dobbiamo spendere 50 miliardi di fondi del PNNR. Consideriamo che noi normalmente ne spendiamo 6 o 7 su 14 che dovremmo di fondi europei, quindi ci attende una grande sfida”.
Perché Marta Cartabia? “Intanto perché il Presidente della Repubblica è in primo luogo il custode della Costituzione, ed è stato presidente della Corte Costituzionale. Ora occupa un ministero dall’altissimo profilo istituzionale come quello della Giustizia ed è una persona di grande qualità e molto equilibrata, non è di sinistra e proviene da una cultura politica cattolica (anche se laica) e centrista. Ha tutte le caratteristiche per diventare Presidente della Repubblica. Non ultimo è una donna, che in un paese patriarcale come il nostro non è un aspetto indifferente ma un segnale importante".
Non usa invece mezzi termini per giudicare la candidatura di Silvio Berlusconi. “Quando parlo con qualcuno all’estero appare folle e incomprensibile, eppure siamo qui a discuterne”, scandisce esterrefatto. Una scelta quella del centrodestra che per Calenda è l’epifenomeno più evidente di una classe dirigente “inadeguata”, che ha bisogno di un “profondo rinnovamento”. E poi sembra fare un ultimo appello proprio al centrodestra per ripensarci: “Non c’è un parlamentare di Forza Italia, che quando incontri si dicono preoccupati, che abbia il coraggio di dire a Berlusconi ‘ma che stai dicendo? Ma che senso ha?’. Neanche Salvini ha il coraggio di dirglielo”.
L’ultima battuta è sulla “cosa liberale” che Calenda ambisce a guidare. Primo passaggio la federazione con +Europa. E Matteo Renzi? “Credo che Italia Viva abbia fatto una scelta diversa, componendo un gruppo con Toti e Brugnaro, io posso solo dire che non è la mia strada. Credo che bisogna parlare con Italia Viva, come bisogna parlare con il Partito Democratico e Forza Italia, perché sono partiti d’ispirazione europeista”.