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Calenda a Fanpage.it: “Un centro forte per rompere i poli ed escludere dal governo i populisti”

Carlo Calenda, ospite degli studi di Fanpage.it, per parlare del suo nuovo libro ma anche di politica nazionale e internazionale. E sulle dopo Draghi dice: “Serve un’area centrista indipendente che prenda sufficienti voti per spaccare i due poli per costruire un governo di larga coalizione senza populisti e sovranisti, allora potremmo chiedere a Draghi di rimanere alla guida del Paese”.
A cura di Valerio Renzi
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Ospite negli studi di Fanpage.it per presentare il suo ultimo libro "La libertà che non libera. Riscoprire il valore del limite" (La Nave di Teseo), Carlo Calenda non si è tirato indietro a rispondere ad alcune domande sulla politica nazionale e internazionale. Abbiamo chiesto al leader di Azione, dalla sua posizione di europarlamentare, come vede il ruolo dell'Europa nella ricerca di una soluzione negoziale tra Kiev e Mosca. "Io penso che ci sia forse un'incomprensione di fondo. – spiega – Tutti i leader europei hanno chiamato Putin sollecitando una tregua per discutere. Putin gli ha detto di andare a quel paese, dicendo loro  ‘andiamo avanti e discuteremo quando avremo raggiunto gli obiettivi militari'". Poi una nota di merito rispetto all'azione del premier italiano: "Draghi ha fatto molto bene nella sua visita negli Stati Uniti a moderare quello che Biden aveva detto in maniera scomposta, sbagliata e anche la Nato. In punto però rimane che Putin non vuole discutere finché non avrà raggiunto gli obiettivi militari, che noi non sappiamo neanche quali siano. E allora che facciamo?".

Calenda sulla guerra: "Non ci sarà la pace ma una tregua speriamo permanente"

Calenda non manca così di mettere il dito nelle contraddizioni del governo, e soprattutto dell'alleanza tra Pd e M5s: "Quando io sento Giuseppe Conte dire no, perché bisognerebbe far sedere al tavolo questi e quelli, quindi? Putin non ci si vuole sedere al tavolo, che faccio? Io credo che bisogna uscire dal generalismo quando si parla di questioni cruciali. Noi dobbiamo sostenere l'Ucraina per arrivare a una situazione di stallo, che renda possibile una tregua". E sulla durata e l'esito del conflitto Calenda si dice convinto che "non ci sarà la pace in Ucraina", ma una "tregua che speriamo diventi permanente" senza la possibilità di un accordo che riguardi prima di tutto i territori rivendicati dai russi. "L'Ucraina non potrà mai accettare la perdita della sua integrità territoriale, come noi non accetteremo se l'Austria invadesse l'Alto Adige". L'unico modo per ottenere una pace stabile dunque sarebbero gli aiuti militari: "Se la Russia avesse sfondato immediatamente, ci troveremmo con un regime fantoccio in Ucraina e con un rischio, secondo me credibile, che Putin possa ritenere alla sua portata riprendersi i paesi baltici. Questo credo che sia l'unica strategia possibile".

"I due poli non sono in grado di governare il paese"

Dalla guerra alle questioni di casa nostra. Carlo Calenda è un grande sostenitore del premier Mario Draghi ma non della coalizione che lo sostiene, sempre più litigiosa e difficile da tenere insieme mano mano che ci si avvicina al voto. "Le attuali difficoltà dimostra una cosa molto semplice, che poi è la ragione di fondo per cui è nata Azione: dentro i due poli ci sono tali differenze e varie istanze per cui nella destra e nella sinistra sarebbe in grado di governare il Paese. La destra perché ha una visione completamente diversa all'interno nel rapporto con l'Europa, che è cruciale oggi e sarà ancora più cruciale in futuro, dall'altro lato il centrosinistra, è diviso su tutto quello che attiene al posizionamento internazionale dell'Italia, vedi la questione ucraina, e le cose da fare, vedi rigassificatori, l'energia nucleare o il termovalorizzatore a Roma". Qual'è allora la speranza per la prossima legislatura? "L'unica soluzione se vogliamo pensare alla politica come governo, è quella di costruire un'area centrista indipendente da destra e sinistra che prenda sufficienti voti per spaccare i due poli per costruire un governo di larga coalizione senza populisti e sovranisti". Un governo dunque fatto da un centro liberale (Azione, +Europa e si presume Italia Viva), il Partito Democratico e Forza Italia, ma che necessiterebbe presumibilmente dei voti almeno della Lega o del Movimento 5 Stelle anche nel prossimo parlamento. E Draghi? "Se si aprisse questo spazio politico dovremmo chiedergli di restare per una legislatura che sarà cruciale per spendere i soldi del Pnnr, e difficilissima perché avremo un'inflazione altissima, insieme a una grande pressione sui salari e un costo del debito che aumenterà a dismisura".

Regionali nel Lazio: "Pronti a sostenere D'Amato"

Un'ultima questione: le prossime elezioni regionali nel Lazio con la fine dell'era Zingaretti. Dopo il successo romano dove la Lista Calenda è stata la più votata, il leader di Azione vuole dire la sua sicuro di un buon risultato e ribadisce di essere pronto ad appoggiare l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato che è pronto a correre alle primarie: "Il sistema elettorale delle regioni ci impone inevitabilmente di dover far parte di una coalizione se è possibile. Se D'Amato è in campo è molto semplice per me: è una persona piuttosto di sinistra, ma è molto bravo e ha fatto un ottimo lavoro nella gestione della pandemia, per noi è un candidato credibile e quindi sì, lo sosterremo". E la presenza praticamente certa dei 5 Stelle nella coalizione che già oggi governa nel Lazio?  "Secondo me non è affatto certo che ci siano. Per esempio, sulla questione del termovalorizzatore c'è una frattura nettissima".

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