Calenda a Fanpage: “Contro caro bollette altri 16 mld da extraprofitti aziende, guerra sarà lunga”
Contro il caro-bollette il leader di Azione Carlo Calenda ha proposto un emendamento al decreto Ucraina, che sarà discusso dopo Pasqua, per fissare una tassa del 50% sugli extraprofitti realizzati dalle aziende energetiche. Con il decreto Energia varato lo scorso 18 marzo il governo fino ad ora ha stabilito una tassazione del 10%. Ora Calenda chiede di fare di più: in questo modo sarebbe possibile recuperare 16 miliardi per abbassare il costo delle bollette, della benzina e per prorogare i provvedimenti presi dall'esecutivo a sostegno di famiglie e imprese. Una quota che si andrebbe ad aggiungere ai 4 miliardi di euro giù previsti con la misura del governo. Con questo gettito sarebbe anche possibile, fino a settembre 2022, finanziare con 3,5 miliardi la proroga del taglio delle accise sui carburanti per altri cinque mesi.
In che consiste la vostra proposta?
L'emendamento prevede che sui 40 mld di extraprofitti stimati dal governo, di cui al momento ne vengono prelevati solo 4 con una tassazione straordinaria del 10% per coprire il caro bollette, venga applicata una tassazione del 50%, determinando un gettito di 16 miliardi.
Qual è la logica del provvedimento?
Questi profitti non derivano dall'ordinaria abilità di impresa o da una buona gestione, ma nascono da una situazione di guerra, da una situazione straordinaria che ha portato il gas a crescere enormemente. In secondo luogo il costo di questi profitti oggi è sostenuto dalle famiglie e dalle imprese. È come se ci fosse una tassa messa dalle compagnie energetiche su famiglie e imprese, e questo non è accettabile.
Come prevedete di impegnare questi 16 miliardi?
Il prelievo viene fatto su tutti gli extra-utili del settore energetico, che il governo ha calcolato in 40 mld, sulla base delle fatture elettroniche. Fino a settembre del 2022 3,5 miliardi serviranno per la proroga della riduzione delle accise sui carburanti per altri cinque mesi. Poi ci sono 4 miliardi per estendere anche fino a settembre l'azzeramento degli oneri generali di sistema per famiglie e imprese, sia per luce sia per gas e la riduzione dell'Iva al 5% per la bolletta del gas. E ancora 7,7 miliardi per la riduzione del costo dell'elettricità per le imprese, di cui 2,3 miliardi per aumentare il credito d'imposta, per le imprese non gasivore ed energivore per l'acquisto di energia e gas al 20%, e prolungarlo per il terzo trimestre 2022. Abbiamo fatto un calcolo, e abbiamo previsto che queste misure consentirebbero di ridurre il costo complessivo delle bollette per l'elettricità per i prossimi 6 anni del 30% per le imprese energivore e del 16% per le imprese non energivore. Prevediamo anche quasi un miliardo di euro di credito di imposta al 70% per i sistemi di accumulo dedicati agli impianti di autoconsumo delle imprese: in pratica si produce energia con le rinnovabili e si stocca per poterla consumare in modo distribuito. Questi accumuli però costano tantissimo, per questo introduciamo il credito di imposta per dare la possibilità alle aziende che hanno istallato impianti fotovoltaici di accumulare l'energia e autoconsumarsela.
Che possibilità ci sono che l'emendamento possa passare?
Mi aspetto che venga votato, per esempio il leader del M5s Conte ha detto di essere favorevole a una tassazione del 50%. Il governo ci potrebbe chiedere di riformularlo, perché magari in mente un'altra percentuale, ma mi aspetto che venga accolto. Spero comunque se ne discuta in Cdm.
Ci spiega la sua posizione sull'embargo al gas russo? Lei si è opposto alla richiesta del Parlamento Ue di un embargo immediato, perché?
La risoluzione votata dal Parlamento europeo, che io ho votato, prevedeva un testo originale in cui si parlava di ‘embargo immediato per il carbone e il petrolio' e ‘il prima possibile per il gas'. Il gas oggi, in particolare per l'Italia e la Germania, contribuisce a mandare avanti non il riscaldamento, ma la produzione elettrica. Fermare immediatamente il gas è impossibile. Successivamente è passato un emendamento che prevedeva uno stop al gas ‘immediatamente e totalmente'. Siccome non è possibile sono molto contrario, e ritengo immorale votare delle cose che tutti sanno perfettamente che non verranno mai fatte. Tanto che il Consiglio Ue oggi è in difficoltà a fissare la data di entrata in vigore dell'embargo sul carbone, neanche sul petrolio. Dunque è del tutto evidente che si trattava di una misura propagandistica. Tanto che sia Meloni, sia Salvini che Berlusconi hanno detto, contraddicendo il voto dei loro deputati, che l'embargo al gas russo non si può fare.
Cosa proponete voi quindi?
Noi abbiamo presentato un piano dettagliatissimo in cui abbiamo spiegato come arrivare in un tempo breve, cioè 12 mesi, anche qualcosa prima se facciamo tutto bene, a sostituire il gas russo. Ma bisogna essere molto chiari: anche l'accordo con l'Algeria prevede 3 miliardi di metri cubi per quest'anno. Proprio per evitare di dipendere troppo dalla Russia, la Strategia energetica nazionale che ho fatto approvare al Parlamento da ministro prevedeva di comprare due navi di rigassificazione, che poi i Cinque Stelle hanno tagliato. Stando così le cose non abbiamo fonti alternative di gas, se non molto ridotte, se vogliamo tagliarlo in 12 mesi, e bisogna quindi utilizzare la piena potenza del carbone. Quindi il piano che abbiamo presentato prevede di sostituire 9 miliardi e mezzo su 30 di metri cubi con l'utilizzo pieno delle centrali a carbone per un anno, e in questo stesso periodo l'utilizzo dei 10 miliardi che Cingolani sostiene di aver contrattualizzato in più. Inoltre andranno comunque fatti dei risparmi, sia dal punto di vista dell'uso dell'aria condizionata sia dal punto di vista degli impianti. In questo modo si riesce a sostituire entro dicembre-gennaio il gas russo, e si riesce quasi ad annullare l'effetto di maggiore inquinamento delle centrali a carbone attraverso le misure di contenimento dei consumi.
Quando Zelensky chiede all'Ue di fissare delle scadenze per l'abbandono delle importazioni di gas russo chiede qualcosa di impossibile?
No, sta chiedendo qualcosa di realistico. Ma non si può fare domani, perché se no dobbiamo fermare la produzione industriale del Paese. Dobbiamo aiutare famiglie e imprese sulle bollette, e non fare gesti azzardati, perché un italiano su due già oggi pensa che la guerra in Ucraina non lo riguardi. Da un lato dobbiamo applicare le sanzioni ma non possiamo disintegrare la produzione industriale, innalzando l'inflazione e facendo licenziare 600mila lavoratori. Con un embargo del gas che fa chiudere tutte le fabbriche poco dopo si avrebbe il 75% di italiani contrario a qualsiasi tipo di sanzione contro Mosca. I partiti pro Putin che ora sono in sonno ne beneficerebbero. Va tenuto sotto controllo anche il fronte interno insomma.
Draghi ha sbagliato a proporre il bivio ‘pace o condizionatore'?
È una semplificazione, ed è sbagliata. Ma non credo che Draghi abbia posto la domanda in malafede. Voleva dire: non pensate che difendere la democrazia sia gratis. Ed è giusto. Ma tra il gratis e il blocco del Paese c'è una grossa differenza. Questa vicenda andrà avanti per anni, non si risolverà neanche se ci sarà una tregua dopo il Donbass. Perché la Russia ora è fuori dalle relazioni internazionali e globali. Le sanzioni dovranno rimanere e ci sarà uno stato di tensione. Sarà un confronto di lungo periodo che va affrontato con nervi saldi.
Si parla di sesto pacchetto di sanzioni. Quelle emanate fino ad ora hanno avuto un qualche effetto su Mosca?
Altroché! Gli abbiamo bloccato il sistema finanziario e questo determina un impoverimento gigantesco, non tanto per i cittadini, ma per il potere finanziario ed economico russo. Il quinto pacchetto di sanzioni prevedeva l'uscita dal sistema internazionale degli scambi finanziari del 23% del totale del sistema finanziario russo, perché sono state aggiunte due banche, ed è stata vietata la vendita di prodotti high-tech verso la Russia. Mosca e gli ologarchi sono veramente sotto scacco. È l'unico modo con cui si può procedere. Poi io sono favorevole all'embargo sul petrolio, sapendo che questo determinerà un'impennata del costo della benzina, che va contenuta appunto con l'impiego degli strumenti di cui ho parlato prima.
L'Europa rischia davvero per il ballottaggio in Francia del 24 aprile? Cosa significa questo voto?
Intanto ci dice che le vecchie categorie di destra e sinistra sono molto usurate, oggi la linea di confine è tra chi crede nei valori della democrazia liberale e chi no. Questo schema calato nella realtà italiana ci porta a vedere dalla stessa parte me, Enrico Letta e Forza Italia, a sostegno di Macron. Partiti che in Italia sono su fronti diversi in Francia sarebbero sullo stesso fronte. La legge italiana consente che ci siano ammucchiate tra non populisti e populisti, tra non sovranisti e sovranisti. Così Tajani in Europa tuona contro il gruppo di Salvini e in Italia cerca di fare un partito unico con Salvini. È il massimo del paradosso. Il voto di domenica ci dice poi che la possibilità di addomesticare i populisti e i sovranisti è molto ridotta, e anzi se non si riesce a unire le forze frontalmente su questo scontro, come sta cercando di fare Macron, e con riluttanza farà Mélenchon, alla fine vincono loro.
Letta ha detto che se il 24 aprile vincesse Le Pen, sarebbe "il più grande successo di Putin. A quel punto potrebbe fermare i carri armati, perché sarebbe arrivato nel cuore dell’Europa". È così?
Sulla vittoria di Marine Le Pen non condivido le parole usate da Letta, francamente mi sembra un'esagerazione. In questo periodo gli capita di spararle grosse. Ma quel che è certo è che se vincesse Le Pen il progetto europeo andrebbe in crisi, e di questo certo Putin si avvantaggerebbe.
Mélenchon ha chiesto ai suoi elettori di votare Macron, è quello che accadrà?
No, secondo me i suoi elettori si asterranno, perché Mélenchon ha fatto una campagna durissima contro Macron, più che contro Le Pen, per cui ora è difficile riportare alla razionalità il voto. Per questo è importante capire che oggi abbiamo un crinale che divide democratici e liberali dagli illiberali. E questo è il crinale che deve dividere anche la politica italiana, cosa che oggi non succede. Se la sinistra continua a pensare che i suoi nemici sono i riformisti e i liberali commette un errore strategico.