Che Stefano Caldoro già ministro con Berlusconi e ora presidente della Regione Campania sia un politico cauto nonché garantista da sempre è cosa nota. E infatti nessuno sostiene che Paolo Romano, il presidente del Consiglio regionale della Campania, suo fedelissimo, arrestato oggi con l'accusa di tentata concussione, sia colpevole al terzo grado di giudizio. Tuttavia non può sfuggire al governatore campano che la sua legislatura è da considerarsi gravemente compromessa. In Campania c'è un consiglio regionale quasi tutto indagato per la vicenda dei rimborsi irregolari; il cerchio di fedelissimi di Caldoro è stato praticamente azzerato, con l'arresto di Gennaro Salvatore, consigliere regionale del Nuovo Psi e suo braccio operativo politico e Alessandro Santangelo, capo della sua segreteria. Oggi, i domiciliari a Romano. Quali sono le conseguenze che deve trarre un uomo politico, seppur assolutamente estraneo a inchieste ma a capo di una istituzione ammaccata dalle figuracce e oscurata da ombre preoccupanti? Uno scatto di dignità, bisogna pur averlo, o si rischia di esser ricordati come coloro che non mossero un dito davanti al disastro. E in politica questo scatto di dignità si traduce in una sola parola: dimissioni.