Calderoli insiste: via da Roma anche la Presidenza della Repubblica (poi la retromarcia)
Come la prenderà il Presidente della Repubblica alla notizia che presto dovrà fare le valigie per trasferirsi con tutta la sua "corte" al freddo del nord? La domanda sorge spontanea, dopo la richiesta fatta dal Ministro della semplificazione normativa Roberto Calderoli di spostare, oltre ai ministeri, anche il Quirinale nel territorio di "dominio" della Lega Nord.
Con questa richiesta sembrano non avere fine le provocazioni del Carroccio, puntualmente messe in scena dai politici lumbard con discutibile spirito provocatorio, come nell'ipotesi che un rifiuto dello spostamento dei ministeri al Nord possa comportare una vera e propria rivolta fiscale, probabilmente basato s una singolare interpretazione del motto adottato dai coloni inglesi durante la rivoluzione americana: "No taxation without representation", cambiato alla buona in "no representation? No taxation."
Ma il Ministro, forse accortosi dell'assurdità della proposta, ha subito precisato con una nota che si è trattato di un'incomprensione telefonica con il giornalista, che avrebbe confuso "non voglio spostare" con "voglio spostarla". Ovvie dunque le scuse a Giorgio Napolitano, involontariamente coinvolto nel "dislocamento amministrativo" che è all'esame del partito, o meglio del presunto "un movimento riformatore che nasce per cambiare questo Stato". Spontanei sorgono i dubbi sui metodi e i criteri adottati per questo cambiamento, che somigliano più a inutili e sterili provocazioni che a proposte reali per il bene dell'Italia. N on vorremmo si trattasse di un altro stratagemma da campagna elettorale per conquistare gli elettori del nord, a pochi giorni dal cruciale ballottaggio tra la Moratti e Pisapia?
Piccola "correzione in corso d'opera" anche per la polemica sui ministeri, nata in relazione alla richiesta di Berlusconi di creare un dislocamento ministeriale anche al Sud, magari spostando il Ministero delle pari Opportunità, giudicato "materia che è più necessario trattare nel Mezzogiorno". E anche qui nascono spontanei i dubbi sulle motivazioni del perché il ministero guidato dalla Carfagna debba essere più utile al Sud che non al Nord, come se le pari opportunità fossero roba da "terroni".