Calabria, il commissario dà il vaccino ai “suoi” dipendenti regionali
Lunedì 19 aprile tra i corridoi della Regione Calabria inizia a spargersi una voce. Il commissario straordinario per la Sanità calabrese Guido Longo avrebbe autorizzato la vaccinazione anti-Covid per i dipendenti del dipartimento regionale alla Salute. Una scelta fatta in sfregio a tutte le priorità fissate dal piano nazionale. La voce si ingrossa, corre tra i dieci piani della cittadella regionale, tanto che un gruppo di lavoratori di altri dipartimenti si presenta davanti agli uffici del commissario, per protestare contro la decisione. Segue un faccia a faccia a tratti surreale tra i manifestanti e Longo, che si conclude con una promessa da parte del commissario che somiglia molto a una toppa peggiore del buco. Per rimediare al torto, dice Longo, entro dieci giorni quasi tutti i 1976 dipendenti della Regione saranno vaccinati.
Le performance calabresi in tema di vaccini sono da incubo. Secondo il report del 19 aprile scorso, solo il 76 percento delle dosi consegnate erano state somministrate, il dato peggiore a livello nazionale. Solo il 53 percento degli over 80 aveva ricevuto la prima dose, mentre oltre l'83 percento degli ultra-settantenni non è stato convocato per un'iniezione. Insomma, se c'è una regione che più di altre dovrebbe attenersi al piano stabilito dal generale Figliuolo, che prevede di concentrarsi prima di tutto su anziani e fragili, questa è proprio la Calabria. Invece, il commissario Guido Longo – nominato dal governo nel novembre scorso per provare a risollevare le sorti della disastrata sanità regionale – ha ritenuto di dare il via libera all'immediata vaccinazione di circa cinquanta colletti bianchi della sanità regionale. Un numero che potrebbe crescere, se altri addetti dello stesso settore faranno richiesta. Attenzione, è bene specificare che non parliamo qui di sanitari in prima linea, ma di personale d'ufficio che lavora nella sede centrale della Regione: impiegati, addetti al protocollo, amministrativi.
La protesta dei dipendenti regionali
Una volta diventata di dominio pubblico, la decisione ha scatenato le critiche da più fronti: dai sindacati confederali ai partiti politici. Come detto, c'è però anche chi non ha perso tempo e ha cercato un confronto immediato con il commissario. Appresa la notizia, infatti, un decina di dipendenti di altri dipartimenti regionali, aderenti alla Csa Cisal, ha affrontato direttamente Longo. I video che circolano in rete e che pubblichiamo anche in queste pagine, testimoniano l'acceso botta e risposta tra le parti. Una volta scoperto, Longo prova a giustificare la sua scelta con la necessità di garantire il funzionamento di "un dipartimento a rischio", che non può bloccarsi.
Si sa, però, che eccezione chiama eccezione. E così nel confronto tra il commissario e i manifestanti si fa presto spazio la domanda: perché a loro sì e a noi no? "Tutti quelli che lavorano dentro la cittadella regionale – spiega Gianluca Tedesco della Cisal -, condividono gli stessi spazi e hanno le stesse funzioni. La scelta di vaccinare solo qualcuno allora è discriminatoria e irrazionale". Di fronte a questa contestazione, Longo in evidente imbarazzo prova a rassicurare: "Mandatemi gli elenchi ed entro dieci giorni tutti i dipendenti regionali saranno vaccinati". Unica eccezione, chi lavora in smartworking. E ci mancherebbe, viene da dire.
Vacciniamoli tutti
Difficile capire se quello del Commissario sia un impegno concreto o semplicemente un modo per placare le proteste. Abbiamo provato a contattare la struttura commissariale, ma l'unica risposta ottenuta è stata: "Vaccinare tutti i dipendenti? Crediamo di sì", senza ulteriori dettagli. Secondo altre voci del dipartimento Salute, si starebbero già contattando i medici che si dovrebbero occupare dell'operazione. “Non è possibile affrontare temi così delicati con questa leggerezza", dice a Fanpage il consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro, tra i più duri nel criticare le decisioni del Commissario. E prosegue: “C’è poca differenza tra il video di Longo e quello con protagonista Cotticelli".
L'imbarazzo di Longo ricorda in effetti da vicino quello dell'ex commissario Saverio Cotticelli, costretto a lasciare l'incarico dopo una tragicomica intervista, trasmessa dalla trasmissione Titolo V. Alle dimissioni di Cotticelli fece seguito una girandola di polemiche che si concluse appunto con la nomina a commissario per la Sanità calabrese dell'ex prefetto di Vibo Valentia. "La situazione però non è migliorata, questa storia dei vaccini è solo l'ultima goccia che fa traboccare il vaso, anche il governo lo deve capire", dice Molinaro, che chiede un passo indietro di Longo. E intanto si prepara a chiedere conto al Commissario delle sue scelte il prossimo 26 aprile, quando questo si presenterà a riferire davanti al Consiglio regionale.