Caivano, Piccolotti (Avs): “Siamo dentro un’emergenza educativa, alzare le pene non serve a nulla”
Dopo la visita della commissione Antimafia a Caivano, la deputata dell'alleanza Verdi e Sinistra, Elisabetta Piccolotti, racconta a Fanpage.it l'incontro con gli studenti. Secondo la parlamentare, quanto fatto dal governo non basta assolutamente a cambiare la situazione nelle tante Caivano d'Italia. Anzi, inasprire le pene per i minorenni – come fatto sostanzialmente con il decreto – va nella direzione sbagliata.
Onorevole Piccolotti, lunedì siete stati a Caivano con la commissione Antimafia, com'è andata?
È stata una visita utile e interessante, perché incentrata sui giovani e sulla prevenzione. Vuol dire parlare con i protagonisti della società di domani e rendersi conto di cosa si può fare prima che la criminalità organizzata abbiamo conquistato cuori e menti.
La presidente della commissione Colosimo, esponente di Fratelli d'Italia, a Caivano ha detto che è stata ridata "speranza a una generazione", riferendosi ovviamente all'operato del governo Meloni. È d'accordo?
Lo trovo prematuro. Sicuramente la situazione è migliorata sul territorio, ci sono più volanti e qualche arresto, ma dal punto di vista sociale non si è attivato ancora nulla che possa far parlare di speranza. Nel decreto Caivano e in tutto ciò che ha fatto il governo non c'è azione sociale, culturale ed educativa.
Il suo giudizio sul decreto Caivano è negativo, soprattutto per l'aspetto repressivo
Purtroppo è così, gran parte delle misure sono innalzamenti di pena. Si fa uso simbolico del diritto penale, che viene trasformato in una bandiera. Molte di queste misure sono rivolte ai giovani, si inasprisce il loro rapporto con il carcere. Dobbiamo ricordarci che un minore non delinque perché è convinto che sia la scelta giusta, né smette di farlo perché teme una pena di sei mesi più alta. Non c'è nessun effetto deterrente nell'innalzamento delle pene. Siamo di fronte a un decreto propaganda.
E allora cosa doveva fare il governo?
Accanto alle volanti, nei quartieri, ci vorrebbero i furgoncini degli animatori. Ci vorrebbero gli educatori, un'azione vera di progettualità sociale. C'è un problema che riguarda la scuola, non si può pensare di risolverlo con il carcere per i genitori di chi non ci va. A Caivano non esiste il trasporto scolastico, ad esempio, gli studenti o vanno a scuola accompagnati o non ci possono arrivare. Che senso ha avere un approccio repressivo? Bisogna fare due cose.
Partiamo dalla prima
L'apertura della scuola il pomeriggio, con il tempo pieno, in tutti i luoghi del disagio. E deve esserci un organico stabile, non i progetti che sono diventati un mercato per le partite Iva precarie che si arrangiano. Serve personale pagato e organizzato.
La seconda?
L'obbligo scolastico, perché i ragazzi e le ragazze di Caivano e delle altre periferie devono stare a scuola. Abbiamo presentato una proposta di legge per aumentare l'obbligo a 18 anni, non ha più senso l'idea che a 16 anni si possa andare a lavorare. E proponiamo anche di cominciare a 3 anni, per abituare i bambini a frequentare la scuola fin da piccoli. Anche la riforma del governo sui professionali è sbagliata.
Perché è sbagliata?
Perché accorciando di un anno la lunghezza del corso verrebbe impedito ai ragazzi di iscriversi all'università. Noi diciamo no a un'ottica classista della scuola. Serve invece il biennio unico, molti studenti dell'istituto tecnico-alberghiero incontrati a Caivano ci hanno raccontato di aver capito di voler fare l'università. Non dovrebbero scegliere a 14 anni, ma a 16 con più maturità.
Insomma, in discussione c'è un po' tutta la visione del governo Meloni sulla scuola e sul suo ruolo nella società…
Su questo sfidiamo il governo: bisogna creare delle zone educative speciali, come ad esempio a Caivano, e intervenire immediatamente per garantire i servizi di trasporto, la mensa e l'apertura il pomeriggio. Siamo dentro un'emergenza educativa e il governo che fa? Alza le pene per i minorenni.
Su Caivano forse è più una questione di narrazione che di sostanza? Raramente si vede un passaggio simile di presidenti, ministri, vice, sottosegretari e parlamentari in una periferia in poche settimane…
Meloni ha scelto di trasformare Caivano in un simbolo, ma in Italia ce ne sono molte altre di situazioni simili. Il governo ha speso tantissime parole, ma le risorse investite sono davvero poche. L'aggravante, che sa di propaganda, è il fatto che abbiano cancellato tutti i progetti per la costruzione di reti sociali che c'erano nel Pnrr legati al Meridione.