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C’era una volta il tecnico super partes: Monti ora parla (e pensa) da politico

La discesa in campo del Professore ha spiazzato tutti, mettendo all’angolo Berlusconi e costringendo Bersani a “rifare i suoi calcoli”. Una scelta calcolata nei tempi e nei modi e con un solo obiettivo: la “legislatura costituente”.
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Monti-candidatura

Che la campagna elettorale sia già cominciata da un pezzo è cosa fin troppo evidente. Quello che riesce sempre più difficile è invece provare a ragionare sugli esiti possibili della consultazione senza finire nel tunnel del "risultato già scritto". In effetti, a prospettare un pareggio sostanziale, con la vittoria sufficiente di PD – SEL – PSI alla Camera e quella inutile (poiché non accompagnata dalla maggioranza dei seggi) al Senato, non concorrono solo sondaggi e proiezioni, ma anche più implicitamente le prime uscite dei candidati a Palazzo Chigi e dei protagonisti della politica. Senza girarci troppo intorno, in effetti, l'escalation verbale è solo la manifestazione più eclatante del nervosismo e al tempo stesso della rassegnazione con cui i maggiori esponenti politici si avviano alla prova delle urne. Perché è chiaro a tutti che la scelta di Monti, ormai calato alla perfezione nel ruolo di attore protagonista della contesa, ha inesorabilmente indirizzato non solo il risultato, ma anche la stessa campagna elettorale.

A rimetterci sia Bersani che Berlusconi, quasi in egual misura. Perché se il Cavaliere è stato definitivamente estromesso da ogni progetto di ricostruzione della casa dei moderati (anche a livello europeo), a Bersani è stata letteralmente scippata una vittoria praticamente certa, per di più con la riapertura di un fronte interno che rischia di erodere lentamente la compattezza ritrovata alle urne delle primarie. Il nodo in casa democratica non è infatti più solo relativamente al giudizio sull'operato del Governo Monti, quanto soprattutto sul "rapporto futuro" fra democratici e centristi. Per averne un'idea basta confrontare le due ultime dichiarazioni di Enrico Letta e Stefano Fassina:

"Bisogna immaginare una collaborazione futura almeno sui temi istituzionali, costituzionali ed europei che sia più larga"

"Nemmeno nei passaggi più bui della Prima Repubblica le liste elettorali si compilavano a Palazzo Chigi per mano delle più importanti funzioni di governo. Il Presidente del Consiglio ha persino assegnato a Mister spending review e Commissario alla Sanità della Regione Lazio, il compito di selezionare i componenti della "Lista Rotary"

Certo, posizioni già note, si dirà. Ma se trovare una sintesi "sulla carta" non è mai stato un problema per il segretario Bersani, tutt'altro discorso rischia di aprirsi dopo il voto. Se la lista Monti (che intercetterà consensi altrimenti destinati a PD e PDL) dovesse risultare determinante per la formazione del prossimo Governo, a Bersani non resterebbe che il "dolorosissimo piano B": scaricare Vendola e traghettare inesorabilmente il PD verso il centro, magari accettando l'invito di Casini per una "legislatura costituente". Una prospettiva che rappresenta il vero e nemmeno tanto nascosto obiettivo centrista. E lo stesso Monti nella sua prima intervista radiofonica da candidato premier non poteva essere più chiaro: "Il polo di destra e il polo di sinistra sono distinzioni che hanno avuto un significato in passato, oggi lo hanno molto meno. La distinzione fondamentale è chi vuole cambiare le cose, in una prospettiva europea, e chi, sia a sinistra che a destra, vuole mantenere le rendite".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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