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Buoni libro, Zaia: “Chi fa una vita da nababbo nel suo Paese non può avere soldi pubblici”

Sul caso degli sconti per i testi scolastici per i bimbi stranieri interviene Luca Zaia, il governatore del Veneto, contattato da Fanpage.it: “Non possiamo accettare di dare il buono scuola a un cittadino italiano o a un cittadino non comunitario che magari in un altro Stato fa una vita da nababbo. Ai nostri cittadini italiani all’estero viene normalmente richiesta questa documentazione”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il caso del bonus negato ai bimbi figli di cittadini non comunitari per l'acquisto di libri scolastici ha portato allo scontro in Veneto tra Regione e consiglieri del Pd: "Dopo l'imbarazzato dietrofront di Salvini sul caso dei bambini delle scuole di Lodi, in Veneto la Regione a guida leghista porta a livello regionale quanto successo in quel comune. Zaia deve intervenire immediatamente per prorogare i termini e soprattutto per mettere nelle condizioni i bambini e le famiglie di cittadini non comunitari di concorrere ai contributi per i buoni libro 2018-19. Questa è la Mozione presentata dai Consiglieri regionali del Partito Democratico la scorsa settimana", ha detto il senatore del Pd Andrea Ferrazzi. Abbiamo chiesto al governatore del Veneto Luca Zaia di spiegarci da dove nasca quest'esigenza, che vincola di fatto l'ottenimento dello sconto sui testi alla presentazione di una certificazione dei Paesi d'origine, che dimostri le condizioni economiche del nucleo familiare.

Governatore, non pensa si possa creare una situazione di discriminazione per questi minori?

Stiamo parlando di una norma che esiste in Italia dal 1999. Un decreto del presidente della Repubblica, in quel momento c'era addirittura Massimo D'Alema al governo. La richiesta parte dalla necessità di capire se questi cittadini che ricevono i buoni scuola hanno o meno a casa loro altre proprietà. E questo vale per tutti, sia per i veneti sia per gli stranieri. Se c'è un problema di tempi per recuperare le certificazioni allora troveremo delle soluzioni, come abbiamo sempre fatto. L'importante è applicare la legge. Ma parlare di discriminazioni o razzismo è assurdo. Se qualcuno si lamenta allora perché non si modifica la legge italiana? Penso sia semplicemente una questione di correttezza e di buon senso. Se si accede ad aiuti pubblici bisogna poi dimostrare di non possedere altre risorse altrove. Così come accade per i nostri cittadini quando vanno all'estero. In quei casi anche gli italiani devono dichiarare cosa hanno in Italia.

Ma non pensa che magari questi genitori potrebbero incontrare difficoltà a ottenere questi certificati nei Paesi da cui provengono?

La legge è scritta solo con l'intento di dare soldi pubblici a persone che abbiano una dichiarazione dei redditi più che trasparente. Non ce la fanno a trovare le carte? Faremo in modo che le trovino. Ma le devono portare. La prima comunità straniera in Veneto è quella rumena, e quindi è comunitaria. La seconda comunità è quella marocchina. E devo credere che sia così complicato reperire questi documenti in Marocco? Non stiamo parlando del Terzo Mondo. Il Marocco è un Paese che sta crescendo rapidamente. Ci sono tante imprese venete che stanno investendo lì. Non stiamo parlando di un Paese dove ci sono guerre e carestie. Almeno il 70% dei nostri interlocutori commerciali viene dal Maghreb. Sono convinto che se un cittadino di buona volontà possiede i requisiti riesce a superare anche le difficoltà burocratiche iniziali. Poi c'è qualche furbetto che si nasconde dietro la scusa delle difficoltà per non consegnare le carte. Noi applicheremo solo il buon senso. Vorrei ricordare che molti marocchini in estate tornano a casa loro per le vacanze, mandano le rimesse. Stiamo parlando di migranti economici, non è gente che scappa dalla morte e dalla fame.

Cosa dice al consigliere comunale di Padova che ha parlato di ‘difficile applicazione della norma'?

Di persone che strumentalizzano provvedimenti semplici e lineari come questo ce ne sono molte. Non possiamo accettare che venga dato il buono scuola a un cittadino italiano o a un cittadino non comunitario che magari in un altro Stato fa una vita da nababbo. Staremo a vedere quante famiglie, in buona fede, presenteranno la documentazione necessaria. Ai nostri cittadini italiani all'estero viene normalmente richiesta, e riescono a fornirla facilmente attraverso le ambasciate e i consolati. Noi non abbiamo alcun intento discriminatorio e inoltre abbiamo un ottimo rapporto con i comuni. Tra l'altro c'è stato anche un malinteso: noi non abbiamo imposto nulla alle amministrazioni locali. I comuni devono solo comunicarci se le famiglie hanno presentato i documenti o no. Con l'Anci siamo assolutamente collaborativi.

Il Pd ha parlato di ‘foga razzista' che ha contagiato il Veneto.

Si lasci fuori il Veneto da queste polemiche su casi di razzismo immaginari. Il Pd governa la Toscana, che dal 1996 applica la stessa normativa per l'assegnazione delle case popolari.

Il presidente della Camera Roberto Fico, parlando del caso Lodi, ha detto che bisognerebbe chiedere scusa a questi bambini. Lei che ne pensa?

Il vero tema è questo: in Veneto ci sono 517mila migranti. Il modello di integrazione della nostra Regione è riconosciuto come il migliore a livello nazionale. Non esiste alcuna forma di discriminazione, e le scuse si chiedono quando ci sono episodi di esclusione o di razzismo. Fico può dire quello che vuole. Ma quando un cittadino veneto non esibisce la certificazione non si fanno eccezioni.

La raccolta fondi per Lodi ha dimostrato che gli italiani hanno preso a cuore la vicenda dei bimbi stranieri. 

Non voglio paragonare le due situazioni.

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