Bullismo, nella legge in discussione ipotesi Daspo dei cellulari e confisca del pc
Ieri una ragazzina di dodici anni di Pordenone si è lanciata da una finestra al secondo piano di casa sua. Sulla scrivania aveva lasciato una lettera di scuse ai genitori e un messaggio rivolto ai compagni di classe: "Adesso sarete contenti". Dalle prime inagini pare che la ragazzina fosse bersaglio di sms molesti da parte di coetanei, che l'avrebbero esasperata. Dal momento della diffusione della notizia si è ricominciati a discutere insistentemente di bullismo e della sua variante in rete – cyberbullismo. Di che si parla? Di molestie, diffamazione (anche online), insulti, derisione pubblica, furto di identità digitale sui social tra adolescenti. Il "bullo" della scuola che si rivale sui più deboli o sensibili. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2014 in Italia poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Il 19,8% è vittima più volte al mese. Tra i ragazzi che utilizzano il cellulare o internet, invece, il 5,9% ha denunciato di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. A essere maggiormente vittime di cyberbullismo – secondo l'Istat- sono le ragazze (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi).
A maggio dello scorso anno è stato approvato un disegno di legge attualmente all'esame delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera dei deputati, "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo". Per l'osservatorio Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping "non c'è più tempo da perdere": il disegno di legge "deve essere approvato il prima possibile". La discussione verrà calendarizzata la settimana prossima e, come ha assicurato la presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, inizierà entro marzo.
Il ddl, però, così com'è non introduce un reato. Il disegno definisce il fenomeno del cyberbullismo – come "qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, in-giuria, denigrazione, diffamazione e si in-tende altresì qualunque forma di furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica" – e regola alcuni aspetti: come la rimozione dei contenuti offensivi dalla rete, l'intervento del Garante della privacy, l'introduzione di una misura di ammonimento nel caso di reati commessi da minorenni ma con età superiore ai 14 anni e il potenziamento dell'educazione e della sensibilizzazione nelle scuole.
Per Ferranti, però, "la prevenzione e l'educazione per il bullismo del web serve, ma non basta". Da fenomeno, si dovrebbe passare a "crimine": "Ci vogliono misure incisive graduate a seconda dell’età: dal Daspo di telefonini e la confisca di computer, alla sanzione penale", ha spiegato. Già dalla settimana prossima le commissioni inizieranno a lavorare in questa direzione. "L'invasività di questo genere di molestia – ha aggiunto la presidente della commissione Giustizia – resa capillare dalla tecnologia digitale, è tale che si deve intervenire anche sul fronte della repressione penale. Modulata in modo diverso se c’è un minore vittima o come indagato. Nelle audizioni ci hanno parlato di un ragazzino di poco meno di 14 anni che aveva avuto un rapporto con una ragazzina più piccola di lui. L’aveva ripresa con il telefonino e poi, ridendo, aveva mostrato il video agli amici. Lei aveva tentato per tre volte il suicidio". L'idea prospettata dall'esponente Pd è quella di creare un reato specifico perseguibile d'ufficio con pene graduate a seconda che a commettere il fatto sia un adolescente minore o maggiore di 14 anni: intervento educativo o confisca di cellulari, computer o apparecchi utilizzati e obbligo di frequenza a corsi di "riqualificazione della personalità". Nel caso in cui l'autore sia invece un maggiore di 18 anni, ha spiegato Ferrante, "dovranno intervenire le procure. Ne discuteremo".