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Opinioni

La Russa, Sangiuliano e le fonti anonime: le ultime surreali 24 ore della maggioranza Meloni

Dal caso La Russa a Sangiuliano, passando per gli scivoloni di Santanché e di Delmastro. Attacchi anonimi, gaffe istituzionali ed errori: e meno male che dovevano essere quelli “pronti” a guidare il Paese.
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Pronti. Intorno a questa parola chiave Giorgia Meloni ha condotto la sua campagna elettorale e costruito il capolavoro politico che l’ha portata alla guida del Paese. Il concetto da veicolare era semplice: non credete a come ci descrivono, a destra abbiamo le idee, i progetti e la classe dirigente per guidare il Paese. E, soprattutto, possiamo farlo in fretta e al meglio delle nostre potenzialità. Ora, come sempre gli slogan elettorali valgono quel che valgono. Più che altro si giudicano per ciò che producono in termini di consenso, piuttosto che essere metro di valutazione per i risultati futuri. Ma mai come in queste ore ci viene il dubbio di essere cascati in una specie di provocazione. Siamo stati trollati, diciamo così.

In meno di 24 ore abbiamo visto praticamente di tutto, in rapidissima successione.

Le solite “fonti anonime” di Palazzo Chigi hanno attaccato la magistratura con una violenza inaudita, minacciando interventi drastici e cambiamenti radicali, come reazione alle presunte fughe di notizie sul caso Santanché. Come se ciò non bastasse, si accusava una parte della magistratura di voler fare "opposizione" al governo. La presidenza del Consiglio, insomma, sfruttando un classico schema del rapporto governo-stampa, inviava una specie di pizzino a quello che dovrebbe essere un potere indipendente, che non ha altri vincoli che quelli della legge. Poche ore prima, del resto, la ministra Santanché si era resa protagonista di un altro episodio controverso, rettificando con un comunicato stampa una parte importante della dichiarazione resa al Senato della Repubblica. Un capolavoro.

Qualche ora dopo, sempre “fonti” anonime, stavolta del ministero della Giustizia, riuscivano a fare addirittura di peggio. Veniva infatti diffuso un durissimo comunicato che conteneva un attacco diretto alla decisione del gip di Roma di non accogliere la richiesta di archiviazione della Procura e di disporre l’imputazione coatta per il sottosegretario Delmastro in relazione alla fuga di notizie riservate riguardanti la visita di alcuni parlamentari ad Alfredo Cospito. Le “fonti” parlavano di scelta “irragionevole” e di irrazionalità del sistema giudiziario. Un’ingerenza inaudita su una vicenda giudiziaria in corso, che ha rarissimi precedenti.

Poi era il turno del siparietto divertente. Toccava al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che incappava in un tremendo scivolone durante il premio Strega, lasciando intendere di non aver letto i libri che aveva valutato e votato in quanto membro della giuria. Il dialogo con la conduttrice della serata Geppi Cucciari è già una base meme perfetta.

La ciliegina su questa torta di imbarazzo la metteva la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa. Che tecnicamente non c’entra col governo, ma che è espressione della maggioranza e ha più volte ribadito di tenere al suo ruolo politico all’interno di Fratelli d’Italia. Di fonte a una delicata vicenda che coinvolgerebbe il figlio (e su cui va usata tutta la cautela possibile, proprio perché i fatti sono in via di accertamento), il presidente del Senato si rendeva protagonista di un’uscita totalmente fuori luogo, che provocava una vera bufera politica. Sempre per il tramite di un comunicato, La Russa faceva sapere di aver “interrogato a lungo” il figlio e di essere sicuro che non abbia fatto nulla di penalmente rilevante; allo stesso tempo sollevava dubbi sulla veridicità della ricostruzione della ragazza, insinuando che avesse fatto uso di cocaina e che comunque avesse lasciato passare molti giorni prima di andare a denunciare. Parole inconcepibili, specie se arrivano da chi rappresenta lo Stato ai massimi livelli. Dopo qualche ora le scuse e le precisazioni: tardive e autoassolutorie, quando fin dall’inizio sarebbe bastato scrivere una roba del tipo “credo a mio figlio, ho fiducia nei magistrati e nel lavoro dei nostri avvocati”.

Giorgia Meloni, in tutto questo caos, sceglieva di eclissarsi, di non intervenire. Chissà, magari si atterrà al suo ruolo di Giorgia aggiustatutto e, sempre tramite veline e colloqui privati, farà sapere agli italiani di essere intervenuta e aver riportato all'ordine i suoi. Uno schema consolidato, che apre alla vera domanda: fin dove si spingeranno i suoi la prossima volta?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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