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Bufera sull’Unar dopo servizio delle Iene: si dimette il responsabile Spano

Lo scandalo “è infondato, mi hanno messo in mezzo”, ha dichiarato il presidente dell’Unar, dimessosi dall’incarico dopo essere stato convocato a Palazzo Chigi. Il servizio delle Iene ha scatenato le reazioni della destra che ha chiesto l’intervento del governo.
A cura di C. T.
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L'Unar – l'Unione anti discriminazioni razziali di Palazzo Chigi nell'occhio del ciclone dopo un servizio andato in onda sulle Iene, su Italia uno. Secondo il filmato tra i beneficiari dei finanziamenti dell'Unar ci sarebbe l'Anddos, Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale, sigla all'interno della quale graviterebbe anche un circolo gay dove si pratica sesso a pagamento. Stando alle Iene, nel 2016 l'ufficio di Palazzo Chigi – che fa capo al dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio – avrebbe devoluto all'associazione oltre 55 mila euro.

L'inviato Filippo Roma, durante un sopralluogo all'Anddos, ha parlato con diversi clienti, che gli hanno rivelato la presenza nel circolo di due "dark room" e di massaggi con servizi sessuali a pagamento. Il nome dell'associazione – censurato durante il servizio delle Iene – è stato poi rivelato dal'associazione ProVita Onlus.

Il responsabile dell'Unar, Francesco Spano, è stato convocato a Palazzo Chigi per chiarimenti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, dopo essere stato interpellato dalle Iene durante il serivizio. Nella tarda serata di oggi è arrivata poi la notizia delle dimissioni di Spano dal suo incarico.

Lo scandalo "è infondato, mi hanno messo in mezzo", ha poi dichiarato l'ex direttore dell'Unar. "Non ho violato la legge: la procedura è trasparente, quei soldi si trovano in cassa e non sono stati ancora spesi", ha aggiunto in un'intervista al Corriere, spiegando che le sue dimissioni non erano "dovute, ma opportune nel rispetto del lavoro che ho svolto con passione e abnegazione. L'incontro con il ministro Boschi l'ho chiesto io stesso". Quanto alla tessera dell'associazione Anddos di cui era in possesso ha dichiarato: "Non ho capito come è successo, non so perché ho quella tessera. Potrei aver fornito i miei dati per l'ingresso in un locale di tutt'altro tipo, ma associato a quel circuito". L'ex direttore ha anche annunciato possibili azioni di difesa legale: "Per quanto mi riguarda valuterò nelle prossime settimane come procedere a tutela della mia onorabilità. Resta la spaventosa considerazione su come la cosiddetta ‘macchina del fango' resti l'arma di persone vigliacche che non esitano a denigrare chi compie con lealtà e correttezza il proprio dovere, come sarà presto totalmente evidente anche in questa vicenda". E sulla questione della distribuzione dei fondi ha spiegato che "il finanziamento viene concesso in base al progetto", e che "funziona come rimborso spese". Il progetto specifico presentato da Anddos "prevedeva la realizzazione di centri di ascolto e supporto contro la violenza omofobica" e si era "classificato tra i primi 31 su 297, se non ricordo male".

Anche , l'Anddos è intervenuta con una nota:

Il messaggio che è stato fatto artificiosamente passare è la sua presunta omosessualità, in palese violazione della privacy. Contestualmente è stato accusato di aver favorito un’associazione nell’attribuzione di fondi pubblici per presunti interessi personali basati solo su una presunta tessera. Nella realtà, Anddos, l’associazione in questione, è stata ritenuta idonea al finanziamento a fronte di un bando con regole e procedure precise e di un progetto presentato in partenariato con “La Sapienza” Università di Roma. A seguito di una indagine interna, riteniamo di avere sufficienti elementi per affermare quale associazione si sia resa responsabile di una tale macchinazione.E’ importante ricordare che l’UNAR non finanzia associazioni ma progetti, che abbiano una valenza sociale contro le discriminazioni, e che non esiste passaggio di denaro da Anddos alle proprie affiliate e viceversa.

I soldi dei cittadini, quindi, non potranno mai essere usati per finanziare le attività dei circoli affiliati Anddos, che hanno piena autonomia giuridica.Il progetto che Anddos ha presentato all’UNAR è finalizzato a sostenere e potenziare i Centri ascolto e antiviolenza Anddos (CAA), che forniscono assistenza psicologica, medica e legale gratuita a chi è vittima di discriminazioni o necessita di ascolto e informazioni sui temi della sessualità e della salute. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’associazione Wequal, annovera, tra le varie azioni, la formazione di operatori e operatrici di prima accoglienza per le diverse sedi CAA in tutto il territorio nazionale e un programma innovativo di auto-mutuo aiuto.

Il servizio delle Iene ha scatenato le reazioni della destra. Massimo Gandolfini, presidente del comitato promotore del Family day, ha parlato di un fatto "scandaloso" e ha invocato un intervento del governo; mentre Maurizio Gasparri di Forza Italia ha chiesto le dimissioni dei vertici dell'Unar, nonché una presa di distanza da parte di Palazzo Chigi.

La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, si è spinta più avanti, chiedendo la chiusura immediata dell'Unar; il senatore Carlo Giovanardi vuole il blocco dei finanziamenti pubblici alle associazioni che si macchiano di "prostituzione e aberrazioni sessuali". I parlamentari del MoVimento 5 stelle stanno preparando un'interrogazione e dalla Lega Nord si chiede l'intervento della magistratura.

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