Brevetti vaccini, Zullo a Fanpage: “Inutile e dannoso liberalizzarli senza controlli su chi produce”
La scorsa settimana il Parlamento Ue ha votato per la prima volta a favore della sospensione temporanea dei brevetti dei vaccini: con 293 sì, 284 no e 119 astenuti è stato approvato un emendamento a una risoluzione sull'Aids, che però non è non vincolante.
Il testo dell'emendamento, presentato da The Left, invita "l'Ue a sostenere l'iniziativa presentata da India e Sud Africa in seno all'Organizzazione mondiale del commercio, con la quale si richiede una sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale relativi ai vaccini, alle attrezzature e alle terapie per far fronte alla Covid-19 ed esorta le società farmaceutiche a condividere le proprie conoscenze e i propri dati attraverso il pool di accesso alle tecnologie (C-TAP) relative alla Covid-19 dell'Organizzazione mondiale della sanità".
Tra gli europarlamentari italiani, oltre naturalmente al M5s che da tempo porta avanti questa battaglia, ha votato ‘sì' anche Carlo Calenda, leader di Azione. Tra i ‘no' troviamo Fratelli d'Italia, nel gruppo Ecr, Italia Viva, e tutto il gruppo di Forza Italia, che ha votato compatto. Tra gli azzurri c'è anche Isabella Adinolfi (ex M5S) che a fine aprile ha aderito al Ppe. L'eurodeputato Marco Zullo, che a marzo ha lasciato il M5s per entrare nel gruppo liberal di Renew Europe, si è invece astenuto, così come gli europarlamentari della Lega. Zullo, contatto da Fanpage.it, ha spiegato la sua posizione sul tema.
Perché si è astenuto? La sua posizione sull’argomento è cambiata da quando ha lasciato il M5s?
Può certamente sembrare una cosa positiva che questi brevetti vengano resi pubblici, ma siamo sicuri che poi tutto fili liscio come sembra senza che tra il dire e il fare le cose di fatto cambino? Facendo una metafora semplice ma efficace: se rendiamo pubblica la ricetta di una torta, dobbiamo poi assicurarci che coloro che la ricevono abbiano ingredienti e strumenti per poterla realizzare e da ultimo, ma non meno importante, verificare se il prodotto finito verrà distribuito equamente. In altri termini, la liberalizzazione dei brevetti sarebbe inutile senza l’adeguato know-how e senza un controllo su chi produce i vaccini, allo scopo di evitare logiche preferenziali se non addirittura speculative.
Il voto della della risoluzione, seppur non vincolante, ha delineato secondo lei un nuovo scenario, che potrebbe portare a una posizione di apertura del Parlamento nella plenaria di giugno?
Nel caso specifico si è trattato di un emendamento all'interno di una risoluzione che riguardava la lotta contro le disuguaglianze al fine di eliminare l'AIDS, non di una discussione specifica sul tema brevetti, quindi ritengo che la discussione sia ancora molto aperta e meriti degli approfondimenti puntuali. I risultati del voto in questione evidenziano una divisione tra favorevoli e contrari, con un gruppo consistente di astenuti. Banalizzare una questione così delicata con un favorevole/contrario, come è successo per tale proposta di emendamento, vuol dire non esser capaci di indagarne le diverse variabili. Come ho più volte sostenuto, tematiche complesse andrebbero sempre affrontate con le dovute precauzioni.
Il Presidente del Consiglio Draghi ha detto che la richiesta ufficiale dell’Italia è quella di sospendere i brevetti, ma solo temporaneamente. La proposta è stata lanciata da Biden, approvata da Macron e da Sanchez, e confluita poi nella Dichiarazione di Roma dopo il Global Health Summit. Anche la cancelliera Merkel del resto ha accettato il punto di caduta, che prevede un esplicito richiamo alla "volontarietà" nel trasferimento di licenze. Perché non va bene questo compromesso?
È un accordo di massima attorno al quale si potrà trovare una convergenza. Esso prevede trasferimenti di know-how con una sinergia tra centri di ricerca e organizzazioni internazionali per facilitare la condivisione dei dati. Questo potrebbe essere un buon approccio per salvaguardare il bene comune e la capacità di innovazione ma bisogna prestare attenzione affinché elementi di “temporalità” e “volontarietà” in una filiera così articolata non diventino degli escamotage per rendere il tutto poco efficace.
Oltre alla situazione attuale e all'ipotesi di sospensione dei brevetti si fa largo una terza strada, su cui sta lavorando la Commissione. L'ipotesi, annunciata martedì da Draghi al termine del Consiglio Ue, sarebbe quella del conferimento obbligatorio di licenze nei momenti di maggiore emergenza, attraverso il ‘compulsory licensing'. Che ne pensa?
Come per l’emendamento in questione, anche qui si tratta di una sospensione temporanea per una situazione di emergenza. Bisogna inoltre sapere che tale soluzione prevede un pagamento di royalties al fine di tutelare le aziende titolari dei brevetti. Certamente, quando parte degli investimenti sono stati pubblici, i margini per le Istituzioni di orientare le scelte sono maggiori e dovuti ma, in generale, quando si entra nel merito della proprietà intellettuale è necessario prestare attenzione per non avere contraccolpi negativi in termini di innovazione e progressi in campo medico. Questo, considerando il sistema per come oggi è costituito.
L’emendamento di The Left invita l'Ue a sostenere l'iniziativa presentata da India e Sud Africa all'Organizzazione mondiale del commercio, e cioè la proposta di sospendere le licenze per i farmaci contro il Covid-19, un appello che è stato sostenuto da quasi 60 Paesi. Non pensa anche lei che possano crearsi delle differenze troppo nette tra Paesi sviluppati e Paesi meno sviluppati, rispetto ai tassi di vaccinazione?
Senz’altro ciò potrebbe accadere, ma non bisogna pensare che la liberalizzazione dei brevetti sia la panacea a tutti i mali. Proprio per questo bisogna continuare a lavorare affinché si trovi una soluzione ampiamente condivisa da tutti gli attori in campo.
Cosa risponde quando i favorevoli alla liberalizzazione dei brevetti dicono che i contrari in questo modo fanno arricchire le multinazionali?
Il 12 maggio lo stesso presidente del consiglio Mario Draghi ha affermato in aula alla Camera che la liberalizzazione dei brevetti di per sé non assicura la produzione di vaccini. Questo perché la capacità produttiva mondiale è già al limite e le stesse aziende farmaceutiche hanno firmato tra loro diversi accordi. Come già detto in precedenza, i problemi sono il know-how e le materie prime.