Braga (Pd): “Governo Meloni diviso su Ucraina e riarmo, così l’Italia è isolata e perde credibilità”

Le tensioni internazionali, dal conflitto in Ucraina al riarmo europeo, mettono sempre più alla prova gli equilibri politici sia in Italia che in Europa. La maggioranza di governo si mostra divisa, e anche tra le forze di opposizione il dibattito sembra rimanere acceso sulle scelte da compiere. La capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, in un'intervista a Fanpage.it. è intervenuta sui principali temi dell'agenda politica, dalle contraddizioni interne alla maggioranza alla proposta di difesa comune europea avanzata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, fino al caso Paragon sul possibile utilizzo di tecnologie di sorveglianza nei confronti di giornalisti e attivisti. Braga difende la linea del Partito Democratico e risponde alle critiche sulle presunte spaccature interne, ribadendo la necessità di un'Europa più forte, protagonista della costruzione di una pace duratura e capace di rispondere con strumenti comuni alle sfide globali.
Braga (Pd): "Meloni chiarisca da che parta sta l'Italia"
La capogruppo del Partito Democratico alla Camera, Chiara Braga, in un'intervista a Fanpage.it ha criticato le divisioni interne alla maggioranza di governo sulle principali questioni internazionali, a partire dal sostegno all'Ucraina. Secondo Braga, le recenti prese di posizione di Matteo Salvini a favore di Donald Trump, con aperture verso la Russia di Putin, in contrapposizione alla linea più europeista di Antonio Tajani, rischiano infatti di indebolire l'Italia sul piano internazionale: "La maggioranza di governo è spaccata su un tema fondamentale, cioè su quale ruolo ha il nostro Paese dentro a questa partita difficilissima che si è aperta a livello internazionale", ha detto Braga. "Abbiamo visto Salvini brindare con la vodka e complimentarsi con l'atteggiamento di Trump. Giorgia Meloni deve chiarire una volta per tutte qual è la posizione del governo italiano sul sostegno all'Ucraina, sul lavoro importante a difesa degli interessi italiani, pensiamo all'entrata in vigore dei dazi". La capogruppo Pd alla Camera ha poi aggiunto: "Meloni deve dimostrare di credere nella costruzione di un'Europa che sia protagonista sul tavolo della pace per la ricostruzione in Ucraina, ma anche in Medio Oriente. L'ambiguità e le divisioni dentro alla maggioranza indeboliscono il nostro Paese".
Un tema centrale nel dibattito europeo di questi giorni è poi il piano per il riarmo presentato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che prevede investimenti fino a 800 miliardi di euro per potenziare la difesa degli Stati membri. Una proposta che non convince però il Partito Democratico: "La proposta che ha fatto la presidente Von Der Leyen, non ci convince per un semplice motivo, non si sta parlando di una costruzione per una difesa comune che sarebbe quello che serve per l'Europa ma di un piano di riarmo dei singoli paesi membri, andando a pescare quelle risorse anche dentro i fondi di coesione, che invece sono fondamentali per sostenere la tenuta sociale, la transizione ecologica e digitale delle nostre economie. Noi pensiamo che serva affrontare seriamente il tema di un rafforzamento della sicurezza comune europea ma che questo non possa essere fatto con una corsa al riarmo. Serve una politica di autonomia strategica che significa politiche industriali, interoperabilità dei sistemi, innovazione e ricerca e un grande pilastro sociale anche con l’attuazione di debito comune, come l’Europa che ha saputo reagire di fronte alla pandemia, con il programma Next Generation Eu".
Sembra però che anche all'interno dello stesso Pd non siano mancate voci critiche sulla linea della segretaria Elly Schlein in merito al piano per la difesa europea. Nei giorni scorsi, infatti, la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, ha espresso posizioni distanti, alimentando così il dibattito interno. Braga ha respinto tuttavia l'idea di una spaccatura: "La linea del Pd è chiara, ed è la stessa che è stata tracciata anche nell'ultima direzione nazionale che Schlein fa valere anche sul tavolo dei socialisti democratici, nel pre vertice che si terrà il 6 aprile. Pensiamo che sia importante, che proprio i socialisti democratici facciano valere le loro proposte, e spingano perché questa non sia un'occasione persa ma porti a quel salto di qualità in Europa che conduca davvero a un investimento comune, all’assunzione di un debito comune per una politica di rilancio di investimenti, nel settore della difesa ma non solo. Io sono convinta che questo sia il compito di una forza progressista come il Pd in una dialettica che continua a credere nell'Europa come un grande attore di pace, soprattutto in questo momento”.
Le polemiche sul piano di riarmo hanno aperto anche uno scontro con il Movimento 5 Stelle, che ha accusato la segretaria Schlein di aver cambiato idea, avvicinandosi a posizioni più pacifiste rispetto al passato. Accusa respinta con forza dalla capogruppo dem: "Il Pd non ha mai cambiato idea, basta leggere le dichiarazioni di queste settimane di Schlein ma anche di altri esponenti autorevoli del partito. Le posizioni che abbiamo rappresentato nei dibattiti parlamentari, quelli che avremmo voluto dire se Giorgia Meloni avesse smesso di fuggire dal Parlamento e fosse invece venuta in Parlamento", ha detto Braga, per poi sottolineare: "Crediamo che serva sostenere il lavoro sia sulla difesa comune ma appunto anche per un ruolo dell'Europa davvero protagonista in questo scenario così complesso, che garantisca per l'Ucraina condizioni di una pace giusta, sicura e duratura. E che possa avvenire sedendo al tavolo delle trattative con l'Ucraina e con una voce forte e autorevole dell'Europa".
Infine, la capogruppo dem ha attaccato poi il governo sul caso Paragon, la vicenda legata al possibile utilizzo di software di sorveglianza nei confronti di giornalisti e attivisti, coperta dal segreto di Stato, arrivata anche al Parlamento Ue: "Da subito abbiamo incalzato il governo perché facesse chiarezza su questa vicenda. Abbiamo visto invece come ricostruzioni fantasiose, in contraddizione, tentativi maldestri di coprire questa vicenda con un segreto di Stato di cui non si capisce la natura. È molto grave perché stiamo parlando della possibilità di aver applicato delle tecnologie molto costose che possono essere nelle mani solo di alcuni soggetti, dei governi, o dei servizi segreti o delle forze di polizia, su cui non abbiamo ancora avuto fino ad oggi risposte soddisfacenti. Questo è molto grave perché avviene nei confronti di giornalisti, direttori di giornale, reporter, attivisti". Braga ha poi concluso: "Il governo si è sottratto a un vero confronto in Parlamento e noi continueremo invece a chiedere chiarezza perché su questa vicenda non può rimanere una zona e un'ombra grigia, come quella a cui abbiamo assistito in queste settimane".