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Braccio di ferro sui balneari, avanza la procedura d’infrazione: Ue invia lettera al governo italiano

La lettera della Commissione Ue, contenente il parere motivato dell’esecutivo europeo sul dossier delle concessioni dei balneari, è stata inviata a Roma. L’invio della missiva è un passo avanti nella procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sulla questione balneari Bruxelles avverte che l'Italia rischia una maximulta. La Commissione europea ha inviato oggi a Roma la lettera con la procedura d'infrazione. L'esecutivo Ue ha emesso un parere motivato contro l'Italia per "violazione della Direttiva servizi (Bolkestein) e del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea" sulle concessioni balneari in Italia.

Riguardo alla procedura di infrazione Ue contro l'Italia sulle concessione balneari, "abbiamo inviato all'Italia un parare motivato, ora il Governo ha due mesi per fornire risposte, e poi decideremo sui prossimi passi. La nostra preferenza è sempre quella di un accordo con gli Stati membri, piuttosto che andare in giudizio. Il parere motivato e non pregiudica le trattative che avremo con le autorità italiane", ha spiegato una portavoce della Commissione europea nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles.

La lettera fa seguito alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue dello scorso aprile e costituisce di fatto un passo in avanti dell'esecutivo Ue nella procedura di infrazione a cui è sottoposta Roma sulle concessioni balneari. Ora l'Italia avrà due mesi di tempo per replicare alla Commissione, presentando le proprie osservazioni.

La direttiva Bolkestein, approvata dalla Commissione europea nel 2006 e recepita nell'ordinamento italiano nel 2010, punta a eliminare le barriere allo sviluppo del settore dei servizi tra gli Stati membri. L'articolo 12 della direttiva chiarisce che, laddove il numero delle concessioni sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali, il rilascio deve avvenire tramite gara, per una durata limitata, senza rinnovo automatico e senza un vantaggio per il precedente concessionario.

La scorsa primavera la lettera dell'Ue era già pronta, e faceva seguito alla sentenza con cui la Corte di Giustizia europea, esprimendosi ad aprile 2023 su una vertenza che coinvolgeva l'Antitrust e il comune pugliese di Ginosa, metteva nero su bianco che "le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente".

Il governo Meloni riuscì a convincere l'esecutivo Ue ad aspettare. E Bruxelles si limitò a ribadire che "i continui ritardi nell'implementazione" delle procedure per le gare "restano fonte di preoccupazione".
L'ultimo intervento legislativo a riguardo è stato il rinnovo automatico delle concessioni fino al 31 dicembre 2024 contenuto nel Milleproroghe. Sul provvedimento ha espresso perplessità anche il Quirinale: lo scorso 24 febbraio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato il Milleproproghe con riserva proprio su questi aspetti: "È evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l'incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento", si legge nel parere del Colle.

Roma nel frattempo ha istituito un tavolo tecnico per la mappatura delle spiagge. Il 5 ottobre il lavoro si è concluso asserendo che "il 33% circa delle aree demaniali delle coste, un terzo del totale, è in concessione, mentre il 67% è libero". In realtà già nel 2016 la Corte di giustizia si era espressa sulla questione, sottolineando che il rilascio delle concessioni deve essere effettuato sulla base di una procedura di selezione che si fonda su imparzialità e trasparenza. Quattro anni dopo, nel 2020, la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, sottolineando che la nostra legislazione, che prorogava le concessioni fino al 2033 e vietava alle autorità locali di avviare delle gare pubbliche sulle concessioni in scadenza, violava il diritto Ue. Sul tema era intervenuto anche il governo Draghi, che aveva approvato una legge per far scattare le gare a partire appunto dal prossimo anno.

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