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Bpb, Renzi a Fanpage: “In Italia si può criticare il Papa, ma non il governatore di Bankitalia”

L’ex premier e leader di Italia Viva commenta gli audio pubblicati da Fanpage in cui, pochi giorni prima del commissariamento, i vertici della Banca Popolare di Bari ammettono che i conti erano truccati e si dicono convinti che la banca verrà salvata grazie all’appoggio della politica e di Bankitalia. “Qualcuno nel governo ha provato a salvare i manager? Ha perso si fa peccato ma…”. E sulla commissione banche: “Non mi interessa se audirà Visco, ma Lannutti non deve essere il presidente”
A cura di Marco Billeci
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Fanpage ha pubblicato in esclusiva l’audio di una riunione tenuta il 10 dicembre scorso dall’ex presidente di Banca Popolare di Bari Gianvito Giannelli e dell’ex ad Vincenzo De Bustis con i direttori di filiale dell’istituto. Durante l’incontro, i vertici della Popolare parlano apertamente di “conti truccati”, ma si dicono sicuri che la banca sarà salvata senza ricorrere al commissariamento, grazie all’appoggio della politica e di Bankitalia. Pochi giorni dopo, il salvataggio da parte del governo effettivamente arriverà, ma solo dopo la sostituzione di Giannelli e De Bustis con i commissari inviati da via Nazionale. Sulla vicenda, abbiamo chiesto la posizione dell’ex premier Matteo Renzi, leader di “Italia Viva”

Che idea si è fatto di quanto emerge dagli audio pubblicati da Fanpage?
Bravi, avete trovato un bello scoop. Dopodiché io sono uno dei pochi che non aveva bisogno di quelli audio per sapere che la Banca Popolare di Bari era un disastro. Quando tutti difendevano quelle strutture, io ero tra i pochi che dicevo: “Guardate che a Bari scoppierà un bel caos”. Detto, questo per un politico il “ve lo avevo detto” non funziona, bisogna guardare avanti.

Lei in una direzione del Pd del febbraio 2017 disse che la commissione parlamentare sulle banche avrebbe dovuto occuparsi anche della Popolare di Bari. C’è stato nella vigilanza da parte della Banca d’Italia un problema nell’affrontare questo caso?
Non ci casco. Il tema della vigilanza è stato oggetto di una polemica durissima nel corso degli anni e io sono rimasto sostanzialmente da solo nell’ottobre 2017 a chiedere un cambio a Banca d’Italia proprio per questi motivi. Allora sembrò una mia polemica personale e tanti che dovevano parlare, preferirono tacere. Oggi, due anni dopo, credo che non abbia senso riaprire la polemica: c’è un governatore, scelto e confermato dalla classe politica di questo Paese. Rimanga solo agli atti che qualcuno certe cose le aveva dette quando non andavano di moda Ora la priorità, è tutelare lavoratori e risparmiatori.

Qualcosa però la politica dovrà fare se i problemi di vigilanza continuano a ripetersi negli anni. Se oggi non ne fa una questione di persone, serve un cambio nel modello di governance o nelle regole di Bankitalia?
Qui innanzitutto c’è un tema che si chiama banche popolari, un sistema che non funzionava in cui gli intrecci con i politici del territorio creavano molti problemi. Nel gennaio 2015 abbiamo fatto una legge per trasformare le banche popolari in società per azioni e sciogliere questo intreccio sbagliato e pericoloso. Anche la Banca Popolare di Bari avrebbe dovuto trasformarsi in Spa, ma nel silenzio di tutti ha sempre scelto di rinviare questa decisione.

Oltre al presunto appoggio di Bankitalia, negli audio Giannelli e De Bustis rivendicano una forte copertura politica. Questo succede il 10 dicembre. Lei in un’intervista tv del 12 dicembre afferma: “Se il governo vuole fare un decreto per salvare la Popolare di Bari, Italia Viva non parteciperà al Consiglio dei Ministri”. Il giorno dopo arrivano il commissariamento e il decreto di salvataggio con tutto l’iter travagliato che conosciamo. Lei aveva sentore che qualcuno nel governo volesse provare a salvare la banca salvando anche i manager e nel caso chi?
Giulio Andreotti diceva: “a pensar male si fa peccato” e siccome siamo vicini a Natale non bisogna pensar male. Poi Andreotti aggiungeva: “raramente ci si sbaglia”. Lei ha messo in fila una serie di date. Poi c’è stato il commissariamento e qualcosa è cambiato. La verità è che sul tema delle banche nessuno ha il coraggio di indagare fino in fondo. Io ho la coscienza pulita. Quante bugie, invece, quanta ipocrisia, quante forze politiche hanno vinto le elezioni dicendo: “Loro sono amici dei banchieri”, salvo poi scoprirsi capaci di operazioni decisamente peggiori di quelle che ci rinfacciavano. Insomma, sulla questione delle banche c’è ancora molto da scavare e ne verranno fuori delle belle.

Insisto su un punto. De Bustis nell’audio sembra al corrente del piano per salvare la banca. Voi lo conoscevate o è stato comunicato prima ai manager della banca di quando sia stato condiviso con le forze che sostengono il governo?
È un’ottima domanda che però deve fare a De Bustis, non a me.

Adesso di questi temi dovrà occuparsi la nuova commissione Banche. Chiederete che il governatore Visco venga audito per chiarire questi aspetti?
Ripeto, io ho fatto una battaglia perché si cambiasse governatore nell’ottobre 2017, quando ero segretario del primo partito del Paese e uno dei personaggi forse più importanti della politica italiana. Ho perso quella battaglia e ho imparato a mie spese che in Italia si può parlar male persino del Papa, ma non del governatore di Banca d’Italia. Allora le dico che quello che farà la commissione sulle banche non m’interessa, l’unica cosa è che m’interessa è che il presidente non sia il senatore M5S Lannutti. Non perché il figlio lavora in Banca Popolare di Bari, non mi importano le polemiche familiari. Quel signore però ha pubblicato un tweet di stampo antisemita, utilizzando i peggiori pregiudizi contro gli ebrei. Ebbene, per me quel signore non può fare il presidente della commissione Banche.

Diranno che lei usa questi toni perché ha il dente avvelenato visto che sulle banche ci ha lasciato le penne con la storia di Banca Etruria e ora vuole pulirsi la coscienza.
È una falsità totale. Io non ho nessuna vendetta da consumare, il passato è passato. Chi invece vuole raccontare la storia di Etruria e delle altre banche dovrebbe avere il coraggio di dire la verità: sostenere che qualcuno era amico dei banchieri e qualcun altro dei risparmiatori è falso. Chi ci ha attaccato lo ha fatto in modo volutamente meschino e ipocrita. Parlo della Lega ma soprattutto dei 5 Stelle. La verità prima o poi arriva, il tempo è galantuomo. Tutto quello che ci hanno detto contro gli tornerà indietro. Alla loro ipocrisia noi rispondiamo con senso di responsabilità, non facciamo ripicche o vendette ma pensiamo al futuro.

A proposito di futuro. Lei crede davvero che dalle ceneri della Banca Popolare di Bari possa nascere una grande banca degli investimenti per sud o si tratta solo di un salvataggio?
Quello messo in atto dal governo è una cosa che si chiama salvataggio, questo è ovvio. Poi quello che ci riserverà il futuro lo vedremo.

Per chiudere. Negli ultimi anni quando una banca è entrata in crisi, per evitare che paghino obbligazionisti e azionisti è dovuto intervenire lo Stato in un modo o nell’altro. È successo con Mps, con le Venete, in parte con Carige e ora a Bari. Questo indica un problema di sistema?
Le soluzioni sono state diverse tra loro, ma il punto fondamentale è un altro. Bisogna fare in modo che se qualche manager sbaglia le colpe non siano pagate da risparmiatori, lavoratori e dalle loro famiglie. Per fare questo servono due condizioni: la prima è salvare i risparmiatori. La seconda è punire i manager che hanno preso stipendi milionari e se ne vanno fischiettando. Su questo mi piacerebbe che ci fosse serietà da parte del sistema Paese.

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