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Bossi stronca le voci fuori dal coro: “Tosi è uno str…”

Il senatùr attacca il sindaco di Verona, reo di aver criticato Berlusconi. E la linea verso chi ha idee diverse dalle sue si fa sempre più dura.
A cura di Alfonso Biondi
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Il senatùr attacca il sindaco di Verona, reo di aver criticato Berlusconi. E la linea verso chi ha idee diverse dalle sue si da sempre più dura.

Umberto Bossi non gradisce le voci fuori dal coro. Nel suo partito, nella Lega Nord, comanda lui ed è lui il solo a poter prendere le decisioni che contano. Ieri l'ennesima dimostrazione. Bersaglio dell'ultima arringa del senatùr è stato il sindaco di Verona Flavio Tosi, colpevole di aver messo in discussione la leadership di Berlusconi e di aver parlato del "voltastomaco" dei parlamentari leghisti per certe votazioni. La replica del dominus padano non s'è fatta attendere ed è stata, come al solito, fulminante:  "Tosi è uno stronzo, uno che ha portato nella Lega un sacco di fascisti, cosa che non potrà essere sopportata per molto". Parole durissime, accompagnate, ovviamente, dall'immancabile dito medio.

Tosi, considerato esponente di ala maroniana, ha poi cercato di smorzare i toni, parlando di un fraintendimento da parte di Bossi e sottolineando di aver comunque parlato in "difesa delle scelte della Lega". Ma linea dura contro chi nel partito la pensa diversamente è ormai un dato di fatto. A tal proposito sono davvero emblematiche le parole del rampollo Renzo che qualche ora prima dell'intervento del padre aveva annunciato la linea dura nei confronti dei dissidenti leghisti: "Se qualcuno non è più d'accordo con il progetto della Lega e del segretario federale Umberto Bossi ci sono mille altri partiti e movimenti da poter costituire". Una dichiarazione chiarissima poi sottoscritta in pieno dal padre.

I problemi, però, restano e quanto accaduto a Varese lo scorso 8 ottobre ne è la lampante testimonianza. La nomina a segretario provinciale di Murilio Canton, candidato di Bossi,  ha infatti scatenato un putiferio tra i presenti all'assemblea, i quali chiedevano a gran voce il voto e non la nomina per acclamazione come poi è avvenuto. I candidati maroniani si sono quindi visti scavalcati dall'unto Canton, cosa che a molti militanti proprio non è andata giù. Il senatùr ha sminuito l'accaduto, parlando di qualche fascista infiltrato. La sua leadership al momento non è assolutamente in discussione, ma all'orizzonte c'è un futuro pieno di insidie.

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