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Bossi: Ministeri al Nord. Ma è polemica nella maggioranza

La proposta di Bossi di trasferire alcuni ministeri al Nord accende la polemica all’interno della maggioranza di governo. Insorgono Alemanno e Polverini; contrario anche il governatore Formigoni.
A cura di Giuseppe Tramontin
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Renata Polverini, Umberto Bossi e Gianni Alemanno

Forti tensioni tra Pdl e Lega Nord a seguito della proposta avanzata da Umberto Bossi di trasferire alcuni ministeri al Nord, un indirizzo che a pochi giorni da un cruciale turno di ballottaggio non evita di sottolineare e rimarcare i disaccordi che da qualche tempo investono la maggioranza. Ed infatti, le reazioni alla proposta di decentramento dei ministeri non si sono fatte attendere. Dura è stata, in particolare, la risposta di Alemanno, che ha richiamato il programma elettorale votato dagli elettori, che non presentava questa possibilità: "Compiere questo atto, tra l'altro senza neppure un voto parlamentare, sarebbe una violazione del mandato elettorale."

Simile reazione da parte di Renata Polverini, Governatore della Regione Lazio, che ha chiesto un incontro urgente con Berlusconi, proprio per avere chiarimenti sulla proposta di Bossi. In tal senso, il Presidente del Consiglio sembra in difficoltà e si è limitato a parlare di possibili dipartimenti dei vari ministeri, non solo al Nord, ma anche a Napoli e nel sud Italia. Anche perchè finanche il Governatore della Lombardia Roberto Formigoni non è sembrato d'accordo con la proposta del Carroccio, ammettendo sì dei vantaggi, ma rendendosi conto del fatto che questa "non è la richiesta più pressante dei nostri imprenditori e dei nostri ceti produttivi".

Ad onor del vero, va detto che alla base della proprosta del Senatur non vi sono soltanto considerazioni di carattere ideologico, ma anche e soprattutto economico. Ingenti infatti sono gli investimenti che gravitano intorno a queste strutture (Bossi parla di "un mucchio di soldi e Milano ci guadagnerebbe") anche per ciò che riguarda le assunzioni. Ma altrettanto ingenti sarebbero le spese che il Governo dovrebbe affrontare per questi spostamenti che, in questo momento di grave crisi economica, costituirebbero un ulteriore danno per il Paese. Di tale avviso è anche apparso il Presidente del Partito Democratico, Rosi Bindi, in questi giorni in piena campagna elettorale per il secondo turno delle Amministrative, che ha sottolineato come il fatto che "i ministeri entrino in questo modo nella campagna elettorale" faccia capire che il premier è "ridotto come Totò a vendere Fontana di Trevi pur di tenere in piedi una maggioranza agonizzante".

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