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Borghi a Fanpage: “Schlein e Conte usano la piazza contro il dl Lavoro per contendersi la leadership”

Il senatore Enrico Borghi, che da poco ha lasciato il Pd per passare a Italia viva, spiega in un’intervista a Fanpage.it i motivi dello strappo: “La linea adottata dalla nuova segretaria del Pd Schlein non è la linea storica, su cui abbiamo costruito il Partito Democratico come partito di centrosinistra riformista”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il senatore Enrico Borghi, da poco passato dal Partito Democratico a Italia Viva, dichiarandosi distante dalle posizioni di Elly Schlein, ha spiegato in un'intervista a Fanpage.it i motivi dell'allontanamento dai dem: "È una scelta politica, è la constatazione che la linea adottata dalla nuova segretaria del Pd all'indomani delle primarie non è la linea storica, la linea identitaria su cui abbiamo costruito, nel 2007 e nel 2008, il Partito Democratico come partito di centrosinistra riformista. Non si punta alla sintesi tra culture politiche, non si punta all'integrazione tra opinioni. Si ritiene che la linea politica che è risultata, sia pure di poco, vincente negli elettori, peraltro sconfitta fra gli iscritti, debba essere l'unica modalità con la quale impostare una trasformazione di un Pd che, non essendo più quello del 2007, lascia aperto un campo significativo per chi si crede riformista".

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Il punto è, secondo Borghi, che la nuova linea dei dem aiuterebbe la premier Meloni a spostarsi al centro: "Una sinistra così radicale, così identitaria, così spostata su parole d'ordine che non parlano all'intera società ma solo a pezzi di questa società, consegna automaticamente all'altra parte del campo, in assenza di una presenza politica alternativa, tutta una serie di argomenti che vengono attesi dalla società. Sui temi dell'economia, della crescita, dello sviluppo, della sicurezza, non ci sono parole chiare da parte del Partito democratico. E i ceti moderati e produttivi rischiano di finire nelle mani di una destra che in realtà non è conservatrice, ma è corporativa e autarchica. Insomma, rischiamo di fare a Giorgia Meloni il regalo di disegnarle addosso il vestito di Angela Merkel quando non lo è", è il ragionamento del senatore renziano.

Per quanto riguarda il progetto del partito unitario del Terzo Polo, che sembra definitivamente tramontato dopo la rottura che si è consumata tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, Borghi ritiene che "un partito nasce quando c'è un'idea, un progetto per il Paese. Non nasce per una somma di gruppi dirigenti nazionali, tantomeno nasce come elemento organizzativo. La mia opinione è che esista nella società italiana una domanda di rappresentanza e che non si trovi una corrispondenza dal punto di vista politico nelle due principali offerte che oggi ci sono sul campo la destra nazionalista da una parte, la sinistra radicale identitaria dall’altra. Il punto è come organizzare questo spazio, perché è uno spazio che esiste nella società, nel sociale. Non c'è ancora dal punto di vista politico e credo molto modestamente, come ultimo arrivato, di potere dare un contributo che vada in questa direzione".

Borghi non lascia il Copasir

Il senatore Borghi, che con Enrico Letta aveva ricoperto il ruolo di responsabile Sicurezza del partito, è anche membro del Copasir. L'organo bicamerale è composto da 5 senatori e 5 deputati scelti in maniera tale da garantire comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni. Ma ora il Pd si è ritrovato con un parlamentare in meno, a parte il presidente Lorenzo Guerini. Mentre Italia viva, che già poteva contare su Ettore Rosato nel Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ora si trova con un componente in più. Anche se il Partito democratico, fanno notare i vertici Pd, ha un gruppo parlamentare molto più corpposo di quello di Iv-Azione.

Per questo il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, ha chiesto formalmente con una lettera al presidente del Senato Ignazio La Russa di intervenire, per adottare "le iniziative necessarie a ripristinare una situazione di correttezza nella rappresentanza dei Gruppi all’interno del Copasir". In pratica il Pd chiede di avere un rappresentante in più, in modo da bilanciare l'uscita di Borghi.

Ma l'ex dem comunque non intende fare alcun passo indietro, perché in teoria non c'è nessuna regola scritta che obbliga un senatore che cambi gruppo a dimettersi. Borghi lo ha ribadito a Fanpage.it: "Rispetterò fino in fondo e in maniera integrale la legge istitutiva del Comitato. Mi pare che il presidente del Copasir abbia detto che la mia posizione è assolutamente conforme dal punto di vista normativo, mi pare quindi una polemica speciosa, sulla quale non occorre spendere troppe parole".

Pd e M5s in piazza con i sindacati contro il decreto Lavoro

Il senatore Enrico Borghi ha criticato la decisione di Pd e M5s di scendere in piazza e partecipare alla mobilitazione annunciata dai sindacati contro il decreto Lavoro. Alla manifestazione di sabato 6 maggio a Bologna, indetta da Cgil, Cisl e Uil, ci sarà di sicuro Elly Schlein, ma non Giuseppe Conte, anche se aderiranno diversi esponenti pentastellati, e rappresentanti del M5s dell'Emilia-Romagna. Il leader del Movimento ha anche lanciato per un giugno una manifestazione del M5s contro il decreto Lavoro, "aperta anche alle altre forze politiche".

Italia viva molto probabilmente non parteciperà alla mobilitazione di Bologna , e il senatore ha espresso una sua personale opinione in proposito: "Credo che sia sempre buon costume rispettare l'autonomia delle organizzazioni sindacali e cercare di non metterci il cappello sopra. Così come credo che il compito della politica non sia quello di inseguire le piazze, ma sia quello di sintetizzare e sussumere il messaggio che arriva dalle piazze all'interno delle sedi istituzionali. Ho l'impressione che a sinistra sia partita una competizione per la leadership che fa sì che Schlein e Conte si rincorrano nelle piazze, senza peraltro parlarsi fra di loro. Chi va in piazza va ascoltato e rispettato, non va strumentalizzato".

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