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Borchia a Fanpage: “Oggi in Europa c’è chi vuole la terza guerra mondiale, la Lega lavora per la pace”

Le parole del segretario generale della Nato sulle armi occidentali all’Ucraina sono “incomprensibili e irresponsabili”. Lo dice Paolo Borchia, eurodeputato della Lega, in un’intervista con Fanpage.it, aggiungendo che dalle parole di “Macron e dei suoi alleati” appare chiaro che “in Europa oggi c’è qualcuno che continua ad alzare i toni e a parlare di guerra, di escalation, persino di un nuovo conflitto nucleare”.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo il segretario generale della Nato, anche il numero uno della diplomazia europea, Josep Borrell, ha aperto allo stop del divieto a Kiev di colpire obiettivi in territorio russo con le armi fornite dall'Occidente. Sono prese di posizione che stanno facendo discutere nel nostro Paese: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato che non sia Jens Stoltenberg a decidere, chiedendo più responsabilità. Matteo Salvini, da parte sua, ha direttamente chiesto le dimissioni del segretario generale. Abbiamo fatto il punto della situazione con Paolo Borchia, eurodeputato della Lega e ricandidato del partito alle elezioni dell'8 e 9 giugno.

Stanno facendo discutere le parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che vorrebbe togliere il divieto all’Ucraina di colpire la Russia con le armi fornite dall’Occidente. Salvini ne ha anche chiesto le dimissioni: qual è la sua posizione su questo tema?

Le affermazioni di Stoltenberg mi hanno stupito e preoccupato. In un momento così delicato come quello attuale, con una guerra alle porte dell’Europa, ritengo che tutti, a cominciare da chi ricopre ruoli di rilievo, dovrebbero attenersi a principi di prudenza e impegnarsi affinché la diplomazia si sostituisca ai fucili e alle bombe. Incomprensibili e irresponsabili, da questo punto di vista, certe parole sbagliate nel metodo e nel merito. Nel metodo, perché gettano benzina sul fuoco e sembrano voler evocare scenari pericolosi, nel merito perché non è la Nato a decidere su questi aspetti, ma i singoli Paesi. E ricordiamo che nella sua Costituzione l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Esprimo soddisfazione per il fatto che, dopo l’intervento di Salvini, Stoltenberg abbia fatto marcia indietro e in parte ritrattato.

Il segretario della Lega ha anche detto che alle prossime elezioni europee si dovrà decidere se votare per una parte guerrafondaia (riferendosi a Macron) o una pacifista (Lega e Le Pen), è d’accordo?

Mi pare che sia sotto gli occhi di tutti, a giudicare dalle affermazioni di Macron e dei suoi alleati, in Europa oggi c’è qualcuno che continua ad alzare i toni e a parlare di guerra, di escalation, persino di un nuovo conflitto nucleare. Il presidente francese ha persino suggerito di impiegare truppe europee nella guerra in Ucraina, ipotesi che ci trova totalmente contrari. Se qualcuno pensa di mandare i ragazzi italiani al fronte a combattere e morire per ordine di Macron, si sbaglia di grosso. Da tempo chiediamo a gran voce che l’Europa, finora piuttosto assente, si faccia sentire sul tavolo delle trattative, per trovare una soluzione e arrivare alla pace.

Quanto sta accadendo è forse la dimostrazione della mancanza di una voce forte europea in materia di politica estera? È arrivato il momento di discutere seriamente di una difesa comune e un esercito europeo?

Il problema è reale e quanto mai attuale. Ma prima ancora di parlare di difesa comune europea, servirebbe avere una politica estera comune europea. Che al momento è una chimera e che, storicamente, è sempre venuta a mancare. Basti pensare a recenti questioni legate alla geopolitica in Europa e nelle sue vicinanze, come nel caso della Libia, dove gli interessi di una potenza, la Francia, chiaramente divergevano dai nostri. In caso di esercito comune, chi lo comanderebbe? Quali interessi dovrebbe difendere, quelli francesi o tedeschi? Di fronte a questi interrogativi, molto più sensata e realistica una maggiore cooperazione tra Paesi aderenti alla Nato.

Questione armi: la Lega ha criticato i continui invii, esperimento preoccupazioni per un’escalation, è corretto? Come si dovrebbe procedere allora? Considerando che la Russia è in un momento favorevole a livello militare e non sembra intenzionata a sedersi al tavolo dei negoziati, né ad accettare il riconoscimento della sovranità ucraina sui territori occupati…

Va precisato che la Lega, in Italia e in Europa, ha sempre sostenuto la linea del Governo e ogni provvedimento a favore dell’Ucraina e contro l’invasore russo, compreso l’invio di armi. Dopo anni di guerra, bisogna tuttavia fermarsi per domandarsi se mandare altre armi sia la migliore risposta e, soprattutto, se ciò sia efficace. Mi sembra un dubbio più che legittimo, che riguarda ovviamente anche altri Paesi, come per esempio la Germania. Sicuramente non vogliamo contribuire all’escalation e lasciare alle nuove generazioni la terza guerra mondiale.

Ci può raccontare come stanno le cose a livello europeo, per quanto riguarda la posizione delle diverse parti politiche? In Italia la maggioranza non sembra pensarla esattamente allo stesso modo…

Nella maggioranza di Governo c’è piena sintonia e anche i nostri alleati hanno mostrato preoccupazione per le recenti esternazioni di Stoltenberg. A livello europeo c’è una maggioranza che è ormai al capolinea, che negli ultimi cinque anni ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza e irrilevanza sullo scacchiere globale, dove spicca il protagonismo di Macron, evidentemente in grande difficoltà perché in caduta libera nei sondaggi in Francia, che di fronte alla prospettiva di essere sonoramente battuto dai nostri alleati del Rassemblement National di Marine Le Pen alza i toni in maniera irresponsabile e pericolosa. Oggi in Europa da una parte c’è chi sembra desiderare la terza guerra mondiale, mentre dall’altra c’è chi, come noi, desidera un’Ue che lavori per la pace.

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