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Bonus genitori separati e divorziati fino a 800 euro: via libera ai pagamenti dopo anni di ritardi

Dopo anni di attesa, il bonus per i genitori separati diventa finalmente operativo. L’Inps verserà infatti 8,5 milioni di euro a oltre 4.400 beneficiari, con un’erogazione media di 1.900 euro a testa. Può richiederlo chi durante la pandemia da Covid-19 avrebbe dovuto ricevere un assegno di mantenimento, ma non l’ha fatto perché l’altro genitore aveva delle difficoltà economiche.
A cura di Francesca Moriero
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Si sblocca dopo un lungo periodo di incertezze il bonus per i genitori separati, divorziati o non conviventi in difficoltà economica. L'Inps si occuperà infatti ora dell'erogazione del contributo, destinato a chi, durante la pandemia da Covid-19 avrebbe dovuto ricevere un assegno di mantenimento, ma non l'ha fatto perché l'altro genitore aveva delle difficoltà economiche. Complessivamente, il fondo ammonta a 10 milioni di euro, ma per ora verranno utilizzati solo 8,5 milioni; i beneficiari riceveranno in media circa 1.900 euro, una cifra inferiore al massimo teorico previsto dal provvedimento, pari a 9.600 euro.

Le domande presentate per accedere al bonus sono state già 6.428, ma non tutte sono state accolte: circa duemila richieste sono state infatti respinte per problemi legati ai requisiti richiesti dalla normativa.

L’origine del bonus e i ritardi accumulati

L'idea di introdurre un contributo per i genitori separati è nata nel 2021, nel pieno della pandemia di Covid-19: l'emergenza sanitaria aveva infatti aggravato la situazione economica di molte famiglie, e in alcuni casi il genitore obbligato al mantenimento non era più in grado di versare l’assegno per i figli. Il governo Draghi aveva quindi inserito la misura nel cosiddetto "decreto Sostegni", ma il testo era stato giudicato troppo vago e inapplicabile. La norma è stata quindi riscritta e inserita in un nuovo decreto fiscale, approvato alla fine del 2021; per rendere operativa la misura era tuttavia necessario un decreto attuativo, che è arrivato solo alla fine del 2022, rallentando così ulteriormente il processo.

Il portale per la presentazione delle domande è stato aperto con ulteriore ritardo, soltanto a febbraio 2024, e la finestra per richiedere il bonus si è chiusa il 31 marzo 2024. Nel frattempo, il numero di potenziali beneficiari si è ridotto rispetto alle stime iniziali, complici le lungaggini burocratiche e la difficoltà nel soddisfare i criteri richiesti.

Chi può beneficiare del bonus

Il contributo è destinato ai genitori separati, divorziati o non conviventi che si trovano in una condizione di difficoltà economica e che, tra l'8 marzo 2020 e il 31 marzo 2022, non hanno ricevuto l'assegno di mantenimento per inadempienza dell’altro genitore, a sua volta colpito dalla crisi pandemica. Per accedere al bonus, il richiedente doveva soddisfare i seguenti requisiti:

  • Essere in stato di bisogno, con un reddito annuo non superiore a 8.174 euro nell’anno in cui non ha ricevuto il mantenimento;
  • Essere convivente con figli minorenni o con figli maggiorenni portatori di handicap grave, riconosciuto ai sensi della legge 104/1992;
  • Dimostrare che l’altro genitore ha subito una riduzione del reddito di almeno il 30% rispetto al 2019, oppure che ha cessato, ridotto o sospeso la propria attività lavorativa per almeno 90 giorni a partire dall’8 marzo 2020.

Il percorso per ottenere il bonus

La domanda per accedere al contributo andava presentata esclusivamente online, accedendo al portale dell'Inps tramite autenticazione: il servizio, denominato "Contributo per genitori separati o divorziati per garantire la continuità dell'erogazione dell’assegno di mantenimento", era disponibile nella sezione "Punto d'accesso alle prestazioni non pensionistiche".

Una volta inviata, la richiesta veniva trasmessa al Dipartimento per le politiche della famiglia, che si occupava di esaminare la documentazione e verificare i requisiti: il controllo delle domande ha richiesto tempo, anche perché la misura prevede specifiche condizioni economiche che dovevano essere accertate tramite l'Agenzia delle Entrate.

Perché duemila richieste sono state rifiutate

Su un totale di 6.428 domande presentate, circa duemila sono state respinte. Le principali cause di esclusione sono state:

  • Mancata conferma della riduzione del reddito dell'ex coniuge da parte dell'Agenzia delle Entrate;
  • Assenza dei requisiti richiesti dalla legge, come il superamento della soglia di reddito o la mancata convivenza con i figli;
  • Errore nell’indicazione del periodo di riferimento, che doveva rientrare tra l'8 marzo 2020 e il 31 marzo 2022;
  • Mancata presentazione del titolo abilitante, ovvero il documento del tribunale che certifica l'obbligo di mantenimento.
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