Bonus elettrodomestici, sconto in fattura fino a 200 euro: cosa cambia, come funziona e chi ne ha diritto

Il 10 aprile è stato approvato un emendamento al decreto Bollette che modifica il funzionamento del bonus elettrodomestici. A proporlo è stato Silvio Giovine, deputato di Fratelli d'Italia; l'obiettivo dichiarato sarebbe quello di incentivare le persone a cambiare i vecchi elettrodomestici con modelli più moderni, che consumano meno energia, e allo stesso tempo sostenere le aziende europee. La novità principale riguarderebbe poi il modo in cui si ottiene il contributo: non ci sarà infatti più il sistema del "click day", cioè la corsa online per accaparrarsi il bonus; il contributo, infatti, sarà applicato direttamente come sconto in fattura, quindi al momento dell’acquisto, senza bisogno di anticipare l'intero importo.
Quanto vale il bonus e a chi spetta
Il bonus coprirà fino al 30% del prezzo dell'elettrodomestico, con un massimo di 100 euro. Per chi ha un reddito più basso, cioè per i nuclei familiari con Isee sotto i 25mila euro, il contributo potrà invece arrivare fino a 200 euro. Il bonus sarà poi valido solo per grandi elettrodomestici, come frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e simili. Per conoscere l'elenco preciso dei prodotti inclusi bisognerà però aspettare il decreto attuativo.
Solo prodotti made in Ue e obbligo di smaltire il vecchio
Il bonus sarà riconosciuto solo se si acquista un elettrodomestico prodotto in uno stabilimento situato nell'Unione Europea: questa clausola serve a tutelare le aziende europee, in particolare quelle italiane. Un'altra regola fondamentale da tenere a mente è che bisogna smaltire un vecchio elettrodomestico per ottenere il bonus. Il prodotto da rottamare deve poi per forza avere una classe energetica più bassa rispetto a quello nuovo. In questo modo, si vorrebbe promuovere un "uso più responsabile" degli apparecchi e un ricambio che riduca i consumi.
Come funzionerà la procedura con PagoPa
Il sistema che gestirà il bonus sarà quello di PagoPa, la società pubblica che si occupa dei pagamenti digitali per conto dello Stato.In particolare, sarà utilizzata la piattaforma chiamata IDPay, già usata per il cashback di Stato. Anche se non ci sono ancora istruzioni ufficiali, è probabile che il processo sarà così:
- Il cittadino accederà con Spid o Carta d’identità elettronica alla piattaforma di PagoPa;
- Dopo l’accesso, potrà prenotare il bonus;
- Riceverà un voucher digitale, forse con un QR code, da usare direttamente in negozio per ottenere lo sconto.
Quando sarà attivo e quanti soldi ci sono a disposizione
Anche se l'emendamento è stato approvato, il bonus non è ancora attivo. Per far partire tutto, serve prima un decreto attuativo, cioè un provvedimento del ministero delle Imprese e del Made in Italy, insieme al ministero dell'Economia, che spiegherà nel dettaglio come funziona la misura. Il bonus era stato previsto dalla Legge di bilancio e il decreto attuativo doveva arrivare entro fine febbraio, ma al momento ci sono circa due mesi di ritardo. Il governo ha deciso di rivedere la norma per evitare di penalizzare i prodotti italiani, che spesso non rientrano nelle classi energetiche più alte pur essendo di buona qualità.
Per il bonus elettrodomestici sono stati stanziati 50 milioni di euro. Una parte di questi fondi, il 3,8%, cioè 1,9 milioni di euro, sarà però usata per pagare PagoPa e Invitalia, che si occuperanno di gestire il sistema e i controlli. Quindi, le risorse effettive per i cittadini saranno sostanzialmente 48,1 milioni di euro.
Le critiche del Movimento 5 Stelle
Il Movimento 5 Stelle ha criticato il governo per il ritardo nell'emanazione del decreto attuativo, che doveva arrivare entro il 2 marzo; secondo il M5s, infatti, il bonus era una misura utile già prevista nella Manovra, ma il governo "si è dimenticato" di farla partire in tempo. Inoltre, il partito di Giuseppe Conte contesta la scelta di eliminare il vincolo della classe energetica minima, che prima era fissata almeno alla classe B. Secondo la deputata Emma Pavanelli, poi, così facendo si rischia di incentivare prodotti poco efficienti dal punto di vista energetico, cosa che potrebbe violare le regole europee e portare l'Italia verso una procedura d’infrazione.