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Bonus Covid ai deputati, Tridico si difende in Parlamento: “La notizia non è uscita dall’Inps”

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, si difende audito in commissione Lavoro alla Camera sulla vicenda del bonus da 600 euro chiesto da alcuni deputati. Tridico garantisce che la notizia non è stata diffusa da lui né dall’istituto di previdenza e racconta come sono andati i fatti, ritenendo le accuse ricevute “infondate”. Tridico non fornisce, per ora, i nomi degli altri due deputati che hanno fatto richiesta senza però ricevere il bonus.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo il caso dei tre deputati che hanno incassato il bonus da 600 euro per le partite Iva erogato durante l’emergenza Coronavirus, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, è stato convocato dall’ufficio di presidenza della commissione Lavoro della Camera dei deputati in audizione. I tre deputati sarebbero: Andrea Dara ed Elena Murelli, sospesi dalla Lega per la vicenda; e Marco Rizzone del Movimento 5 Stelle, di cui il reggente Vito Crimi chiede la sospensione. Sotto accusa, però, è finito proprio il numero dell’istituto di previdenza, soprattutto per le modalità di diffusione della notizia. Il presidente dell'istituto di previdenza assicura che "i nomi non li sa nessuno e non li dà l'Inps".

Tridico difende l'Inps: notizia non data da me

Tridico si difende spiegando come sono andati i fatti relativi alla notizia, uscita su Repubblica qualche giorno fa: “Il 7 agosto mi chiama il direttore di Repubblica e mi dice che il giornale ha scoperto dei cinque parlamentari. Io ero sorpreso di questa notizia, che non è uscita né direttamente né indirettamente dal sottoscritto e chi lo insinua lo fa con accuse infondate e fantasiose. Molinari vuole dare i nomi, che non gli do. La notizia esce senza i nomi, perché non li sa nessuno e l’istituto garantisce la privacy. I nomi sono usciti perché si sono autodenunciati. Così come avvenuto per un caso recente dell’ex brigatista rossa che percepiva il reddito di cittadinanza. Il sottoscritto ha già ordinato un audit interno per capire se le notizie sono state trafugate. La stessa notizia dei 2mila politici il sottoscritto la condivide a fine maggio al cda dell’istituto. Voglio testimoniare davanti al Parlamento che questa notizia non è uscita dal sottoscritto”.

La ricostruzione dei fatti di Tridico

Il presidente dell’Inps rivolge un appello ai parlamentari: “Io vi prego, signori deputati: non guardiamo il dito, guardiamo la luna, dei problemi di questo Paese. L’istituto è stato vittima di comportamenti fraudolenti e lo è ancora. Io continuerò a servire il Paese attraverso l’istituto che ho l’onore di rappresentare”. Tridico parte ricostruendo quanto avvenuto a inizio emergenza sanitaria, parlando di “momenti convulsi”, con le tv che trasmettevano “immagini di gente che stava prendendo d’assalto i negozi”. Il governo introdusse, allora, una misura “che non esisteva e andava pagata in 15 giorni, dovevamo pagare entro il 15 aprile il bonus e così è stato per 2,7 milioni” di persone. L’istituto ha pagato “4,1 milioni di bonus 600 euro”, ricorda ancora Tridico. Che poi spiega che l’azione dell’Antifrode, che ha scovato i parlamentari che hanno chiesto il bonus, è stata svolta perché l’Inps doveva verificare, in un secondo momento, che i richiedenti non fossero iscritti ad altri fondi complementari obbligatori. Tridico assicura che “la procedura si è basata sulla legge”.

I controlli sui bonus erogati a sindaci, consiglieri e parlamentari

Con i controlli sarebbero stati individuati migliaia di lavoratori che non avevano diritto al bonus, ma per i parlamentari la verifica era più complessa: “È stata focalizzata l’attenzione sugli amministratori locali, per i quali appariva opportuno un approfondimento, soprattutto i consiglieri regionali che hanno una propria forma di previdenza. I parlamentari sono iscritti a particolari forme di previdenza della Camera e del Senato. Sono stati presi i dati e incrociati con chi ha fatto richiesta”. Il problema è che per quanto riguarda deputati e senatori rimane controversa la questione del fondo complementare, motivo per cui “gli approfondimenti sono in corso ancora oggi e prima di procedere a eventuali indebiti bisogna pensarci ancora, perché finora la principale preoccupazione dell’istituto era pagare”.

Tridico non fornisce nomi altri due deputati richiedenti

Il presidente dell’Inps non fornisce, invece, i nomi degli altri due deputati che hanno richiesto – ma non ottenuto – il bonus 600 euro. A precisa domanda posta in commissione, Tridico spiega che questi nomi non verranno forniti fino a che non ci sarà una nuova risposta da parte del Garante della privacy: “I tre nomi si conoscono perché si sono autodenunciati. Rispetto agli altri nomi noi abbiamo investito il Garante, abbiamo chiesto come trattare questi dati. Avete notato che il Garante ha scritto una nota che a nostro parere ha bisogno di un approfondimento, ora in corso. Se c’è l’esigenza della commissione di avere delle informazioni puntuali, la presidente ci farà richiesta formale e noi, dopo aver investigato con il Garante, offriremo una risposta esauriente”.

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