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Cos’è questa storia dei 500 euro di bonus agli insegnanti

Cos’è e come funziona il bonus di 500 euro ai professori (e soprattutto chi ne ha diritto, per fare cosa e a quali condizioni)
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Ce lo ha ricordato con un post sulla sua bacheca facebook lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi: in questi giorni si sta procedendo ad accreditare 500 euro sul conto di circa 700mila docenti italiano. Stiamo parlando di una delle misure previste dalla riforma della scuola, approvata in via definitiva dal Parlamento il 9 luglio 2015 (con il voto finale della Camera dei deputati dopo una prima approvazione e le successive modifiche operate dal Senato della Repubblica). In poche parole si tratta di un bonus di 500 euro per “l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado”, la cui erogazione è disciplinata dal comma 121 dell’articolo 1 della legge 107 / 2015.

Come funziona il bonus di 500 euro per i professori

Per quest’anno i docenti di ruolo riceveranno il bonus di 500 euro direttamente sul conto su cui viene accreditato lo stipendio (la somma non sarà soggetta a tassazione). Dal prossimo anno entrerà in vigore la vera e propria Carta del docente, le cui modalità di assegnazione e utilizzo sono disciplinate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 settembre 2015.

Si tratterà di una vera e propria “Carta”, una card personale elettronica con un valore nominale di 500 euro  annui per ciascun anno scolastico, per sostenere la formazione continua di ciascun docente di ruolo presso le istituzioni scolastiche statali al fine di valorizzarne le competenze professionali”.

La Carta sarà fruibile come strumento di pagamento su “almeno uno dei circuiti telematici di pagamento a maggiore diffusione sul territorio nazionale". Nel caso in cui il docente non spendesse l’intera somma nel corso dell’anno, la rimanenza andrebbe a sommarsi ai 500 euro dell’anno successivo.

A chi spetta la Carta del docente di 500 euro

La Carta (e per quest’anno il bonus) spetta “ai docenti di ruolo a tempo indeterminato presso le Istituzioni scolastiche statali, sia a tempo pieno che a tempo parziale, compresi i docenti che sono in periodo di formazione e prova”. Sono esclusi dall’assegnazione del bonus i supplenti annuali. Va ricordato che la Carta è nominativa, personale e non trasferibile.

Cosa possono farci i docenti con la Carta

A disciplinare le modalità di utilizzo della Carta è l’articolo 4 del DPCM, che spiega per quali finalità di formazione e aggiornamento professionale è utilizzabile la Carta:

  • acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste;
  • acquisto di hardware e software;
  • iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale, ovvero a corsi post lauream o a master universitari inerenti al profilo
  • professionale;
  • rappresentazioni teatrali e cinematografiche;
  • ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo;
  • iniziative coerenti con le attività individuate nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa delle Istituzioni scolastiche e del Piano nazionale di formazione (corsi di aggiornamento "speciali", progetti sperimentali ecc.)

Chi controlla come spenderanno il bonus di 500 euro i docenti

Le spese effettuate con la Carta docente (e quest’anno con il bonus secco) devono essere rendicontate e giustificate agli uffici amministrativi dell’istituto di riferimento e soggetti alla revisione di un revisore dei conti. Nel caso in cui manchi la rendicontazione o gli uffici la ritenessero incompleta o erronea, la  somma non rendicontata può essere recuperata o sulle eventuali risorse ancora disponibili sulla  Carta oppure attraverso una minore erogazione negli anni successivi. Insomma, nel caso in cui si fossero spesi soldi per altre finalità, l’anno successivo si avrebbe diritto a una minore somma di denaro.

Per il momento però restano molte perplessità, come ricorda LeggiOggi:

Nell’attesa, però, del decreto ministeriale che chiarisca come rendicontare tutte queste spese, i docenti sono tenuti a conservare scontrini e fatture di ciò che si è acquistato o delle attività di cui si è usufruito.

Il problema, tuttavia, si presenta quando sotto la soglia dei 25 euro non c’è l’obbligo di fattura nominativa,non essendo nemmeno garantito che ciò basti a dimostrare la legittimità dell’acquisto. Per cui di fatto, molti docenti per evitare di dover pagare di tasca propria gli acquisti non rendicontati, fintantoché non si sarà fatta chiarezza, preferiscono non spendere il gruzzoletto messo loro a disposizione.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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