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Bonus 3mila euro per dipendenti con figli, chi può ottenere il fringe benefit in scadenza a dicembre

Il bonus 3mila euro è un fringe benefit, cioè una forma di welfare aziendale che i datori di lavoro possono riconoscere ai dipendenti se questi hanno figli a carico, per aiutare con il pagamento delle bollette. La misura scadrà a fine 2023, e il governo Meloni non ha ancora parlato del suo rinnovo.
A cura di Luca Pons
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Il fringe benefit fino a 3mila euro per i lavoratori dipendenti con figli è una misura che il governo Meloni ha inserito nel suo decreto Lavoro approvato a maggio, e che durerà fino a fine anno. Al momento, però, non è chiaro se sarà rinnovata anche per il 2024, mentre l'esecutivo si appresta a discutere la legge di bilancio, lunedì mattina. Ancora per alcune settimane, quindi, i dipendenti che hanno figli fiscalmente a carico potranno ricevere un sostegno da parte della propria azienda.

La misura è stata chiamata bonus 3mila euro, anche se come detto è in realtà un fringe benefit. In sostanza, un datore di lavoro può decidere di concedere ai suoi dipendenti una specie di bonus che non viene tassato, né per l'azienda né per il lavoratore. È una forma di welfare aziendale che esiste da tempo, anche per dare una mano con i pagamenti delle bollette di luce, gas e acqua.

Normalmente però la soglia dei fringe benefit è molto più bassa: 258,23 euro. Oltre questa somma, scatta il pagamento dell'Irpef. Invece il governo Meloni ha alzato il tetto fino a 3mila euro in un anno, anche se solo per alcune categorie, in particolare coloro hanno figli a carico, e solo per il 2023. A ottenerla possono essere tutti i dipendenti che hanno almeno un figlio a carico.

In una coppia, quindi, entrambi i genitori possono avere diritto al fringe benefit se il figlio è a carico di entrambi. Si considerano "a carico" dal punto di vista fiscale i figli che hanno un reddito al di sotto dei 4mila euro lordi annuali. Il reddito può arrivare solo fino a 2.840,51 euro lordi all'anno, invece, se il figlio ha più di 24 anni. Sono inclusi ovviamente anche i figli adottivi, affidati o nati fuori dal matrimonio e riconosciuti.

Non essendo un bonus statale, non c'è un iter prestabilito per fare domanda. La decisione di riconoscere o no il benefit spetta interamente al datore di lavoro. Nel caso, il lavoratore deve stendere una dichiarazione in cui afferma di avere diritto al benefit, e indica il codice fiscale del figlio o dei figli fiscalmente a carico. Questo può avvenire con modalità concordate tra dipendente e datore di lavoro, e la relativa documentazione va conservata.

La somma ricevuta con queste modalità può essere versata anche per aiutare con le bollette. L'Agenzia delle Entrate in un'apposita circolare ha specificato che il benefit può essere un pagamento – o anche un rimborso, se le bollette sono già state pagate – per le utenze domestiche di acqua, energia elettrica e gas. Nel caso in cui si scelga di procedere rimborsando le bollette già pagate, però, c'è un limite: si possono rimborsare solo quelle riferite a consumi avvenuti nel 2023, non in anni precedenti.

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