Bombardieri a Fanpage.it: “Primo maggio di lotta e non di festa, il lavoro è stato dimenticato”
"Oggi non è una giornata di festa, ma una giornata di lotta e di impegno, soprattutto perché i temi del lavoro nell'ultimo periodo sono stati dimenticati". Non usa giri di parole il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, in un'intervista rilasciata a Fanpage.it nel giorno della Festa dei lavoratori. "È il Primo maggio, oggi saremo ad Assisi – spiega – la guerra e la pandemia hanno messo profondamente in crisi il nostro Paese e pensiamo che sia necessario ripartire dalla pace e dal lavoro". Questa giornata ha solo un significato: "Dobbiamo chiedere all'opinione pubblica, alla politica, al governo, a chi ci ascolta cosa può essere fatto per migliorare il lavoro".
La prima rivoluzione da cui partire per cambiare il Paese è la precarietà del lavoro: "I dati che l'Istat ci comunica periodicamente dicono che dal 2018 a oggi sono stati registrati 24 milioni di contratti di cui solo 4 milioni a tempo indeterminato, gli altri sono precari. Come costruiamo la stabilità di questo Paese e la stabilità dei ragazzi se continuiamo a proporgli contratti a tempo determinato? – chiede Bombardieri – Tra l'altro i contratti a tempo determinato nel 50% dei casi durano da un giorno a un mese. È una cosa vergognosa". La proposta del segretario della Uil è semplice: "Bisogna abolire il contratto a tempo determinato come fatto in Spagna, dove può essere utilizzato solo per sostituzione del lavoratore o della lavoratrice e per esigenze produttive concordate".
Allo stesso tempo, però, i salari sono troppo bassi: "Bisogna aumentarli e bisogna farlo rinnovando i contratti – continua il segretario della Uil – e tagliando il cuneo fiscale". Sul salario minimo, invece, Bombardieri avvisa: "Siamo a favore, ma bisogna aumentare i lavoratori coperti da contratto. Dobbiamo evitare che ci sia uno scambio fra contratto nazionale e salario minimo – sottolinea – perché così le aziende potrebbero passare alla paga oraria, mettendo in discussione il contratto". Questo significherebbe mettere in discussione anche "il mantenimento del posto di lavoro, il trattamento di fine rapporto, le ferie, la sanità, la copertura assicurativa…".
C'è poi il grande tema che riguarda i giovani, sul quale Bombardieri è sicuro: "Si fa ancora troppo poco". Il segretario spiega: "Abbiamo chiesto al governo di avviare un percorso di formazione che sia in grado di affrontare le grandi sfide del futuro, la transizione digitale e quella climatica". E aggiunge: "Dobbiamo aiutare i nostri ragazzi ad affrontare queste sfide, ovviamente aumentando i posti di lavoro, ma questo lo si fa investendo e creando un collegamento stabile fra offerta e domanda di lavoro". L'Italia è "il Paese che investe di meno nella politica di orientamento".
Nel frattempo l'inflazione sta divorando gli stipendi, che a loro volta sono sostanzialmente fermi da molto tempo: "Sette punti di inflazione ci dicono che di 100 euro che abbiamo in tasca è come se potessimo spendere 93 – sottolinea Bombardieri – Il governo deve fare degli interventi diretti su salari e pensioni, ad esempio detassando gli aumenti contrattuali". Poi racconta la polemica durissima con il presidente di Confindustria Bonomi dei giorni scorsi: "Noi vogliamo rinnovare i contratti, lui dice di dare solamente i soldi alle aziende". E attacca: "Vorrei ricordare che durante il periodo della pandemia alle aziende sono stati dati 200 miliardi di euro in aiuti, è ora di pensare a chi è rimasto indietro". Se poi "Bonomi vuole incontrare i lavoratori siamo pronti a portarlo in azienda, dove ci sono cassintegrati, ragazzi che hanno perso il posto e quelli che non lo trovano".
Il Primo maggio è sempre l'occasione per parlare di un'emergenza quotidiana su cui ancora non si fa abbastanza, quella dei morti sul lavoro: "Va sconfitta la logica che il profitto possa valere più della tutela della vita umana. E non è un'affermazione di principio né ideologica – sottolinea Bombardieri – Molte aziende per recuperare il profitto perso durante la pandemia aumentano le ore di lavoro e trascurano la sicurezza". Secondo il segretario della Uil "c'è una filosofia strisciante secondo cui pur di recuperare i profitti si possa anche rischiare la vita". Questa "è la logica da sconfiggere".