Colpire gli ospedali è una scelta precisa, non è un errore di mira. Non si colpisce un ospedale perché il pilota ha scambiato un edificio di cura per una base militare, pensando che i militari si fossero travestiti da donne incinte.
Nessuno scambia una flebo nel braccio di un bambino in terapia intensiva con una mitragliatrice M60: quando si sgancia una bomba su un ospedale si effettua un'operazione strategica.
Quando si lancia un missile verso un centro maternità non è perché qualcuno ha sbagliato le coordinate, o perché il missile colpendo il sasso lanciato da un manifestante ha deviato la traettoria.
Si colpisce un ospedale per togliere l'ultima speranza alla popolazione civile, per mandarla letteralmente nel panico e per lanciare un messaggio all'esterno: siamo disposti a tutto. In altre parole: siamo disposti anche ad ammazzare i vostri bambini.
Quando colpiscono un centro maternità è per dire: "I prossimi figli nasceranno russi o non nasceranno affatto".
Quando colpiscono una scuola, è per dire che non lasceranno in piedi luoghi dove i più giovani possano formarsi, perché ogni studioso vale dieci soldati, e questo loro lo sanno.
Quando colpiscono una biblioteca, è per togliere la Memoria a un Paese, e riscrivere loro la Storia.
Nel giorno in cui Zelensky è tornato a chiedere la No Fly Zone, i russi hanno colpito un centro di cura per bambini. La tempistica può essere un caso, la strategia no. E possiamo dirlo con certezza perché è così in ogni guerra, non è soltanto una strategia della Russia di Putin.
La banalità della guerra è sconcertante: con gli stessi meccanismi, si ripete ossessivamente uguale a se stessa a ogni conflitto. Come una copiatrice automatica, ripropone schemi e ferisce l'umanità. E come fosse un Gremlins del 1984, che quando lo bagni raddoppia, se nutri la guerra lei ti convince, magari con la promessa che sarà l'ultima perché lo ha rivelato la maga Circe.
Ricordo certe bombe in Siria, era la mattina del 15 febbraio 2016, il giorno di San Valentino alle spalle, ma non c'era più amore da molto tempo. In poche ore furono colpiti cinque ospedali e due scuole, li scelsero deliberatamente, erano proprio quello che volevano: i reparti di pediatria, ostetricia e ginecologia.
Chi aveva bombardato, in quell'occasione?
Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra, "verosimilmente aerei russi". Ma il colpevole è addirittura secondario, è il meccanismo della guerra che dobbiamo comprendere prima di ogni altro aspetto. La guerra è un'enorme mina antiumanità a forma di giocattolo, con su scritto: "prendimi, avrai il potere".
Il 90% delle vittime di ogni guerra sono civili. Chi sgancia bombe non si distrae per il canto di un merlo, non è colpa dei mirini compromessi dei fucili, è semplicemente che le guerre moderne – ancora più di quelle del passato – si combattono così: morti e terrore. E' il motivo per cui la guerra non si può umanizzare, o rendere cortese, o mite.
Un coccodrillo non può diventare vegetariano, un ippopotamo pesare un chilo, una bomba essere intelligente.
Me lo hanno raccontato a Srebrenica, dove è avvenuto il peggior massacro in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale: i cadaveri venivano accumulati accanto a certe fontane perché tutti li vedessero. Serviva per terrorizzare, che è un obiettivo di guerra più importante di un fortino.
Me lo ha raccontato il partigiano Pillo, a Firenze, dove i cecchini fascisti dall'ex Manifattura tabacchi sparavano alle donne che si recavano a prendere l'acqua alla fontana nella zona di piazza Puccini, e poi lasciavano lì i cadaveri.
A cosa serve uccidere una donna mentre va a prendere l'acqua? Per destabilizzare la resistenza, soprattutto quella indiretta, che fornisce cibo o riparo; serve per far girare voce sulla ferocia; è utile per dare l'indirizzo ai propri soldati che combattono sul terreno: potete fare qualsiasi cosa, perché lo stiamo facendo anche noi.
Ibu Robin Lim era una maestra e un'ostetrica. Un giorno disse: “La pace nel mondo può essere costruita da oggi, un bambino alla volta”.
Basterebbe soltanto volerlo.