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Bollette a 28 giorni: Garante per le comunicazioni chiede intervento del Parlamento

Il Garante per le comunicazioni (AgCom) ha chiesto al governo e al Parlamento di intervenire contro Tim, Vodafone, WindTre, Fastweb e Sky: le aziende hanno introdotto la fatturazione delle bollette a 28 giorni, sostituendo quella mensile. Ma nonostante i richiami dell’AgCom rischiano adesso una multa di un milione e 160mila euro a testa.
A cura di Annalisa Cangemi
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Multa di un milione e 160 mila euro. Tim, Vodafone, WindTre e Fastweb potrebbero essere costrette a pagare a testa la salatissima penale per aver mantenuto la fatturazione ogni 28 giorni, invece dei 30 giorni ritenuti corretti dall'AgCom. Grazie a questa violazione le aziende potrebbero incassare una mensilità in più all'anno, visto che le fatture diventerebbero 13 invece che 12, con un'aumenta di spesa da parte degli utenti dell'8,6%. Dal 1 ottobre anche Sky è passato alla fatturazione a 28 giorni. La pratica è stata già ritenuta scorretta dal governo.

Già nel marzo scorso l'Autorità garante delle telecomunicazioni aveva chiesto alle aziende di telefonia di interrompere la pratica. Le aziende avevano fatto ricorso al Tar, che ora dovrebbe esprimersi il 7 febbraio. L’AgCom aveva anche chiesto a Vodafone e Wind Tre, che già fatturavano ogni 28 giorni, di cambiare le proprie offerte, e a Fastweb e Tim, che ancora non lo facevano, di non cambiarle nonostante fosse nel loro piano aziendale. Ma il procedimento per le sanzioni è partito comunque a settembre.

Ma in questa legge di Bilancio potrebbe essere contenuto un emendamento per correggere la mossa di Tim, Vodafone, Windtre Fastweb e Sky. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha detto che interverrà per correggere la situazione.

Il 12 ottobre  il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Alessia Morani ha presentato una proposta di legge che prevede il ritorno alla fatturazione dei servizi su base mensile, e inoltre rafforza i poteri delle Autorità che possono imporre sanzioni più alte agli operatori. In arrivo poi norme più stringenti per le aziende di comunicazione: modificare unilateralmente le condizioni contrattuali solo con un giustificato motivo.

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