Boldrini: “Video Grillo sul figlio non mi stupisce, suo post scatenò insulti sessisti contrò di me”
La deputata Laura Boldrini, appena dimessa dall'ospedale Rizzoli a Bologna dove è stata operata per un tumore al femore, lo scorso 10 aprile, commenta il video diffuso da Beppe Grillo sui social per difendere il figlio Ciro, accusato di aver stuprato una studentessa di 19 anni, insieme ad altri 3 amici, nell'estate del 2019 nella sua villa in Sardegna, a Cala Volpe, in Costa Smeralda. L'ex presidente della Camera definisce il filmato "deprecabile".
"Ma non mi ha stupito, è coerente con il post che nel 2014 fece contro di me: ‘Cosa fareste alla Boldrini in macchina?', che scatenò i peggiori istinti sessisti", ha detto la deputata dem intervistata dal ‘Corriere della Sera'.
Il riferimento di Laura Boldrini è all'episodio accaduto nel 2014, quando era presidente della Camera. Sull'account Facebook dell'ex comico apparve un post, rilanciato anche sulla pagina ufficiale del M5s, in cui Beppe Grillo poneva il seguente quesito: "Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?". Al post veniva allegato anche un video satirico realizzato da un attivista, il quale guidava in auto con una sagoma di cartone di Boldrini accanto.
"L'ammazzerei di botte", "la porterei in un campo rom" o in mezzo "a un gruppo di africani", furono alcuni dei commenti degli utenti. I più violenti inneggiavano allo stupro, suggerivano di picchiarla e poi costringerla a prostituirsi.
Nel suo intervento il Garante del M5s minimizza l'accaduto, lasciando intendere che la ragazza che poi ha denunciato le violenze di gruppo era consenziente, e che il gruppo si stava solo divertendo. Inoltre come prova dell'innocenza di suo figlio aggiunge un altro particolare: la presunta vittima ha denunciato solo 8 giorni dopo i fatti di quella notte, un elemento che rafforzerebbe, a suo dire, la tesi di una semplice ‘goliardarta'. Grillo volutamente non dice però che un ritardo di questo tipo è molto frequente tra le vittime di violenza. Proprio per questo la nuova legge del ‘Codice rosso’ – firmata anche dall'ex ministra Bongiorno che è anche l'avvocato della giovane – ha raddoppiato i tempi per le querele da 6 mesi a 1 anno, tenendo conto proprio del fatto che spesso le vittime di violenze non riescono a denunciate subito, proprio per paura di essere stigmatizzate.