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Boldrini su stop della Lega a femminile nelle cariche pubbliche: “Operaia sì ma sindaca no? Misogini”

Per Laura Boldrini, la pdl della Lega (poi ritirata) per vietare l’uso del femminile riferito a cariche istituzionali negli atti pubblici ‘trasuda misoginia’. Secondo la deputata è curioso che “chi ha come slogan “prima gli italiani” non conosca le declinazioni della nostra lingua”.
A cura di Giulia Casula
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"Se non ci fosse da piangere, mi verrebbe da ridere". Sono le prime parole pronunciate dalla deputata Laura Boldrini che, intervistata da Fanpage.it, commenta la discussa proposta di legge con cui la Lega puntava a vietare l'uso del femminile riferito alle cariche istituzionali all'interno degli atti pubblici.

"Purtroppo la situazione è seria perché questi signori della Lega sono talmente disperati e misogini che si attaccano a qualsiasi cosa pur di dare un segnale di esistenza politica. E continuano a fare errori, tant'è che nel giro di poco subissati dalle critiche e dalle considerazioni ironiche sono stati costretti a ritirare quella terrificante proposta di legge", dice l'ex presidente della Camera.

La polemica suscitata dalla notizia del ddl, depositato dal senatore Manfredi Potenti, ha costretto il Carroccio alla ritirata. Con una nota i vertici del partito di Matteo Salvini, primo fra tutti il capogruppo a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo, hanno voluto prendere le distanze da quella che è stata definita ‘un'iniziativa del tutto personale', annunciandone l'immediato ritiro.

La bozza della pdl, intitolata ‘Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere', prevedeva all'articolo 3, sanzioni fino a 5mila euro per chiunque violasse il divieto in questione. "Multati per usare l'italiano! Chi ha come slogan "prima gli italiani" dovrebbe almeno conoscere la lingua italiana, giusto?", chiede Boldrini. "Perché nella lingua italiana ci sono le declinazioni che sono al genere maschile o al femminile. Quindi se un ruolo è rivestito da una donna automaticamente esiste la declinazione al femminile, per qualsiasi ruolo, professione, mestiere".

Per la parlamentare la giustificazione addotta da Potenti nelle premesse della legge, cioè quella di "preservare" l'integrità dell'italiano fa acqua da tutte le parti. "L'integrità della lingua italiana la preserva chi declina. La Crusca ha precisato che ogni ruolo si declina. Chissà perché per quale strana ragione non si declina ingegnera o avvocata?", chiede.

"La resistenza di questi signori non è per ‘maestra', ‘operaia' o ‘contadina'. A loro sta benissimo. Non tollerano, piuttosto, che professioni e ruoli apicali come ‘sindaca', ‘ministra', ‘sottosegretaria', siano approdo del genere femminile", osserva ancora. Per la dem si tratta di una proposta che "trasuda misoginia. Una rappresentazione subalterna eccompletamente superata dalla realtà. È retrograda. Sono arrivati a proporre di multare chi usa il femminile perché vogliono eliminare l'avanzamento lavorativo, sociale e politico delle donne", continua. "Dalla Lega considerano ideologica questa battaglia per il rispetto del linguaggio ma non considerano che negli ultimi 50 anni c'è stata una rivoluzione nel nostro paese, che ha ottenuto un cambiamento radicale dell'assetto sociale", dice.

D'altronde, la questione del femminile negli atti pubblici è una una vicenda che va avanti da decenni. "Nel 1986 Alma Sabatini si occupò di redigere le raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, assunte dalla Presidenza del Consiglio", ricorda. "Dopo anche l'Accademia della Crusca ha più volte invitato all'uso della declinazione femminile dei nomi che indicano le professioni o le cariche istituzionali, seguendo la regola fondamentale della grammatica".

"Tutto questo – rammenta la deputata – è andato a vantaggio delle donne che hanno superato tanti dei limiti imposti dal regime fascista che voleva che le donne fossero solo madri e mogli e imposte anche da un patriarcato che ancora oggi persiste, come si evince da questa stessa  proposta di legge. Noi siamo andati avanti. Oggi nella società non ci sono più mestieri solo per uomini, non c'è più un ambito precluso alle donne e loro non si danno pace. Ma d'altra parte se la Lega si affida a uno come Vannacci per risollevare le proprie sorti, uno che nel suo libro parla delle femministe  come di fattucchiere che cosa ci possiamo aspettare?", chiede Boldrini.

L'iniziativa del Carroccio, infatti, si inserisce in una serie di controverse proposte di legge che hanno innescato le reazioni di esponenti politici e non solo. Tra queste, l'emendamento, poi giudicato inammissibile, con cui il senatore Claudio Borghi puntava a rimuovere l'obbligo vaccinale per i minori di 16 anni. "Penso che ci sia un enorme responsabilità della destra nell'impedire al Paese di andare avanti, di progredire, di stare sulla stessa lunghezza d'onda delle altre grandi democrazie. La destra italiana non è una destra liberale, ma sovranista, oscurantista. È tutta una gara tra chi guarda più al passato", commenta l'ex presidente di Montecitorio.

"Il loro schema sociale è quello della società patriarcale. Meloni stessa dice ‘Dio, padre, famiglia': è il suo motto. Sgomitano tra loro a chi è più conservatore nel senso deleterio del termine, a chi vuole bloccare l'avanzamento del paese. Una gara a chi la spara più grossa. Parlano alla parte più retriva, la pancia del paese e a quelle persone con meno strumenti culturali e questo serve in termini di consenso", prosegue. "Poi però si trovano costretti a fare marcia indietro. Perché la società è più avanti, quella sacca diciamo a cui loro fanno riferimento è minoritaria. Anche perché la battaglia linguistica per il riconoscimento del femminile è una battaglia che l'opinione pubblica italiana ha assolutamente fatto propria, come è normale che sia", aggiunge.

Per chiarire meglio la sua posizione rispetto al tema, Boldrini ricorre a un semplice esempio. "Così come abbiamo fatto nostri neologismi quali ‘cliccare‘ o ‘postare‘, non si capisce perché noi non dobbiamo usare le parole giuste quando si tratta di includere", dice. "La società va avanti e si sviluppa anche un linguaggio diverso. Oggi le donne svolgono lavori che mai avrebbero potuto svolgere 30 o 40 anni fa, quindi ovviamente si sviluppa anche il linguaggio", conclude.

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