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Caso Almasri

Boldrini a Fanpage: “Scandaloso caso Almasri, se Netanyahu viene in Italia va arrestato come chiede la CPI”

Laura Boldrini ha raccontato la missione del comitato permanente sui diritti umani, da lei presieduto, in Israele e Palestina: “A Gaza la peggiore delle guerre”. La deputata dem ha commentato a Fanpage.it anche la vicenda della scarcerazione del generale Almasri: “Gravissimo non rispettare la Corte penale internazionale”.
A cura di Fabio Salamida
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Laura Boldrini
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Laura Boldrini era a Gerusalemme la sera del 15 gennaio, quando è stata annunciata la tregua del conflitto tra Israele e Hamas. L'ex presidente della Camera era in missione in Israele e Palestina con il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, che oggi presiede. "È stato un momento di speranza molto bello – racconta Laura Boldrini a Fanpage – e atteso da tempo. Abbiamo però capito quasi subito che tanti erano quelli contrari all'accordo, che avrebbero fatto di tutto per sabotarlo e per cercare di non arrivare fino alla fine della terza fase. Perché solo rispettando le tre fasi dell'accordo si realizza l'impegno politico che c'è dietro, altrimenti la tregua diventa solo un modo per prendere tempo e prendere fiato per poi ricominciare tutto come prima, come vorrebbero i partiti messianici di Itmar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Di questa missione mi resterà impressa sicuramente la visita al kibbutz di Nir Oz, uno di quelli colpiti da Hamas il 7 ottobre e dato alle fiamme: abbiamo incontrato i parenti delle vittime e hanno persone care ancora nelle mani dei terroristi. E poi non dimenticherò la disperazione delle donne di Gaza incontrate a Ramallah: erano lì il 7 ottobre e non hanno potuto raggiungere le famiglie nella Striscia. Mi rimarrà impresso quel senso di disperazione, quella loro sensazione di aver toccato l'abisso".

Il nuovo fronte in Cisgiordania

Una tregua fragile, che si regge su premesse e promesse deboli che potrebbero essere tradite in qualsiasi momento. "In Israele – spiega Boldrini – in molti temono che l'accordo possa saltare perché allontanerebbe il ritorno a casa di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, mentre i palestinesi hanno paura solo a immaginare altro sangue e altra distruzione nella Striscia di Gaza. Al contempo però, subito dopo la firma dell'accordo su Gaza, si è aperto il fronte in Cisgiordania. È come se ci fosse stato uno scambio: da una parte Benjamin Netanyahu ha accettato una tregua, per accontentare il presidente americano uscente e quello in procinto di prendere il suo posto, dall'altra ha dato mano libera ai suoi ministri messianici affinché in Cisgiordania si intensificassero le operazioni militari. È quello che è accaduto con l'operazione ‘Muro di ferro‘ a Jenin, dove ci sono stati altri morti che si vanno ad aggiungere a una lunga lista. Perché va ricordato che mentre a Gaza si compiva un'opera di sterminio, in Cisgiordania si ammazzavano centinaia e centinaia di persone. In quelle terre i coloni fanno ciò che vogliono e spesso sono riservisti dell'esercito, quindi indossano la divisa, hanno le armi e le usano nei territori che a loro interessano per i propri scopi. Le vittime di questi abusi vengono accusate di aver attaccato i coloni e tacciate di terrorismo".

Laura Boldrini con il sindaco di Betlemme, Anton Salman
Laura Boldrini con il sindaco di Betlemme, Anton Salman

Le violenze e gli abusi, nei territori occupati, sono all'ordine del giorno e il governo di Tel Aviv sembra avallarle. "Ci hanno raccontato – continua la parlamentare dem – di una persona a cui avevano rotto entrambe le braccia con dei bastoni mentre era nel suo campo. Era stato portato in ospedale per essere ingessato ma i militari hanno impedito ai sanitari di intervenire e lo hanno portato nel carcere di Ofer, uno dei peggiori, dove gli è stata comunicata l'accusa di terrorismo. È stato tenuto lì per dieci giorni, con le braccia spezzate e le manette alle caviglie: è riuscito a uscire solo grazie a un volontario che aveva ripreso tutto l'accaduto".

Boldrini: "In Israele molti non vogliono due popoli e due Stati"

In Occidente e in Italia, ormai da decenni, si parla dell'obiettivo di due popoli e due Stati, ma ad oggi quella soluzione sembra più che mai lontana. "C'è una parte di Israele – spiega ancora Laura Boldrini – che vuole annettere i territori occupati, scacciando i palestinesi che oggi ci vivono. Ho chiesto per tre volte al presidente della commissione Esteri della Knesset, Edelstein, che è contrario all'ipotesi dei due popoli e dei due Stati, quale fosse la sua soluzione, ma non ho ricevuto risposta. I giovani in Cisgiordania raccontano le ingiustizie che subiscono ogni giorno sotto gli occhi di un mondo che non fa nulla per proteggerli: piantano gli alberi e il giorno dopo gli alberi sono stati tagliati; mettono a posto gli alloggi dove vivono, che oramai sono capanne perché le case sono state già buttate giù, ma poco dopo arrivano le ruspe a buttare giù tutto. È una lotta per la sopravvivenza. Parlandoci sono rimasta colpita dal profondo dolore, dalla fine dei sogni: una ragazza che vuole studiare medicina, che magari è la più brava della classe, non potrà mai raggiungere l'obiettivo perché per andare a studiare deve passare dieci check-point e nel frattempo la lezione è finita".

Le case distrutte dalle ruspe israeliane nel quartiere palestinese di Silwan, a Gerusalemme
Le case distrutte dalle ruspe israeliane nel quartiere palestinese di Silwan, a Gerusalemme

"Come si fa – si chiede l'ex presidente della Camera – ad accettare che delle persone possano vivere in queste condizioni? I palestinesi chiedono con forza alla comunità internazionale di intervenire. E lo chiedono all'Italia. Molti di loro, compresa la ministra di Stato degli Affari Esteri dell'Anp, ci hanno detto che il nostro Paese, che prima era considerato amico, è ora dalla parte sbagliata. Si sentono feriti, traditi e abbandonati da tutti".

Boldrini: "Quella a Gaza è stata la peggiore di tutte le guerre"

"Quella a Gaza – prosegue Boldrini – è stata la peggiore delle guerre, perché non c'era via di uscita, non c'era modo di salvarsi. Non è stata rispettata nessuna regola prevista nei conflitti: sono state bombardate le abitazioni, le scuole, gli ospedali, gli uffici dell'UNRWA; hanno ucciso tantissimi bambini, hanno incendiato i campi profughi. Anche la definizione di ‘guerra' è molto forzata, perché dall'altra parte non c'era un altro esercito. È stata un'attività bellica senza precedenti e la stampa internazionale non ha potuto raccontarla: tantissimi giornalisti palestinesi sono morti nel cercare di farlo. Infine, gli aiuti umanitari non potevano entrare: io stessa ho visto a Rafah migliaia di camion pronti fermi fuori dal valico perché le autorità israeliane non consentivano l'accesso. A Gaza ci sono persone che sono morte di fame, di malattie, si sono consumati dei palesi crimini di guerra".

La vittoria di Trump mette a rischio la fragile tregua?

Nel frattempo, negli Stati Uniti si è insediato Donald Trump, che ha già dichiarato il suo appoggio totale all'azione del governo di Netanyahu. Il Tycoon non ha mai nascosto la sua ostilità verso i palestinesi e la sua vicinanza con l'estrema destra israeliana. "Donald Trump – spiega ancora la deputata Pd – rivendica questa tregua, ma ora bisognerà vigilare perché non si trasformi in uno scambio per aprire altri fronti, perché Netanyahu ha bisogno della guerra per restare al potere. Senza la guerra il leader israeliano dovrà rispondere del 7 ottobre e di tutti i crimini che ha commesso. Dietro alle politiche aggressive di Tel Aviv c'è il progetto dell'Israele ‘biblica', che prevede l'espansione verso il Libano, la Giordania, la Cisgiordania e oltre, con l'annessione di altri territori. E che fine farebbero sei milioni di palestinesi?".

L'Italia sempre più fuori dalla Corte di Giustizia Internazionale

Intanto, l'Italia sembra sempre più fuori dalla Corte di Giustizia Internazionale. Il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha detto che qualora Benjamin Netanyahu mettesse piede in Italia non verrebbe arrestato. E poi c'è stata l'incredibile vicenda di Almasri Habish, capo della polizia giudiziaria libica e considerato dalla corte penale internazionale autore di crimini contro l'umanità, riportato nel suo Paese con un volo di Stato. Tajani, commentando la vicenda e rispondendo alla richiesta di spiegazioni da parte della Cpi, ha detto testualmente: "La Corte dell'Aja non è la bocca della verità", mettendone di fatto in discussione l'autorevolezza. "Questo governo sta commettendo un errore storico – conclude Boldrini – perché l'Italia ha voluto fortemente la Corte Penale Internazionale. Tanti giuristi hanno lavorato allo Statuto di Roma. Non ci può essere impunità, non ci deve essere impunità. Non rispettare la Corte è gravissimo per tutti, in particolare per il Paese che le ha dato i natali. Trovo scandaloso quello che è accaduto rispetto al capo delle guardie penitenziarie libiche: si è liberato un torturatore e lo si è riportato a casa con un volo di Stato, umiliando il diritto internazionale. I mandati d'arresto si eseguono, non si discutono".

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