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Bocciato il salario minimo, il governo Meloni pensa alle gabbie salariali: chi guadagnerebbe di più

La ministra del Lavoro Calderone ha detto che il governo non ha intenzione di tornare alle gabbie salariali – con stipendi diversi in base alla zona in cui si vive – ma in realtà la proposta già approvata dalla Camera a inizio dicembre è molto simile: chi lavora in una grande città potrebbe avere uno stipendio più alto di chi lavora in periferia.
A cura di Luca Pons
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Si torna a parlare di gabbie salariali, anche se il governo Meloni cerca di evitare di usare questo termine. Si tratta di una riforma che punterebbe ad alzare gli stipendi delle persone che lavorano dove il costo della vita è più alto, cosa che beneficerebbe soprattutto il Nord Italia. Oggi la ministra del Lavoro Marina Calderone ha risposto durante il question time a una domanda sul tema, e ha detto esplicitamente che "non è intenzione del governo reintrodurre le gabbie salariali".

Tuttavia, il resto del suo intervento è sembrato andare in un'altra direzione. La ministra ha ribadito che la "centralità della contrattazione collettiva nazionale" e la volontà del governo di "garantire livelli adeguati di retribuzione" a tutti i lavoratori. Poi ha specificato che a stabilire quale sia uno stipendio adeguato "non è la legge" – tantomeno ora che la proposta sul salario minimo è stata di fatto cancellata dal centrodestra – ma "la libera negoziazione tra le parti sociali".

Poi Calderone è arrivata al punto aggiungendo che uno stipendio equo deve "comprendere le esigenze dei lavoratori anche in base ai territori in cui vivono. Il costo della vita non è uguale in tutta Italia, e resta forte la necessità di adeguare le retribuzioni. In alcune grandi città il caro affitti ha raggiunto livelli drammatici", e una soluzione può essere "la contrattazione a livello territoriale", dato che "nel nostro ordinamento è prevista la possibilità di accompagnare la contrattazione nazionale con la contrattazione di secondo livello in grado di rispondere alle esigenze aziendali".

Questa è in pratica la proposta della Lega che il centrodestra ha anche inserito nella legge delega che ha sostituito la proposta su salario minimo, approvata alla Camera. In pratica si parlerebbe di un incentivo per le aziende private a inserire una voce aggiuntiva al salario, da variare in base al costo della vita nella propria zona. Significa che chi lavora in una grande città, ad esempio, o comunque in una zona dove i prezzi sono più alti, avrebbe uno stipendio maggiore.

La proposta del centrodestra però riguarda anche i dipendenti pubblici, e su questo la ministra Calderone non ha commentato. Nel caso dei dipendenti della pubblica amministrazione, infatti, non ci sarebbe bisogno di incentivi ma sarebbe lo Stato direttamente a poter aggiungere nei vari contratti collettivi una voce del salario in base al costo della vita. Significa che medici, insegnanti e altri dipendenti pubblici avrebbero una paga diversa a seconda della zona in cui lavorano: in una grande città, ad esempio, lo stipendio sarebbe più alto che in un piccolo paese.

Come osservato da alcuni esperti, una misura del genere finirebbe per favorire le Regioni del Nord Italia, mentre chi lavora al Sud in media si ritroverebbe con uno stipendio più basso. Per questo la misura è stata paragonata a quella delle gabbie salariali, che furono in vigore in Italia fino al 1972 e prevedevano una vera e propria differenziazione degli stipendi in base alla zona in cui si vive.

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