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Boccia a Fanpage: “La delega fiscale è il festival dei condoni, governo strizza l’occhio ai furbetti”

Il capogruppo del Partito democratico al Senato, Francesco Boccia, in un’intervista a Fanpage.it, punta il dito contro il governo, che ha rinviato la discussione sul salario minimo a settembre: “La povertà e lo sfruttamento non vanno in vacanza. È un governo in fuga dalla realtà. Ma quegli oltre 3 milioni di lavoratori sottopagati e sfruttati sono ancora lì e chiedono risposte, chiedono un salario degno”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per Francesco Boccia,  presidente del gruppo del Pd a Palazzo Madama, la delega fiscale, che ieri pomeriggio ha avuto il via libera definitivo alla Camera, "è un festival di condoni e scudi fiscali". Secondo il senatore "Il governo strizza l’occhio a quelli che venivano chiamati furbetti. Non sono "italiani ostaggio dell'Agenzia delle entrate" come ripete Salvini ma sono elusori ed evasori che rubano allo Stato e tolgono servizi alla povera gente".

Il governo ha detto che sul Reddito di cittadinanza non ci saranno passi indietro, la sospensione è irrevocabile perché la misura si è rivelata inutile. Anzi accusa le opposizioni di soffiare sul fuoco. Dobbiamo aspettarci nel mese di agosto tensioni sociali?

Le tensioni sociali nelle città, purtroppo, ci sono già. Perché quando un uomo, una donna, che non ha un lavoro e magari a casa ha anche figli, anziani, persone fragili e si ritrova da un giorno all’altro senza l’unica forma di sostentamento, liquidato con un sms, il sindaco è la prima persona da cui va a bussare. La ministra Calderone ieri in Aula al Senato ha pronunciato una frase tanto banale quanto sconcertante: "Non rinunciamo a vedere nel lavoro la soluzione alla povertà", ma il nodo è come lo Stato offre un sostengo ai più poveri e come crea opportunità di lavoro a cittadini e cittadine in condizioni di difficoltà e, spesso, anche non scolarizzate. La povertà non è una scelta di vita, è una condizione drammatica in cui ci si ritrova e non si possono fare riforme sulla pelle delle persone, ha detto bene il Presidente degli Assistenti sociali. Questa destra, invece, per citare Petrolini, ha deciso di "prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti". Purtroppo quello che è successo con il Rdc è la sintesi di cosa pensa la destra oggi in Italia. Punire e colpire chi non ha voce. Parlano solo al loro elettorato, sottovalutando che chi governa ha il dovere di occuparsi di tutti i 58 milioni di italiani.

Invece loro hanno intercettato un nemico: gli ultimi, il Sud, l’Italia delle aree interne che si spopolano, gli enti locali che non possono ribellarsi. Si è visto con la cancellazione del Reddito di cittadinanza, con il No al salario minimo, con il No ai nostri emendamenti alla delega fiscale con cui chiedevamo che si istituisse un fondo di perequazione in favore delle Regioni con minore capacità fiscale per abitante, per garantire il superamento delle disuguaglianze sul nostro territorio. Il pericoloso progetto Spacca Italia di Calderoli cerca di attuare l’autonomia differenziata leghista senza prima mettere sul tavolo le risorse per finanziare in tutto il Paese i Livelli essenziali delle prestazioni su scuola, sanità, assistenza e trasporto pubblico locale. Il governo, pensando di combattere le opposizioni, dichiara guerra a chi è rimasto indietro. Un incomprensibile atteggiamento punitivo. Noi saremo, invece, al loro fianco. Non dimentico che durante il lockdown il Rdc ha, letteralmente, salvato migliaia di nuclei familiari ed evitato una bomba sociale.

Pensa anche lei che sia stato un errore l’invio di un sms per comunicare lo stop? La ministra Calderone ha detto che era tutto già previsto da mesi…

Del resto ieri, indirettamente, la stessa ministra ha ammesso l’errore o la gaffe, dicendo che a suo dire, dei 159mila, 117.317 erano nuclei con una sola persona. Quasi a dire ‘non preoccupatevi, gli sms sono andati a singoli, non a famiglie’. Dietro c’è anche un’inaccettabile visione della società: se sei povero e single, puoi anche essere maggiormente tartassato. Questa destra ti entra in casa e ti dice anche come e con chi devi vivere! Quell’sms, oltre ad essere un errore, è stato un gesto di profonda insensibilità. Il governo ha trattato quelle 159mila, secondo la ministra, 169mila, secondo l’Istituto, persone come dei freddi numeri, senza considerare che dietro ognuno di loro ci sono storie, famiglie, situazioni, spesso, di disagio. Dalla legge di bilancio ad oggi c’era tutto il tempo necessario per prevedere una soluzione dignitosa, ma questo non è stato fatto, perché è evidente il disinteresse che questo governo prova verso la parte della popolazione più debole. Si sono ritrovati colpevolmente in ritardo, innescando un incommentabile scaricabarile sulle spalle dei Comuni e dei servizi sociali che si sono ritrovati a gestire situazioni di grande tensione. La destra si nasconde dietro la scusa delle truffe, ma la stessa ministra Calderone ha parlato in Senato di truffe per 500 milioni su 25 miliardi di Rdc, il 2%. Sarebbe come dire che quando si scoprono falsi invalidi o truffe nelle pensioni si cancellano tutte le pensioni. Una follia.

Sul salario minimo la destra ha rinviato la discussione a settembre. Pensa ci sia davvero l’intenzione di dialogare con le opposizioni, per arrivare a una mediazione, come ha detto Meloni? Siete pronti a valutare una controproposta?

La povertà e lo sfruttamento non vanno in vacanza. Se il governo avesse avuto davvero l’intenzione di dialogare con le opposizioni, anche per provare ad arrivare ad una mediazione, non avrebbe rinviato tutto a settembre buttando la palla in tribuna. La segretaria Elly Schlein sta ancora aspettando un incontro con la premier. La loro timida apertura sembra più un’operazione di facciata, forse condizionata dai sondaggi fatti tra i loro elettori, anche loro favorevoli al salario minimo, ma nulla di più. Lo hanno definito assistenzialismo (Musumeci), provvedimento da URSS (Tajani), misura che avrebbe stravolto il mondo del lavoro (Calderone). La verità è che destra e sinistra hanno due visioni contrapposte, noi vogliamo ridare dignità al lavoro, loro solo vantaggi a quelle imprese che scaricano sui lavoratori il rischio di mercato e chiedono più precarietà e lavoro a cottimo con la reintroduzione dei voucher. La sostanza è tutta lì.

Aver rinviato la discussione sul salario minimo a settembre, dimostra ancora una volta le difficoltà che vive ogni giorno la maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni. È un governo in fuga dalla realtà. Ma quegli oltre 3 milioni di lavoratori sottopagati e sfruttati sono ancora lì e chiedono risposte, chiedono un salario degno. Giorgia Meloni sa benissimo che sotto i 9 euro non è lavoro ma sfruttamento e il rinvio a settembre è l’ennesimo, ulteriore, schiaffo a un pezzo di paese; quello più fragile, che vive più disagi, più difficoltà, che noi non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare. È una battaglia di civiltà che vogliamo fare insieme alle altre opposizioni e insieme ai sindacati. Salario minimo, lotta ai contratti pirata, rafforzamento della contrattazione collettiva. Vogliamo ridare dignità al lavoro. Ci mobiliteremo in questa estate militante per rafforzare la nostra proposta, raccogliendo le firme dei cittadini e delle cittadine.

Perché ritiene che la delega fiscale, approvata in via definitiva, sia un regalo agli evasori?

Più che delega fiscale la chiamerei delega in bianco agli evasori, è un festival di condoni e scudi fiscali. E mi dispiace farlo notare ai colleghi di FdI che si erano premurati nel rassicurare che la delega non avrebbe contenuto condoni o scudi, ma i patrioti di seconda generazione si sono dovuti mestamente piegare ai patrioti di prima generazione della Lega che, con la regia del Presidente Garavaglia, hanno attuato tutto l’impianto propagandistico del vice premier Salvini. Mancano solo i condoni edilizi…

"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività", lo dice la Costituzione. Tutti, non solo alcuni. Non solo una parte, non solo i cittadini onesti, non solo i 16 milioni di pensionati, non solo i 18 milioni di lavoratori dipendenti, non solo gli autonomi che puntualmente pagano le imposte o gli imprenditori che non hanno paradisi fiscali. Ma tutti, compresi i furbi, gli evasori, gli elusori.

In questa delega non c’è nulla che porti al rispetto di una delle prime regole della nostra democrazia basata sulla progressività delle imposte "che devono cagionare a ciascun contribuente i medesimi sacrifici". Che non significa la stessa aliquota per tutti, come maldestramente vorrebbe la Lega con la fantomatica flat tax, ma vuol dire un fisco equo e progressivo, proprio come dice la Costituzione, proprio com’è nella visione del Partito democratico.

Il governo, invece, in nome del "pizzo di Stato", ferita che fa ancora male ai contribuenti onesti e alle famiglie delle vittime che hanno difeso, con la vita, lo Stato, strizza l’occhio a quelli che venivano chiamati furbetti. Non sono "italiani ostaggio dell'Agenzia delle entrate" come ripete Salvini ma sono elusori ed evasori che rubano allo Stato e tolgono servizi alla povera gente. I ricchi i servizi possono pagarseli come e quando vogliono, gli altri no. Ma è la destra, no? Perché stupirsi.

Lei pensa che i 16 miliardi tagliati dal Pnrr potevano essere spesi entro la scadenza del 2026? Dobbiamo ritenere ormai persi quei 9 progetti esclusi dal piano, nonostante le rassicurazioni di Fitto?

Potevano e dovevano essere spesi. Invece il governo continua a muoversi in maniera confusionaria e pasticciata. Tagliano progetti per 16 miliardi, più della metà dei quali riguarda i comuni e il Mezzogiorno. Con l’Italia in preda a maltempo e alluvioni tagliano progetti sul dissesto idrogeologico, quando invece sarebbe servito accelerare la messa in sicurezza del territorio e contrastare il cambiamento climatico che è sotto gli occhi di tutti (nonostante i negazionisti del clima che, guarda caso si trovano sempre a destra, o chi pensa che la soluzione più efficace sia "fatevi un’assicurazione"). Hanno tagliato risorse al Mezzogiorno che sarebbero servite a ridurre i divari del nostro territorio. Si tagliano infrastrutture fondamentali come la Palermo-Catania e poi parlano di Ponte sullo Stretto, si è bloccato l’abbattimento delle vele di Scampia che avrebbero aiutato la riqualificazione di quel territorio. Gravissimo aver tagliato il progetto di decarbonizzazione dell’ex Ilva e di Taranto. E così con tutti gli altri progetti maldestramente tagliati con un tratto di penna. Il ministro Fitto ci ha raccontato che sposteranno i progetti su altre fonti di finanziamento, peccato che la rendicontazione dell’FSC (Fondo di sviluppo e coesione) 2021-2027 può arrivare fino al 2030. La verità, però, è che la destra e FdI non hanno mai creduto al PNRR, non lo hanno mai votato, si sono ritrovati con questa incombenza e adesso sta venendo fuori tutta la loro incapacità e inadeguatezza.

Voi cosa proponete per salvare il Pnrr?

Il rispetto delle principali finalità: la transizione ecologica non si doveva toccare e l’hanno stravolta, gli enti territoriali erano soggetti attuatori per oltre il 60% e li stanno commissariando, scuola e sanità erano capisaldi e ora c’è il caos, per non parlare delle riforme concordate con Bruxelles su giustizia e pubblica amministrazione scomparse dai radar. Sono mesi che consigliamo al governo di farsi aiutare, la loro difficoltà è evidente, è pari quasi alla loro arroganza. In questi casi servirebbe un po’ di umiltà. I rischi sulla mancata applicazione del Pnrr sono alti e l’allarme è stato lanciato da istituzioni indipendenti, non di parte: la Corte dei Conti, l’Ufficio parlamentare di Bilancio, il Fondo monetario internazionale, prospettando ripercussioni su debito pubblico e Pil, il Servizio studi di Camera e Senato. Se non vogliono ascoltare il Pd, ascoltino almeno le Regioni, che com’è noto, sono per lo più di destra, che senza i fondi europei temono il serio rischio che si blocchino i cantieri, che centinaia di opere non vedano la luce o restino, addirittura, incompiute, soprattutto nelle periferie.

Meloni ha detto di non aver preso ancora una decisione definitiva, ma il governo ha fatto capire che intende uscire dalla nuova Via della Seta. Secondo lei è stato un errore firmare quell’accordo?

È un contenitore vuoto mai riempito. Non ci sono opere a metà o trattati firmati. C'è solo quel memorandum. Il tema è di relazioni diplomatiche e il governo dovrebbe avere il coraggio di aprire in Parlamento un serio dibattito sulla politica estera che ha in mente perché ancora non lo abbiamo capito. E siamo l’Italia, cuore e braccia dell’Europa e settima potenza industriale del mondo.

Dobbiamo aspettarci ripercussioni sui rapporti diplomatici e commerciali con Pechino?

Penso di no. In questo momento, con lo stallo della guerra in Ucraina, è utile mantenere un dialogo con tutti. La politica, a maggior ragione quella estera, non si fa con i muri, con le chiusure o con i veti ma con un dialogo aperto e costante anche, e soprattutto, con chi la pensa diversamente da noi. Nel rispetto delle posizioni ma ribadendo il ruolo centrale che il nostro Paese merita in UE, in Occidente e nel mondo. Vedremo se i patrioti saranno all’altezza delle sfide globali.

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