Boccia a Fanpage.it: “Nostro avversario non è Calenda o il M5s, ma il post fascismo di Meloni”
Francesco Boccia, responsabile enti locali del Partito Democratico, non vuole sprecare "un minuto di più" a parlare di quel che è successo con Carlo Calenda. Una settimana fa il patto elettorale Azione-Pd sembrava solidissimo, e domenica il leader di Azione ha disfatto la tela. Ora però bisogna pensare solo ai programmi e alla campagna elettorale: "Il tema coalizione è un tema chiuso, i giochini fra sigle li lasciamo agli altri".
Lei dice che i binari di Pd e M5s procederanno paralleli, Calenda dice invece che si incroceranno presto.
Da ieri per noi il tema coalizione è chiuso. Non ho nessuna intenzione di perdere un solo minuto della mia vita per rispondere a Calenda. Stiamo lavorando su un programma moderno di coesione sociale, sui temi che ci caratterizzano. C'è un grande orgoglio Pd, negli oltre 4500 circoli. Siamo impegnati esclusivamente a fare quello che sappiamo fare: trasformare le tante proposte e richieste che stanno arrivando dai territori in offerta al Paese. La nostra è una grande comunità, non ci sono padroni e proprietari, non c'è gente che decide a casa sua davanti a un tè caldo o a un bicchiere di vino, come accade sistematicamente in Forza Italia o nei partiti personali come quelli di Renzi o Calenda. Il Pd sta per strada, discute, si confronta. Noi vogliamo essere il partito dell'Italia che si rafforza in Europa. I giochini fra sigle, francamente, è una roba che lasciamo agli altri.
Questo significa che con il M5s non sarà possibile incontrarvi?
L'avversario del Partito Democratico è la destra, non Calenda o il M5s. E la destra la batterà il Pd, che unisce i progressisti. Non sarebbe la prima volta in cui vinciamo anche per gli altri: è successo alle regionali, in Puglia, Lazio, Campania e in tante città, la lista è lunga. Chi non sostiene l'unità dei progressisti e dei riformisti aiuta la destra e gli elettori lo capiscono. Non c'è una terza via, un terzo polo, non c'è nient'altro: progressisti da un lato e sovranisti e nazionalisti dall'altro. Se non vogliamo che l'Italia in Europa finisca ai margini del dibattito politico e non finisca su terreni già calcati da Orbán e da Kaczyński, con gravi danni per l'Europa, è necessario votare il Pd e sostenere il processo politico che stiamo portando avanti.
Con il M5s siete però insieme in molti territori e lei in passato è stato fautore del dialogo con i pentastellati. Magari dopo il voto sarà possibile riallacciare un filo?
Ora dobbiamo concentrarci sulla campagna elettorale, quello che succederà dopo non lo sa nessuno. Per quanto ci riguarda c'è un solo punto fermo: vincere le elezioni e il nostro obiettivo è essere il primo partito in Italia.
Ora il Pd, senza Calenda, si sposterà più a sinistra?
Queste sono valutazioni che lascio agli opinionisti. Noi siamo a sinistra, quella è la nostra casa, in Europa siamo la delegazione più grande del Partito Socialista. Abbiamo degli alleati con profili identitari chiari che ci aiutano a raccogliere il consenso in mondi a noi vicini.
Bonelli propone di fare un programma unitario, pensa sarebbe possibile?
Presenteremo il programma nella prossima direzione Pd. Molti dimenticano che questa è una legge elettorale pessima, che di fatto predispone il Paese al caos, se non c'è una grande forza politica che guida. Il programma evidentemente è un vincolo per le forze politiche che da sole eleggono oltre due terzi dei parlamentari, con il sistema proporzionale. Molti lo dimenticano e fanno una discussione come se ci fosse ancora il Mattarellum. La coalizione di destra è finta, perché è una sorta di feticcio del Mattarellum, ma questa legge elettorale inganna, perché i collegi uninominali sono un terzo. È chiaro quindi che le forze politiche saranno votate in funzione del proprio programma, non di quello dell'alleanza elettorale. Ecco perché per noi è importante che il Pd sia primo partito e che ci siano punti centrali condivisi nel programma delle forze politiche.
Il Terzo Polo toglierebbe più voti a voi o al centrodestra?
Non faccio questi calcoli, davvero auguro a tutti di arrivare fino in fondo rispetto al progetto che si sono ripromessi di realizzare. Non ho mai creduto negli spazi centristi, penso che la politica sia fatta di principi e di valori. I valori progressisti e riformisti possono costruire una grande proposta per il Paese.
E Più Europa resta con voi in coalizione?
Sicuramente, Più Europa è garanzia del forte impegno europeista della coalizione. La storia di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova parla da sé. Con loro certo bisognerà vedersi, perché hanno un approccio liberal, e questo va inserito in una piattaforma progressista. Ma ci sono sempre stati anche tra i socialisti in Europa liberal-socialisti che hanno dato contributi fondamentali alla costruzione di un progetto comune. Sono sicuro che troveremo il modo di costruire insieme delle proposte che saranno apprezzate dagli elettori, così come faremo con il contributo importante di Verdi e Sinistra Italiana e Impegno civico di Luigi Di Maio e Tabacci. Il Pd ha aperto a tutti, al nostro fianco c'è Demos, Articolo Uno, i socialisti, le liste civiche molto radicate nei territori, penso tra le altre a Elly Schlein.
Si parla ancora di flat tax, voi proponete invece di restituire una mensilità degli stipendi degli italiani, che è stata erosa dall'inflazione. Come pensate di riuscirci?
Tagliando le imposte sul lavoro, con una fortissima riduzione del cuneo fiscale, cosa che si poteva già fare. È stato uno dei motivi della grande irritazione di Letta verso i partiti che hanno fatto cadere il governo Draghi, il fatto che questa cosa era programmata per l'autunno, l'avrebbe fatta il governo Draghi. I lavoratori italiani devono sapere che se fosse continuata quell'esperienza di governo la mensilità sarebbe stata garantita dalla norma che era già stata concordata. Lo faremo, il tema della riduzione delle tasse sul lavoro è prioritario. La flat tax è una follia totale, oggi chi ha redditi bassi paga già meno delle proposte della destra. Tralasciando la solita commedia tra Salvini e Berlusconi, uno parla di flat tax al 15%, l'altro al 23%. Già questo dovrebbe dare il senso della poca serietà della proposta. Ma se venisse attuata sarebbe un disastro, perché aiuterebbe solo i ricchi. Si farebbe pagare di più a chi ha di meno e di meno a chi ha di più. Sarebbe una straordinaria ridistribuzione verso i più ricchi, solo Berlusconi poteva pensarla. Noi su questo siamo intransigenti, ognuno deve pagare per quello che può, un principio alla base della progressività delle imposte.
Meloni tra l'altro fino ad ora si è mostrata fredda sulla flat tax.
Questa loro proposta sul fisco, che già li divide in tre, non è neanche l'aspetto più preoccupante. Penso ad esempio alla discussione in Europa, ricordo che Lega, Fdi e Fi hanno votato contro l'adozione del Pnrr, perché non lo volevano. Poi Fi e Lega, facendo parte del governo Draghi, hanno dovuto partecipare ad una parte dell'attuazione. Ora sento esponenti Fdi dire che dobbiamo rinegoziare il Pnrr. Forse non hanno capito che in Europa così ci mandano a quel Paese. Ma a preoccuparci è anche quest'idea di società basata sulla naia obbligatoria – una follia nel 2022, e lo dice uno che il servizio militare l'ha fatto con grande impegno – o sul blocco navale nel Mediterraneo.
Sul pericolo nero legato alla vittoria di Giorgia Meloni vi distanziate un po' da Renzi o da Calenda, per i quali parlare di ritorno al fascismo è sbagliato.
Qui non si tratta di ridurre tutto a uno slogan come il pericolo fascista, si tratta di non portare l'Italia ai margini del mondo, è lì che si finisce con i comportamenti post fascisti. La posizione di Meloni e Salvini in Europa è una posizione pericolosa per l'Italia. Il problema è proprio che quei rigurgiti ci portano fuori strada, ci portano a sbattere. Lo abbiamo già visto durante la pandemia: loro erano contro gli acquisti comuni di vaccini, erano contro le politiche sanitarie comuni. Pensano che le soluzioni si possono trovare con il filo spinato e chiudendosi in Italia. Noi siamo esattamente dalla parte opposta: pensiamo che le soluzioni per la complessità del mondo moderno si trovino rafforzando l'Europa.
Rilancerete la proposta della dote per i 18enni? Nella vostra coalizione c'è coesione su questo?
Certo, ma perché un miliardario come Berlusconi non dovrebbe dare un contributo ai giovani diciottenni? La dote ai 18enni segue un filo logico, sul quale abbiamo lavorato in questi anni, che rimette al centro la possibilità per le nuove generazioni di essere accompagnate in questo mondo aperto, in una società digitale, di cui il centrodestra dimostra di non aver capito l’apertura al mondo. Quello che Salvini ha capito della società digitale è solo la Bestia come manganello elettorale.
Forza Italia di contro propone di mettere i soldi del reddito di cittadinanza nelle pensioni.
Se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza nella fase acuta della pandemia sarebbero scoppiati i conflitti sociali veri. Un Paese che mette in contrapposizione i 750 euro del reddito con l'idea di lavoro è un Paese che deve fare ancora molti passi in avanti, perché 750 euro non possono essere confusi con l'idea di un salario. Va sicuramente distinto il bacino dei 5-600mila percettori, che non troverebbero mai lavoro perché non sono scolarizzati e hanno vissuto in condizioni di miseria assoluta, dagli altri che invece devono essere accompagnati nell'ingresso nel mondo del lavoro. Le politiche attive del lavoro vanno migliorate. La denigrazione dello strumento è però un errore imperdonabile. Per noi comunque i giovani sono la priorità assoluta.
Cos'altro c'è nel programma per loro?
Abbiamo fatto la proposta del trasporto pubblico locale gratuito per pensionati e studenti, dall'asilo all'ultimo giorno di università. Si tratta di una proposta, strutturata e con coperture adeguate, arrivata al Nazareno a partire dai sindaci. Naturalmente pensiamo che il trasporto pubblico locale debba essere gratuito per tutti, a sostegno delle politiche ambientali e di sviluppo sostenibile. E tanti investimenti su una scuola pubblica moderna, in grado di garantire gli stessi servizi agli studenti, dal centro a, soprattutto, le periferie.