Bloody Money, le anticipazioni della quarta puntata dell’inchiesta di Fanpage.it
Sta per essere pubblicata la quarta puntata dell'inchiesta "Bloody Money", su rifiuti, appalti e politica. Alcune anticipazioni dell'episodio, dal titolo "L'oro di Marghera", sono state mostrate durante il programma "Bersaglio Mobile" di Enrico Mentana, dove è intervenuto il direttore Francesco Piccinini, che insieme al video reporter Sacha Biazzo ha firmato l'inchiesta. Il racconto si sposta in Nord Italia, in particolare in Veneto.
Nelle immagini si vede Nunzio Perrella, ex boss della camorra infiltrato per Fanpage.it, che negli anni Novanta svelò gli interessi dei clan sulla gestione dei rifiuti, questa volta insieme a un'interlocutrice. I due discutono chiaramente di denaro della camorra da utilizzare per un affare. La donna risponde positivamente a Perrella, rassicurandolo del fatto che il denaro in questione possa essere utilizzato senza problemi: "Questi sono soldi della camorra? Va bene, dov'è il problema".
Scopriamo che la donna è la moglie di un colonnello dell'Esercito, che incontra appunto la fonte "infiltrata" di Fanpage.it per parlare di un business, la costruzione di un sito di stoccaggio a Marghera. La donna però funge da intermediario per una cordata di imprenditori, e in un incontro successivo, che sarà pubblicato nella quarta puntata di "Bloody Money", ci chiederà due milioni di euro.
Mentana, dopo che l'anticipazione è andata in onda, l'ha definita "un salto di livello", e chiede a Piccinini se la donna è stata coinvolta precedentemente o se è la prima volta che incontra Perrella. Piccinini gli risponde: "Al momento in cui ci siamo messi in contatto la signora era latitante. Ed è stata una delle prime persone ad agganciarci". E dopo aver mostrato il video in cui il governatore Vincenzo De Luca parla di "aggressione squadristica e camorristica" ai danni della sua famiglia, Piccinini gli risponde: "A me, da cittadino campano, ha fatto male vedere che quei politici ci hanno detto "a noi non interessa dove andate a sversare i rifiuti". Se allo Stato non interessa del cittadino, mi chiedo che Stato sia questo".
Alla domanda provocatoria di De Luca "Chi vi paga?", che il governatore rivolge ai giornalisti di Fanpage.it, Piccinini replica: "Noi non riceviamo finanziamenti pubblici, noi viviamo di pubblicità".
"Nell'inchiesta di Fanpage.it ci sono delle cose che andranno chiarite – ha detto al giornalista Claudio Velardi – perché dal video non si capisce il reale coinvolgimento di Roberto De Luca, assessore a Salerno. Anch'io al suo posto avrei ricevuto un imprenditore". Ma a che titolo Roberto De Luca si stava occupando del business delle ecoballe in Campania? "Io stresserei il punto fondamentale – dice Piccinini – siamo andati da Roberto De Luca, ma non perché lo abbiamo scelto. Ci sono persone che ci contattano, come si vede nei video, sono i mediatori che ci portano dai politici".
"In Italia non ci può essere la figura dell'agente provocatore, perché andrebbe al di là dello spirito della Costituzione" – ha detto l'ex magistrato Gherardo Colombo – "Perché la Costituzione è fondata sulla pari dignità delle persone, come recita l'articolo 3. E Questi mezzi "farudolenti" non causano in un Paese già frantumato un aumento di sfiducia? Forse ci vorrebbe più prevenzione, attraverso l'educazione, piuttosto che ricorrere sempre al penale". Gli ha risposto il magistrato Franco Roberti: "Io vorrei parlare di un'altra figura, quella dell'agente sotto copertura, che raccoglie e prove del reato, ma non è previsto per la corruzione, quando invece è previsto per reati come il riciclaggio di droga".
"Noi ci siamo innestati in una trama delittuosa già in atto" – ha sottolineato Francesco Piccinini – "ci siamo semplicemente inseriti, non l'abbiamo creato il sistema".
"Il rischio però è la confusione tra l'inchiesta giornalistica e inchiesta giudiziaria" – ha detto Stefano Cappellini, giornalista di Repubblica -"Sull'utilizzo dello strumento agente provocatore, tralasciando la buona fede di Fanpage.it, se si sdogana l'dea che un giornale possa sguinzagliare in campagna elettorale un agente provocatore, e mandarlo in giro, questa diventa una giungla giudiziaria e mediatica. Quali sono i criteri? Ma non è vero che il mezzo non conta".
"Anche io sono contrario all'agente provocatore, invece sono favore dell'agente sotto copertura, e dovremmo dare una svolta agli strumenti di cui disponiamo nella lotta alla corruzione, e su questo sollecito il legislatore", ha ribadito appunto Franco Roberti.
"Questo è un momento di rottura" – ha detto Francesco Piccinini – "ed è normale che sorgano degli interrogativi".
L'indagine della magistratura
L'inchiesta vede impegnati cinque pm della Direzione distrettuale antimafia e della sezione reati contro la pubblica amministrazione – Sergio Amato, Henry John Woodcock, Celeste Carrano, Ilaria Sasso del Verme e Ivana Fulco – con il coordinamento del procuratore Giovanni Melillo e dell'aggiunto Giuseppe Borrelli. Sono al momento oltre dieci le persone iscritte nel registro degli indagati per l'ipotesi di corruzione, escludendo quelli nei cui confronti è stato ipotizzato il reato di associazione mafiosa.
L'indagine della procura si è intrecciata con l'inchiesta giornalistica. E i video di Fanpage hanno indotto la procura nei giorni scorsi a disporre una serie di perquisizioni ipotizzando il reato di corruzione che si configura anche senza il versamento della tangente ma in presenza della semplice promessa. Una tempesta mediatica e giudiziaria che finora ha provocato le dimissioni di Roberto De Luca, Lorenzo Di Domenico, consigliere delegato della Sma – società in house della Regione per la tutela dell'ambiente – e Biagio Iacolare, presidente della Sma ed esponente centrista. Tutti si dichiarano estranei alle accuse.