Blocco licenziamenti, Orlando risponde alle accuse: “Nessun blitz, norma inviata due giorni prima”
Non è stato un blitz, assicura il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, rispondendo alle accuse arrivate soprattutto da Confindustria in merito alla proroga del blocco dei licenziamenti. In un’intervista al Corriere della Sera Orlando si difende e chiarisce che la decisione era stata annunciata e non è arrivata all’ultimo momento: “Mica l’ho scritta all’ultimo nei corridoi di Palazzo Chigi. Quella norma è stata inviata per posta elettronica certificata agli uffici legislativi competenti due giorni prima. In Consiglio ho solo rinviato al testo, come si fa in questi casi. E poi ne ho parlato apertamente in conferenza stampa, a fianco di Mario Draghi. Secondo lei lo avrei fatto, se ci fosse stato un sotterfugio?”. Il ministro del Lavoro spiega che “la norma è stata elaborata in poche ore in modo da dare più strumenti alle imprese per attenuare l’impatto della fine del blocco dei licenziamenti. La sostanza è rimasta, con gli incentivi alle imprese a usare la cassa integrazione fino a fine anno senza dovervi contribuire. In cambio si impegnano a non licenziare. L’altra norma, su chi chiede cassa Covid a giugno, era un corollario conseguente”.
Orlando si rivolge anche alla Lega, nella speranza che metta fine allo scontro interno alla maggioranza su questo tema e non solo: “La dinamica che può guidare un Paese in pandemia non è la stessa di un Paese che ne esce. O le forze di maggioranza ripongono le bandiere, oppure mettono a rischio la tenuta del quadro politico. E ciò riguarda prevalentemente la Lega, che è quella che agita più bandiere”. Le divisioni vanno messe da parte anche su altri temi, soprattutto per il cronoprogramma del Recovery: “Finché la pandemia era in fase acuta, tutti o quasi convergevamo sull’esigenza della vaccinazione. Ora si vede che esistono ancora una destra e una sinistra. Tenere insieme questi fattori dipenderà dalla capacità di tutti di non agitare bandiere e non perdere il treno del Recovery. Ma non è un percorso che si fa naturalmente, senza la politica”.
I sindacati continuano a protestare contro la decisione di non prorogare fino ad agosto il blocco dei licenziamenti. Oggi è Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, a sottolineare come lo stop al blocco possa costare dai 500mila ai 2 milioni di posti di lavoro. Bombardieri la definisce una “bomba sociale” nel caso in cui non venga fatta al più presto la riforma degli ammortizzatori sociali. Il segretario a Radio Anch’io spiega: “Ci aspettiamo una situazione molto complicata, Bankitalia dice che le persone sicuramente a rischio sono oltre 500.000. I nostri dati parlano di una platea di due milioni. Il range è tra i 500.000 e i due milioni. Bisogna dare una risposta ai lavoratori per non far scoppiare una bomba sociale”.