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Blocco licenziamenti, Meloni: “A Draghi dirò che non basta bloccarli per salvare posti di lavoro”

Giorgia Meloni contraddice l’alleato Matteo Salvini sul tema della proroga del blocco dei licenziamenti: “Purtroppo non basta bloccarli per salvare posti di lavoro, bastasse un editto del governo sarebbe tutto più facile. Bisogna concentrarsi sula tenuta delle imprese, sulla loro continuità. Per paradosso, imponendo il blocco dei licenziamenti si favoriscono i più spregiudicati”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni parla delle possibili trasformazioni all'interno del centrodestra, escludendo comunque la possibilità di un'unione tra Lega e Forza Italia per mettere ai margini il suo partito in ascesa: "Personalmente non ho velleità di fusione, credo l'esperienza del Pdl abbia dimostrato quanto sia difficile quel percorso. Ma escludo che una eventuale federazione o unione tra Lega e FI possa nascere per isolare FdI, perché senza di noi si perde, lo dicono i numeri", ha detto in un'intervista al Corriere della Sera.

"Semmai", ha aggiunto la leader, "un maggior coordinamento delle forze del centrodestra di governo serve per opporsi all'aggressività della sinistra. Sul partito di Brugnaro, considero naturale che la politica si adatti alla realtà del momento. Io ho fondato un partito che va bene, la diversità è ricchezza, non è un problema se ne nascono altri. L'importante è sapere per fare cosa". 

Giovedì Meloni, da leader del principale partito all'opposizione, incontrerà il presidente del Consiglio Draghi: "Gli avevo chiesto incontri periodici e cadenzati anche con l'opposizione, perché riteniamo di poter dare il nostro contributo – dice la presidente di FdI – Apprezzo che Draghi ci abbia ascoltato". 

Aveva promesso avrebbe fatto "un'opposizione patriottica e responsabile, non cambio idea". Nell'incontro con il presidente del Consiglio solleverà quindi "il tema delle limitazioni della libertà personale che non può più essere sottaciuto, insisterò perché si acceleri quanto più possibile sulle riaperture interrompendo la continuità di azione – su questo piano – con il governo Conte". Riguardo alla questione del blocco dei licenziamenti Meloni afferma: "Purtroppo non basta bloccarli per salvare posti di lavoro, bastasse un editto del governo sarebbe tutto più facile. Il vero problema da affrontare è che il 40% delle aziende rischia la chiusura, con il risultato che milioni di italiani finirebbero per strada in ogni caso. Bisogna concentrarsi sula tenuta delle imprese, sulla loro continuità. Per paradosso, imponendo il blocco dei licenziamenti si favoriscono i più spregiudicati, quelli che non si fanno scrupolo a chiudere l'attività, licenziando tutti e magari non pagando tasse e fornitori, per poi riaprire una nuova attività con una diversa ragione sociale. Dovremmo invece aiutare gli imprenditori che assicurano la continuità di impresa. Noi abbiamo proposto per esempio l’unificazione degli anni fiscali 2020-21 per pagare le tasse giuste nel 2022, e un regime fiscale di favore per chi resiste e mantiene i livelli occupazionali".

Sul punto Meloni contraddice l'alleato Matteo Salvini, che ieri ha chiesto un confronto al segretario dem Enrico Letta proprio per discutere dell'eventuale proroga del blocco dei licenziamenti, la cui scadenza attualmente è fissata al 30 giugno: "Noi siamo convinti che si possa fare", ha detto il segretario del Carroccio. Anche se oggi ha precisato che lo stop "non può andare avanti per sempre".

"E poi porteremo a Draghi temi trascurati", ha detto Meloni, "ne cito solo due: possibile che con situazioni disastrose come quelle della rete infrastrutturale, i Benetton possano scaricare i loro debiti miliardari sulla Cassa depositi e prestiti prima che tanti lavori siano messi in sicurezza? Possibile che non si possa almeno rimandare a fine pandemia l'entrata in vigore del nuovo regolamento dell'agenzia bancaria europea per cui, con un minimo di scoperto, un cittadino o una impresa possono vedersi precluso l'accesso al credito? Sono tante le cose da fare".

Sull'ipotesi di Draghi al Quirinale, Meloni ha detto che parlarne oggi "è prematuro, e mi pare che in molti lavorino contro questa ipotesi, anche perché vorrebbe dire la fine della legislatura. C'è molto tempo ancora".

In un tweet ieri sera la leader di FdI ha commentato anche la vicenda di Giovanni Brusca, autore della strage di Capaci, tornato in libertà dopo 25 anni: "Che orrore. Il colpevole di numerosi omicidi – tra cui quello di un bambino sciolto nell'acido e della strage di Capaci – oggi torna in libertà anche grazie agli sconti di pena. Solo le vittime, in Italia, scontano una pena senza fine".

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