Blocco dei licenziamenti, sindacati chiedono a Draghi proroga fino a fine pandemia: cosa succede ora
Alle consultazioni con le parti sociali, un passaggio ormai quasi inusuale nella grammatica delle ultime crisi di governo, i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, hanno formulato due richieste chiare: proroga del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione Covid. Il premier incaricato per il momento si è limitato ad ascoltare, ma sul programma ha mantenuto il riserbo. "Spero ci abbia ascoltato bene", ha commentato Anna Maria Furlan, leader della Cisl ."Le carte sono rimaste coperte – ha spiegato il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri – Draghi ci ha ascoltato e non si è pronunciato. Le posizioni sono chiare, crediamo e speriamo che dopo si aprirà una discussione".
La richiesta dei sindacato comunque non sarebbe quella di prolungare a tempo indeterminato lo stop ai licenziamenti, ma almeno fino alla fine dell'emergenza sanitaria: "Non deve essere sine die, ma ci vogliono i tempi giusti per riformare gli ammortizzatori sociali e far decollare finalmente le politiche attive", spiegano praticamente in coro. "Sul blocco dei licenziamenti siamo stati assolutamente chiari con il presidente incaricato, siamo ancora in piena pandemia, siamo in emergenza. Sbloccarli significa che centinaia di migliaia di lavoratori rischiano di diventare disoccupati. Occorre la proroga per la fase di emergenza, insieme alla cassa Covid", ha detto ancora la segretaria generale della Cisl Furlan, al termine dell'incontro.
La questione è spinosa, ma nessuno, né i rappresentanti delle imprese né i rappresentanti delle parti sociali, ha dato delle anticipazioni su come Draghi intenda muoversi. Bonomi, presidente di Confindustria, ha detto di non voler alimentare in alcun modo indiscrezioni sui punti del programma che Draghi presenterà al Parlamento. Un programma che sarà articolato su tre assi principali: europeismo, atlantismo e ambientalismo. E che punterà a tre riforme, chieste dall'Europa, a cui è vincolato anche il Recovery fund: riforma della giustizia civile, fisco e pubblica amministrazione. Draghi durante i suoi colloqui con i partiti ha anche posto l'accento sulla necessità di tutelare chi perde il lavoro, ma senza aiuti a pioggia.
Quel che è certo è che il nuovo governo dovrà decidere entro il 31 marzo. Ma non sarà facile accontentare tutti. Da una parte infatti ci sono le imprese, che osteggiano il varo di una misura generalizzata per tutti i settori, e chiedono invece un blocco ‘selettivo'. Per Confindustria lo stop dovrebbe essere prorogato solo per quei settori "in grande sofferenza o chiusi per decreto", e il ministro dell'Economia uscente Gualtieri per esempio aveva individuato il turismo come uno dei settori dell’economia che dovrebbe godere maggiormente del beneficio. Dall'altra parte, come abbiamo visto, i sindacati sono in pressing: si parla di 2 milioni di lavoratori che rischiano di perdere il posto nei prossimi mesi se il blocco, in vigore dal 17 marzo 2020, cioè dall'inizio della pandemia, non venisse prolungato.
Cosa c'è nel decreto Ristori Cinque
Nel quinto dl Ristori, che attende ancora di essere varato e che sarà uno dei primi appuntamenti con cui dovrà confrontarsi Draghi, sono previsti altre 26 settimane di Cig Covid, per l'assegno ordinario e la cassa in deroga, con uno sgravio contributivo del 100% alternativo all’utilizzo della cassa per chi riporta i lavoratori in azienda, e il rifinanziamento da 1,5 miliardi del fondo istituito con la Manovra per garantire un anno bianco fiscale alle partite Iva. Il decreto Ristori 5, il primo del 2021, sarà finanziato con lo scostamento di bilancio 32 miliardi approvato a maggioranza assoluta dalle Camere. Le due questioni principali del dl, ipotesi proroga blocco dei licenziamenti e Cig Covid, sono strettamente collegate alla riforma degli ammortizzatori sociali fortemente spinta dai sindacati, e che il governo precedente aveva appena messo in cantiere.