Blocco dei licenziamenti, quanto manca alla scadenza: scontro tra Confindustria e sindacati
Nel decreto Sostegni bis il governo potrebbe prorogare nuovamente il blocco dei licenziamenti, al momento previsto in scadenza per il 30 giugno. La proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di cui non c'era traccia nella bozza del provvedimento circolata nei giorni scorsi, è quella di posticipare il termine a fine agosto. Ma le imprese sono contrarie: "Lo slittamento a fine agosto non va, non solo per il merito, ma per il metodo e per l'affidabilità dei rapporti tra noi e il ministro", ha detto Maurizio Stirpe, vice presidente di Confindustria per le Relazioni industriali. E intanto le Confindustrie del Nord chiedono "chiarezza", lanciando un appello a Mario Draghi "affinché trovi una soluzione nell'interesse di tutti gli italiani, per una vera ripresa economica e sociale".
Ed è subito polemica con i segretari generali delle sezioni regionali Cgil an Nord, che replicano agli industriali che chiedono "certezze per poter licenziare" definendo "inaccettabile la loro posizione" e sottolineando che "l'unica cosa di cui il Paese non ha bisogno in questo momento è lo sblocco dei licenziamenti". In una nota i segretari del sindacato, Alessandro Pagano (Cgil Lombardia), Pier Massimo Pozzi (Cgil Piemonte), Christian Ferrari (Cgil Veneto) e Luigi Giove (Cgil Emilia Romagna), affermano: "Il provvedimento del governo sui licenziamenti è un primo passo ancora insufficiente e deve essere completato per garantire la proroga certa del blocco fino almeno ad ottobre. Tempo necessario per consentire il rafforzamento degli ammortizzatori sociali in direzione di una copertura universale. In questa fase i lavoratori sono ancora alle prese con la crisi. Pertanto vanno protetti, sostenuti e accompagnati nei processi di transizione economica, che saranno promossi con le risorse del PNRR, attraverso progetti efficaci di formazione e riqualificazione professionale".
Secondo i sindacalisti c'è bisogno di un "piano straordinario per una buona e stabile occupazione che renda credibile qualsiasi obiettivo di rafforzamento della coesione sociale" e per questo si dicono "pronti e disponibili per il confronto a tutti i livelli, a partire dall'uso sapiente di tutti gli ammortizzatori sociali, prima di usare la mannaia dei licenziamenti". Allo stesso tempo, però, si dicono "altrettanto pronti a respingere e a mobilitarci contro qualsiasi scelta che aumenti incertezza e precarietà occupazionale, compresa l'intenzione annunciata dal governo di indebolire le attuali regole sugli appalti, rendendo il lavoro più fragile, ricattabile, più insicuro e vittima di sfruttamento e criminalità organizzata, una decisione che contrasteremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione".