Bersani trionfa alle primarie del centro sinistra: “Ora inizia la sfida più dura”
«Il trentasettenne sindaco di Firenze, Matteo Renzi, si era presentato come il volto di una generazione nuova e più dinamica. Sosteneva che il suo partito doveva mettere da parte il suo leader storico, Pier Luigi Bersani. Ma l’uomo più maturo sembra aver vinto agilmente. Ha puntato sulla sua lunga esperienza in politica e di governo, affermando che sono ciò di cui il paese oggi ha bisogno. E ora prepara il suo partito per le elezioni politiche previste per la primavera» è tutto nelle parole di Alan Johnston, corrispondente della Bbc, il commento sul ballottaggio per le primarie di centrosinistra.
Il popolo del centrosinistra sembra aver scelto con convinzione il leader della propria coalizione. Dopo due mesi e mezzo di campagna elettorale, ci sono voluti appena venti minuti dalla chiusura dei seggi per capire l'esito delle primarie. Bersani ha infatti stravinto la sfida con Renzi: 61.11% (1544953 voti) a 38.89% (983222). Quasi due elettori su tre hanno scelto il segretario del Partito Democratico. «Dobbiamo avere fiducia nella nostra gente» sono le prime dichiarazioni del vincitore. Che guarda subito al futuro: «Ora comincia la sfida più dura. Dobbiamo vincere senza raccontare favole. Dobbiamo vincere con la verità perché altrimenti non si governa». Poi ringraziamenti. Alla famiglia «che ho trascurato». Ai volontari. Al suo rivale: «Matteo Renzi mi ha telefonato e lo ringrazio per le parole affettuose».
Matteo Renzi da parte sua ha ammesso la «sconfitta netta» salendo sul palco del comitato elettorale a Firenze. «Ho appena chiamato Bersani per fargli i complimenti. La sua è stata una vittoria netta. Nessuna regola diversa avrebbe potuto mettere in discussione i risultati» è il messaggio di apertura nei confronti del vincitore. «Qualcosa abbiamo sbagliato – riconosce Renzi – io ho sbagliato. Voglio chiedervi scusa». Da domani il sindaco torna ad essere «un semplice militante» e soprattutto il «primo cittadino di Firenze» 24 ore su 24. Però assicura che la sconfitta non deve essere interpretata come la perdita della guerra. «Abbiamo provato a cambiare la politica, non ce l’abbiamo fatta – spiega – ora dimostriamo che la politica non ha cambiato noi. È bene che da domani, smaltita la delusione, si riprenda il cammino. Abbiamo tre cose dalla nostra parte: l’entusiasmo, il tempo, la libertà».
Che la vittoria di Bersani sia inequivocabile, lo dimostra il risultato dello scontro Regione per Regione: 19-1, con la sola Toscana andata a Renzi (55% a 45%). Il sindaco di Firenze perde anche in Umbria e Marche, dove al primo turno, un po’ a sorpresa, risultava in testa. Bersani riesce ad andare oltre la media nazionale del 61.1% in Calabria, Sicilia, Sardegna, Liguria, Lazio, Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Abruzzo.
Questa la fotografia della sfida Bersani-Renzi Regione per Regione (su Italia Bene Comune i dati più dettagliati):
PIEMONTE 58,0 41,9 16,1 – VALLE D’AOSTA 53,6 46,3 7,3 – LOMBARDIA 60,5 39,4 21,1 – TRENTINO ALTO ADIGE 60,4 39,5 20,9 – VENETO 59,6 40,3 19,3 – FRIULI VG 60,6 39,3 21,3 – LIGURIA 65,8 34,1 31,7 – EMILIA ROMAGNA 61,1 38,8 22,3 – TOSCANA 45,1 54,8 9,7 – UMBRIA 52,3 47,6 4,7 – MARCHE 54,6 45,3 9,3 – LAZIO 67,4 32,5 34,9 – ABRUZZO 62,3 37,6 24,7 – MOLISE 63,3 36,6 26,7 – CAMPANIA 68,7 31,2 37,5 – PUGLIA 71,0 28,9 42,1 – BASILICATA 71,9 28,0 43,9 – CALABRIA 75,7 24,2 51,5 – SICILIA 66,3 33,6 32,7 – SARDEGNA 73,4 26,5 46,9.