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Bersani pronto a staccare la spina al Governo Monti?

Il Partito Democratico attraversa un momento difficile. Bersani pressato dalle contestazioni dei militanti pensa già al futuro. Elezioni anticipate già ad Aprile?
A cura di Rocco Corvaglia
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VIII Convegno Nazionale Scienza e Vita

Che il Partito Democratico stia vivendo una fase difficile è cosa nota a tutti. L'appoggio all'esecutivo tecnico guidato da Mario Monti ha generato non pochi mal di pancia all'interno del partito, soprattutto da parte di coloro che avrebbero visto di buon occhio le elezioni anticipate. Ad ogni modo, l'abilità di Bersani nel saper evidenziare l'aspetto della "responsabilità nazionale" sulla necessità di garantire l'appoggio al Governo Monti, al quale un grande partito non può mai venir meno, sembrava aver se non del tutto placato, quanto meno ridimensionato i dissidi interni. Ad aiutare Bersani nell'opera di ricompattamento del partito avevano notevolmente contribuito le parole di Monti, alla prima uscita in Parlamento, sulla necessità di sacrifici nel combattere la crisi "ma nel segno dell'equità".

A poca distanza, però, dalla definizione della manovra economica le acque all'interno del Partito Democratico sono tornate ad essere agitate, anzi agitatissime. Stavolta a ribellarsi contro i provvedimenti del Governo non sono nè esponenti della sinistra interna, nè tantomeno storici avversari del leader Pd. Oggi ad essere profondamente turbati sono gli elettori stessi del Partito Democratico, quella che una volta si sarebbe chiamata "base". Il web si è riempito in poche ore delle proteste dei militanti democratici che vedono nella manovra un ulteriore attacco alle categorie più deboli, in barba a tutte le dichiarazioni sulla necessità di una redistribuzione delle ricchezze.

Le dichiarazioni di Bersani sulla necessità di apportare correzioni alla manovra tramite il lavoro del Parlamento evidenziano la difficoltà del segretario del PD di riuscire a trovare la quadra tra il sostegno a Monti e le critiche dei militanti. Bersani però, si sa, è uomo duro, pragmatico. Pur nella difficoltà del momento il leader PD prova ad immaginare una possibile via d'uscita all'empasse politica nella quale sembra essersi cacciato.

E così, sono in molti a pensare che Bersani stia ragionando seriamente sulla possibilità di staccare la spina a Monti non appena si sarà calmata la bufera economico – finanziaria che ha investito il Paese. L'idea dovrebbe essere quella di arrivare ad elezioni con nuove alleanze ed un nuovo schieramento che tenga fuori l'IDV e la Sinistra, in sostanza un accordo PD-Terzo Polo che potrebbe risultare attrattivo anche per pezzi moderati che ora siedono tra le fila del centro-destra.

In tal senso, le dichiarazioni di alcuni esponenti del Pd (e la battaglia correntizia nel caso Fassina ne è ulteriore testimonianza) sembrano andare da qualche giorno tutte nella stessa direzione. Se Enrico Letta ci tiene a precisare che le future alleanze si decideranno "sulla base del sostegno che ciascuno sarà in grado di garantire al Governo Monti", gli fa eco Bersani che manda a dire ad Antonio Di Pietro che qualora l'IDV non dovesse votare la manovra "ognuno andrà per la propria strada". Inoltre un Governo Monti che duri fino a fine legislatura, visto l'impianto di politica economica ormai chiaro del nuovo esecutivo, rischierebbe di determinare una perdita di consensi a sinistra del PD non più recuperabile. Quindi, sintetizzando, il ragionamento di Bersani potrebbe grosso modo essere tradotto con un brusco: "Ragazzi, teniamo botta ora e poi alla prima occasione utile si va alle elezioni".

Abbiamo detto che in una ipotesi di elezioni anticipate il PD pensa ad alleanze diverse, accantonando definitivamente gli accordi di Vasto. Perchè? Che interesse ha il PD a costruire una coalizione diversa?

Innanzitutto in una ipotesi di coalizione con il Terzo Polo Bersani si ritroverebbe risolto il problema "primarie". Le primarie infatti vengono viste in molti settori del PD solo come un modo per offrire spazi politici a Vendola e agli avversari di Bersani (vedi Renzi). Bersani si troverebbe così ad essere leader indiscusso della nuova coalizione, evitando una campagna elettorale "interna" che potrebbe rivelarsi estenuante e, allo stesso tempo, ridimensionando di molto le ambizioni di Pierferdinando Casini. D'altro canto però una coalizione con il Terzo Polo potrebbe determinare uno smottamento a sinistra del PD. La soluzione in questo caso sembra più semplice: il PD farà affidamento sulla cronica incapacità della sinistra di mettere in campo un progetto unitario vasto ed articolato e, all'occorrenza, verrà tirata fuori la solita logica (di weltroniana memoria) del voto utile; il paradosso in questo scenario potrebbe essere quello che qualcuno in casa PD "auspichi" una nuova discesa in campo del Cavaliere.

Sul fronte interno Bersani non dovrebbe avere molti problemi nell'ipotesi prospettata. Da un lato risulterà vincente la linea dei liberal e dei cattolici, dall'altro i malumori della sinistra interna non produrranno rotture clamorose. E' ragionevole pensare che i dirigenti dell'area sinistra del PD piuttosto che imboccare la strada di una "nuova scommessa a sinistra" preferiranno ritagliarsi uno spazio "critico" all'interno del partito.

In ogni caso il quadro politico è quanto mai in divenire. Non ci resta che aspettare, del resto aprile 2012 non è poi così lontano…..

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