Primarie aperte entro l'anno per la scelta del candidato dei progressisti e dei democratici italiani alla guida del Paese. E' questa la proposta del segretario Pierluigi Bersani alla direzione nazionale del Partito Democratico. Una scelta, del resto ampiamente annunciata nei giorni scorsi, che recepisce istanze da lungo tempo portate avanti da alcune "correnti" all'interno del partito e che sarà probabilmente votata a larga maggioranza dalla direzione democratica. Lo stesso Bersani ha poi confermato la sua volontà di metterci la faccia, di candidarsi "dentro a quel percorso e in una giornata di grande partecipazione costruita, non per allestire generiche carovane o determinare questa o quella rendita di posizione, ma per ricavare governabilità dalla partecipazione". Con un passaggio ulteriore, già fissato nell'assemblea nazionale di metà luglio che dovrebbe confrontarsi anche sul tema delle alleanze e della piattaforma programmatica.
Insomma, Bersani rimette in discussione il suo mandato e non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. In particolare nei confronti degli ex compagni di opposizione dell'Italia dei Valori, che negli ultimi giorni sembrano aver alzato il livello dello scontro, in maniera del tutto strumentale secondo l'interpretazione dei democratici. "A Di Pietro chiedo rispetto reciproco. Veda un po' se vuole insultarci ogni giorno e se vuole mancare di rispetto alle istituzioni della Repubblica o vuole fare l'accordo con noi. Le due cose insieme non possono stare", questo l'aut aut di Bersani, il quale in chiusura del suo intervento ha anche precisato come la posizione del partito sia chiara in relazione alla questione delle nomine Rai. Uno stallo paradossale che il PD non intende "contribuire a portare avanti", tanto da rinunciare a nominare propri rappresentanti nel Cda. Una linea che trova l'appoggio di gran parte dei dirigenti e che forse poteva essere tenuta anche in occasione delle nomine AgCom e dell'Autorità Garante sulla privacy, questioni sulle quali il gruppo dirigente democratico ha dimostrato ancora una volta tutti i suoi limiti, accettando un compromesso ed una "spartizione vecchio stampo" che certamente non è il modo migliore per recuperare credibilità e consensi.