Oggi nella stanza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, seduto spaparanzato comodo comodo come un dopolavorista all'orario dell'aperitivo, c'era un uomo incandidabile per la legge italiana, condannato il primo agosto del 2013 in via definitiva dalla Cassazione per frode fiscale nell'ambito del cosiddetto "processo Mediaset" che ha descritto come l'imprenditore brianzolo (nonché capo e padrone di Forza Italia) abbia intascato 280 milioni di euro in dollari, lire, franchi francesi e svizzeri e fiorini olandesi) senza pagarci le tasse e frodando i propri azionisti.
Oggi nella stanza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, felice e sornione, si è accomodato un uomo decaduto da senatore il 27 novembre del 2013 per effetto della "legge Severino", ritenuto incandidabile alle ultime elezioni politiche (nonostante abbia avuto lo stomaco di mettere comunque il proprio nome nella dicitura "Berlusconi presidente" all'interno del proprio simbolo) e mandato in affidamento ai servizi sociali con una bella interdizione dai pubblici uffici.
Oggi ha partecipato al momento fondamentale delle consultazioni per la formazione di un governo un uomo che nella sentenza di condanna (anch'essa definitiva) del suo braccio destro Marcello Dell'Utri (fondatore del movimento politico che oggi Berlusconi ha baldanzosamente rappresentato di fronte alla massima autorità dello Stato) viene descritto come colui che ha mantenuto e rispettato almeno dal 1974 al 1992 quei patti stipulati con Cosa Nostra grazie all’intermediazione di Dell'Utri. Oggi, di fianco al Presidente Mattarella, famigliare di una vittima di mafia, c'era un uomo che la mafia l'ha finanziata per anni attraverso le sue aziende e che con la mafia ha stretto un patto politico tramite lo stesso Dell'Utri.
Oggi nella stanza del Presidente della Repubblica si è accomodato colui che per anni ha reso l'Italia un Paese deriso dal resto del mondo per le leggi ad personam (spinte con forza e bugie dall'attuale Presidente del Senato, tra l'altro) che Berlusconi si è costruito a proprio uso e consumo piegando il Parlamento a personale strumento di potere.
Oggi, di fianco a Mattarella, s'è seduto colui che è la più alta incarnazione dei conflitti di interesse che da decenni bloccano il Paese.
Tutti sorridenti, in posa a favore di fotografi e giornalisti. Tutti intenti a normalizzare ciò che non solo è illegittimo ma è soprattutto indegno. Facendo finta di niente. Come se, anche questa volta, le istituzioni fossero solo il teatrino in cui andare in scena per farsi notare.
E tanto chi se ne fotte della legge, del senso di opportunità o del rispetto verso la Storia del Paese.