"Ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse". Questa frase, pronunciata alla vigilia della campagna elettorale per le politiche del 2006, che poi videro la risicata vittoria del centrosinistra guidato da Romano prodi, scatenò una lunga e velenosa polemica, proprio perché ritenuta offensiva per gli elettori del centrosinistra. I più la interpretarono come un segnale del nervosismo dell'allora Cavaliere, consapevole della grande difficoltà del suo partito (poi in parte rintuzzata dal rush finale della campagna elettorale) ed intenzionato a motivare i suoi acuendo la contrapposizione fra gli schieramenti.
Oggi come allora, Berlusconi sembra costretto a sparare nel mucchio, a trovare una via d'uscita rispetto al vicolo cieco in cui si è cacciato. Come impietosamente mostrano i sondaggi, Forza Italia è, nella migliore delle ipotesi, inchiodata al 20%, con Berlusconi incapace di invertire il trend anche a causa dell'impossibilità di partecipare direttamente alla corsa per i seggi a Strasburgo, strettamente connessa alla condanna definitiva per frode fiscale. Insomma, fuori dal Parlamento, non candidato, ai servizi sociali, con un partito attraversato da tensioni interne, in calo di consensi e di visibilità (e per giunta "costretto" ad appoggiare Renzi sulle riforme, impedendo una crisi di Governo che porterebbe ad elezioni che non si è in grado di affrontare in tali condizioni), con l'incubo di nuove inchieste e / o sentenze, l'ex Cavaliere sa di essere ai margini della contesa politica, ormai monopolizzata dallo scontro fra Renzi e Grillo. E cerca di uscirne, in qualche modo.
Non potendo però calcare troppo la mano con Renzi (per una serie di motivazioni di ordine politico, oltre che per una sorta di "simpatia personale"), Berlusconi torna alla carica contro Grillo (quello a cui augurava lunga vita nel 2011 e che nel 2013 considerava "vicino" su molti temi). Offendendo però non solo quella che sarà la rappresentanza a Bruxelles / Strasburgo del Movimento 5 Stelle, ma anche gli italiani che legittimamente stanno pensando di sostenerli alle Europee. Una provocazione, forse. Di sicuro l'ennesimo segnale di debolezza di un leader che proprio non accetta l'idea di essere finito ai margini della contesa politica. Ma soprattutto il segno dell'ulteriore scivolamento del dibattito politico, con il duello a colpi di insulti fra i contendenti (specialità della quale Grillo resta sempre il massimo esponente) che fa passare in secondo piano programmi, idee, risposte ai bisogni del Paese e via discorrendo. Ecco, non sappiamo chi vincerà alla fine. Sappiamo però chi ci sta rimettendo…