Berlusconi sul Rubygate: “Non sono preoccupato, per amor di patria non parlo”
Si addensano preoccupanti nubi sul capo del Presidente del Consiglio Berlusconi. Il gip Cristina di Censo, infatti, ha ieri disposto per lui il processo con rito immediato, con prima udienza fissata per il 6 aprile: Berlusconi dovrà difendersi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile. Il Cavaliere non aveva voluto commentare l'accadimento a caldo e aveva lasciato al suo stato maggiore l'onere di rendere nota la linea di partito: attacco senza quartiere "alla magistratura politicizzata che intende sovvertire il voto popolare".
Nella conferenza stampa di oggi, però, Berlusconi ha dovuto fronteggiare direttamente le domande dei cronisti, domande cui non ha voluto rispondere, trincerandosi dietro un taciturno "Per amor di patria io di questo non parlo. Posso dire soltanto che non sono per niente preoccupato". Non parla quindi Berlusconi. Sul caso Ruby non vuol dire nulla. Starà studiano una precisa strategia difensiva? Può essere. Ma la situazione per lui, considerando anche la nascente inchiesta di Roma e il fatto che a breve riprenderanno i 3 processi che lo vedono coinvolto, sta divenendo sempre più complessa.
Il Presidente ammette poi di non essere preoccupato neanche della tenuta della sua maggioranza, tenuta che Bossi sta mettendo costantemente in discussione. Il senatur, infatti, nell'incontro di ieri con Berlusconi aveva chiesto precise garanzie sul rimpinguamento della maggioranza governativa, in mancanza del quale si sarebbe andati alle urne. Il leader del Carroccio ha palesato il suo pensiero anche ai cronisti: "Se il governo ha i numeri va avanti altrimenti è destinato a cadere."
Per questo motivo Berlusconi s'è affrettato a sgombrare il campo da ogni equivoco: "Federalismo? Non c'è problema. Nell'incontro di eri sera Bossi ha mi ha assicurato la sua volontà di tenere la maggioranza coesa: arriveremo a fine legislatura". Pare però che la soglia minima richiesta dal senatur siano 325 deputati. L'alternativa, come detto, è andare al voto.