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Berlusconi sui giudici di Milano: ”Mi trattano peggio di un delinquente”

In una lettera a Il Giornale, il Cavaliere torna sul tema dell’accanimento giudiziario nei suoi confronti. E alla fine scrive: “Spero che giudici integerrimi decidano in piena coscienza”.
A cura di Alfonso Biondi
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Il Cavalier Berlusconi

Ieri, nell'ambito del processo Mills, il pm Fabio De Pasquale aveva chiesto 5 anni per Silvio Berlusconi. Oggi, in una lettera scritta a Il Giornale, l'ex Presidente del Consiglio torna sul quella che, a suo dire, sarebbe una vera e propria persecuzione giudiziaria nei suoi confronti. "Ho la coscienza di aver servito in questi anni con tutte le mie forze il mio Paese, e ne sono ripagato con un accanimento da parte di alcuni magistrati di Milano che non ha eguali nella storia". Inizia così la lettera scritta da Berlusconi. La storia, quella della persecuzione giudiziaria, è di quelle già sentite tante e tante volte.

"Pago l'impegno politico"- "La decisione di impegnarmi nella vita pubblica, cercando di trasformare e di cambiare l’Italia, non mi è stata mai perdonata da tutti quei poteri che si sono visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni" scrive Berlusconi, cercando di portare l'attenzione dei lettori sul presunto nesso di causa-effetto tra la la scelta "della strada dell'impegno politico" e i processi che lo vedono coinvolto. Il Cavaliere si dice poi molto amareggiato è nel "constatare fino a che punto la giustizia può essere piegata a pregiudizi di carattere politico e ideologico", lamentandosi di essere "trattato peggio di un delinquente, con accuse che non trovano corrispondenza nei fatti e che sono state smentite nel corso del processo dibattimentale".

Il tunnel della mala giustizia- Berlusconi parla poi dell'incubo che si sperimenta nell'entrare nel "tunnel della mala giustizia" e punta il dito contro quella giustizia che sembra "non rispondere più alle leggi, ai principi fondamentali del nostro ordinamento liberale, alle prove e ai fatti che emergono nel corso dello stesso procedimento". Una situazione molto complicata, nella quale il sostegno della famiglia e delle persone vicine gli consentono di andare avanti nella battaglia per il totale riconoscimento dell'estraneità ai fatti che vi vengono addebitati. La lettera termina con un appello: "Spero ancora che giudici integerrimi e devoti unicamente alla legge e alla verità, decidano in piena coscienza e nel pieno rispetto della realtà dei fatti".

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