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Berlusconi su Canale5: “Mubarak mi confermò la parentela con Ruby”

L’ex premier si difende nel programma di Canale5 totalmente dedicato alla presunta persecuzione giudiziaria nei suoi confronti. Chiave della sua difesa nel caso Ruby sarebbe proprio la conferma di Mubarak sulla parentela con la ragazza. Ecco i passaggi principali della sua intervista esclusiva.
A cura di Andrea Parrella
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Due ore di trasmissione dedicate al caso Ruby e ai vent'anni di persecuzione ai quali sarebbe stato soggetto Silvio Berlusconi. Lo speciale di Canalae5 è stato principalmente incentrato sulle due interviste esclusive, quella a Ruby e l'altra Silvio Berlusconi. L'indirizzo assolutorio dell'operazione televisiva è stato ben chiaro, lo si è intuito anche dall'impostazione delle interviste stesse, non solo per le risposte. L'intervista di Giovanni Toti a Silvio Berlusconi si è divisa in due fasi sostanziali, nel tentativo di ricostruire prima la vicenda del suo incontro con la sedicente nipote di Mubarak, poi il racconto della sera dell'arresto della ragazza e quelle che sono state le cause di quell'insieme di azioni che la magistratura gli contesta come un abuso di ufficio.

Il Cavaliere, dalla sua villa in abiti informali narra di come sia arrivato a fare la conoscenza di quella ragazza, dei racconti sui motivi del distacco con la sua famiglia che commossero molte delle ragazze presenti alla prima cena nella quale Ruby presenziò. La commiserazione indotta agli uditori è l'elemento portante della tattica di difesa di Berlusconi, che proprio su su questa impianta l'impossibilità di aver provato anche un'attrazione nei confronti di Karima:

E' invece il timore dell'incidente diplomatico l'elemento principe della seconda parte dell'intervista. L'elemento mubarak gioca, in questo senso, un ruolo di primaria importanza, in quanto il deposto dittatore egiziano diviene la carta per giustificare la regina delle bugie che Ruby avrebbe raccontato, quella di essere di Mubarak la nipote appunto, alla quale Berlusconi avrebbe creduto. E ci avrebbe creduto proprio a causa della conferma da parte dello stesso Mubarak, che in un incontro internazionale otto giorni prima della famosa notte dell'arresto della ragazza, affermo ci fosse realmente un rapporto di parentela con l'allora minorenne. Il tutto motiva alla perfezione la premura dell'ex premier davanti alla notizia dell'arresto di quella che poteva essere parente di un leader internazionale, che avrebbe potuto scaturire l'incidente diplomatico. Quello che insomma l'accusa definirebbe un abuso, per Berlusconi non è altro che un innocente atto di premura indirizzato ad evitare una situazione spiacevole. Ecco le affermazioni più rilevanti:

Nell'abile ricostruzione giornalistica, che tutto si può dire fuorché non fosse tattica, si punta ad un obiettivo unico e unitario, che omologhi Berlusconi e Ruby nella stessa condizione di colpevolezza innocente, condizionata da un proposito fondamentalmente benevolo. La ragazza spinta da difficoltà personali che attenuerebbero le bugie raccontate, bugie che sono elementi portanti del reato per il quale Berlusconi è indagato, quell'abuso che, a suo modo di vedere, nulla sarebbe se non un responsabile tentativo di tutela nei confronti dell'Italia.

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