Berlusconi si schiera contro il ddl Zan: “Governo deve fare le riforme, non provvedimenti divisivi”
Non si sblocca l’impasse sul ddl Zan contro l’omotransfobia. Nella discussione sul caso si inserisce oggi anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sostenendo che il Parlamento non debba approvare la legge attualmente ferma al Senato. Berlusconi parla durante un intervento telefonico per la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative di Milano: “Siamo impegnati a sostenere un governo di emergenza, che deve andare avanti per tutto il tempo necessario per far ripartire il Paese, un governo che deve realizzare grandi riforme, come quella del fisco, quella della burocrazia e quella della giustizia, non i provvedimenti divisivi come la legge Zan”. Tra le riforme che vanno fatte, quindi, secondo Berlusconi non c’è il disegno di legge su cui anche il Vaticano si è espresso negli scorsi giorni.
Sul ddl Zan resta lo scontro tra il Pd e la Lega, come dimostrano anche le parole del segretario dem Enrico Letta, intervistato dalla Rai: “Noi porteremo avanti con tutte le nostre forze l'approdo a una norma di civiltà come il ddl Zan, che crediamo anzi tardiva per un Paese come il nostro. Salvini chiede il confronto? Io non lo ho mai rifiutato il confronto, mai, e non lo rifiuto nemmeno questa volta, ma diciamolo francamente: la Lega non ha nessuna voglia di modificare questo testo per migliorarlo, vuole solo affossarlo, lo ha detto fin dall'inizio. Quindi credo che la cosa migliore sia andare in Parlamento e lì ognuno si assumerà le proprie responsabilità”.
Sul tema si era espresso anche lo stesso Salvini, intervistato durante Sky Tg24 Live In: “Sono disposto anche domani a firmare a quattro mani una legge che punisca la violenza e l'odio, ma non una che introduce il gender nelle scuole. La strada l'ha indicata il Santo Padre. Importante è punire i violenti ma togliamo dal tavolo il gender nelle scuole e i reati d'opinione”. Prosegue, inoltre, la polemica con il Vaticano, con il segretario di Stato, Pietro Parolin, che a News Mediaset spiega che non ci sarà “nessun tavolo” con il governo: “Non è una materia che dobbiamo trattare insieme”. Parolin spiega che la nota verbale è servita per esprimere una “preoccupazione: abbiamo invitato a tenere conto anche di quelle che sono le esigenze della libertà di religione, della libertà di insegnamento e della libertà di espressione”.