Facciamo un po' di chiarezza. Silvio Berlusconi, dopo 18 anni di presenza ininterrotta sulla scena politica italiana, dopo 4 esperienze al Governo, dopo 4 candidature alla Presidenza del Consiglio, annuncia agli italiani la propria volontà di non volersi ricandidare alle politiche del 2013. Dietro di se lascia un Paese sull'orlo del baratro, un centrodestra allo sbando e tanti italiani alle prese con gli "effetti collaterali" delle sue riforme epocali (per tacere delle famose grandi opere, delle meno tasse per tutti e del milione di posti di lavoro). In mezzo, una miriade di procedimenti giudiziari e il lento e costante ampliamento del patrimonio personale (i dati sono di questi giorni).
Al di là di ogni valutazione, peró, quanto avvenuto in questi giorni ha del paradossale. Un completo sovvertimento della realtà. Mentre in ogni parte del mondo civile, un condannato per frode fiscale, si dimette da ogni carica politica, in Italia accade l'esatto contrario. Il condannato Silvio Berlusconi addirittura torna indietro sulla sua decisione e si ricandida. Perché la sentenza dei giudici "ha conseguenze serie". Per gli italiani, ovviamente. Quindi il Cavaliere continua a comportarsi come se la politica fosse una sua azienda, come se l'impegno di Governo fosse solo un modo per un regolamento di conti privato, anzi personale. No davvero, il Paese non puó permettersi questo lusso. E qualcuno dovrebbe farlo notare. Anche ad un "padrone". Anche ad un "padre nobile". Berlusconi metta fine a questo teatrino, si difenda negli altri gradi di giudizio e faccia un vero atto d'amore per il Paese.